Capitolo 17

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«Allora cosa vuoi fare?» mi chiese quando ebbe finito di legarsi le scarpe.
«Te l'ho detto: passare una giornata con te» dissi iniziando a dirigermi verso l'ingresso, «potremmo andare prima al parco, poi magari al cinema, magari fare una passeggiata in centro o in spiaggia»
«Magari partiamo dalla colazione, eh?» si, aveva senso, io l'avevo già fatta, ma negargli di mangiare mi sembrava il peggior modo per iniziare.
C'erano diversi bar vicino al nