Capitolo 38

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Non è che non volessi lasciare Matt, anzi: morivo dalla voglia di farlo per poter finalmente stare tra le braccia di Fede senza sentirmi in colpa, ma il punto è che non sapevo proprio come fare a farlo. Quando l'avevo lasciato la prima volta era stato facile, ma era stato un incidente, una cosa fatta senza pensare, ora era diverso: ci stavo pensando.
Per tutto il viaggio in pullman sentivo gli occhi di Fede che mi scrutavano attentamente, non capivo se mi stesse solo guardando perché ero la sua ragazza o se stesse cercando di capire a cosa stessi pensando, se ci fosse riuscito per me sarebbe stato difficile da spiegare, magari avrebbe interpretato male la mia insicurezza e mi avrebbe lasciato e questo non me lo sarei mai perdonata.
Da dove si parte per lasciare una persona?
Provai diversi incipit: "Scusa, ma forse è meglio se restiamo amici", "non prenderla sul personale, ma sono innamorata del tuo migliore amico" o "ho fatto sesso con Soro, ora ci amiamo, penso che sia meglio che io e te ci lasciamo". In tutti i casi lui mi guardava basito, mi chiedeva di ripetere e io fuggivo via imbarazzata.
No, così non andava. Dovevo chiedere aiuto.
«Cosa gli dico?» domandai allora a Fede, non importava cosa avrebbe pensato, dopotutto Matt era il suo migliore amico e speravo che per quarto motivo potesse capire meglio i miei dubbi. Lui strabuzzò gli occhi e tirò su la schiena come si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti. «Ti eri incantato?» chiesi ridendo, lui annuì.
«Tu mi incanti, Sara Melis» rispose, non so se fu per il tono dolce e suadente della sua voce o per ciò che aveva detto, ma un brivido mi percorse la schiena, mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, non sapevo cosa dire.
«Allora, cosa gli dico?» ripetei dopo qualche istante di imbarazzato silenzio.
«Di che lo lasci, semplice» rispose lui incrociando le braccia. Lo squadrai scettica, incrociando le braccia sotto il petto.
«Non è così facile, sai?» ribattei io.
Fede si strinse nelle spalle, con una faccia indifferente, e disse: «Si che lo è, io l'ho fatto milioni di volte».
«Scusa, quante?» chiesi basita, guardandolo con severità e stizza, colta da un improvvisa e immotivata gelosia. Sapevo perfettamente che Fede aveva una lista di ex che avrebbe fatto impallidire chiunque, ma che me lo sbattesse in faccia così faceva male.
«No, non è vero, dimentica quello che ho detto. Erano poche, pochissime» ritrattò subito, poi si sporse in avanti poggiandomi le mani sulle cosce e guardandomi con un'aria mortificata abbastanza da meritarsi un bacio e con una voce dispiaciuta disse: «Tu sei l'unica che io abbia mai amato».
E io cosa dovevo fare davanti alla sua disarmante dolcezza?
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai avidamente, lui ricambiò per qualche istante prima di separarsi da me.
«Ho un'idea» esclamò e per un attimo commisi il grande errore di prenderlo sul serio. «Digli che io sono cento mila volte più bravo di lui a baciare e che questo ti ha fatto rivalutare le tue opzioni». Alzai gli occhi al cielo, scuotendo la testa esasperata, non potevo innamorarmi di una persona intelligente?
Scendemmo dal pullman e iniziammo a camminare verso i cancelli della scuola in silenzio, mentre entrambi pensavamo a come risolvere la situazione.
«Cosa gli dirai?» mi chiese Fede, quando ormai eravamo quasi arrivati davanti all'ingresso. Matt e Francesca erano lì che ci aspettavano, sorridenti, ignari. Il mio futuro ex ragazzo sollevò la mano per salutarci ed io e il mio futuro vero ragazzo, con un sorriso a trentadue denti per nulla forzato, ricambiammo.
«Non ne ho idea» risposi a bassa voce, cercando di limitare al minimo la mobilità delle labbra.
Ora che ci trovavamo proprio davanti al nemico, i giochi potevano considerarsi ufficialmente aperti e il ribrezzo che provai quando Matt mi diede un bacio, anche se a stampo, mi fece capire che dovevo lasciarlo immediatamente.
Guardai Fede dispiaciuta perché ancora una volta aveva dovuto assistere a quella pietosa messa in scena e vidi con che sguardo carico di gelosia guardava il suo amico. Sperando di non essere notata sfiorai il dorso del suo pugno serrato con il mio e sentii che allentava la stretta.
«Scusa, possiamo parlare un attimo?» dissi al mio ragazzo con tono grave. L'aria intorno a noi gelò. Sentii lo sguardo di tutti abbassarsi su di me. Fede sembrò sentirsi alleggerito, Matt mi era visibilmente sorpreso, ma a preoccuparmi era lo sguardo indecifrabile di Francesca.
E mentre io e il biondo ci allontanavamo dagli altri, sentii dentro di me che questo era il punto in cui le amicizie cadevano a pezzi o si rialzavano più forti.

Io e Matt eravamo a una distanza sufficiente a far sì che nessuno ci potesse sentire, lui mi guardava preoccupato e io mi torturavo le mani senza sapere da dove partire.
Feci per optare per il classico meglio se restiamo amici, che poi era una delle mie prime opzioni, ma mi fermai nel bel del "forse". Scossi la testa, così non andava bene, meritava di meglio.
«Sono stati dei mesi stupendi con te», come inizio faceva piuttosto pena, me ne rendevo conto anche da sola, ma vedere come il suo viso impallidì a sentire quelle parole mi diede conferma di quanto facessi schifo con le parole. «Tu sei il ragazzo perfetto, sei dolce gentile, simpatico e mi hai resa felice, mi hai fatta sentire amata».
Prima che potessi continuare lui mi interruppe: «Mi stai lasciando, Sara? Di nuovo?» chiese con la voce tremante e una malinconica luce negli occhi, deglutii a disagio e annuii timidamente. «Perché?» domandò confuso.
«Per niente, Matt, tu sei stato perfetto. Tu sei perfetto, ma evidentemente io no».
«È la tua personale versione di "il problema non sei tu, sono io"?» disse alzando la voce, non era arrabbiato però, solo frustrato e seccato. Veniva lasciato per la seconda volta dalla stessa ragazza dopo pochissimo tempo, era una cosa che uccideva la sua autostima.
«Possiamo restare amici» buttai lì, sperando che bastasse a calmare la situazione, ma evidentemente il mio tentativo fallì. Lui mi afferrò per il polso e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
«Dimmi la verità, almeno questo» disse, aveva la mascella serrata, così come le sue dita sul mio braccio. «È per un altro, vero?».
Fu il mio silenzio a parlare.
Fede arrivò in quel momento, quando si parla del diavolo... Poggiò una mano sulla spalla dell'amico e lo invitò a mollarmi. Matt non se lo fece ripetere due volte, lasciò il mio polso e mi chiese scusa prima di allontanarsi velocemente da noi.
«Va tutto bene?» mi chiese visibilmente preoccupato. Annuii.
«Ora sì» risposi. Lui mi cinse le spalle con il braccio e mi attirò a sé.
«Ora sei ufficialmente la mia ragazza» disse con aria trionfante.
«È una promessa o una minaccia?» chiesi divertita, mentre lui mi dava un bacio sulla fronte.
«La linea che le divide è molto sottile, sai?»
«Uh... tremo» lo presi in giro.
«Fai bene, cara, perché stasera ti farò vedere di cosa sono capace».
Sapevo per certo che quella promessa l'avrebbe mantenuta e non vedevo già l'ora di poter far l'amore con il ragazzo che mi amava.
Con il ragazzo che amavo.

Autrice: non ho scuse valide, quindi vi chiedo scusa e spero che mi perdoniate per la millesima volta.
Eviterò di sparire di nuovo, anche perché ormai la storia è quasi finita, prevedo solo 2/3 capitoli ancora.
Se vi è piaciuto il capitolo, votate e commentate.
Baci,

-LaBugiarda💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now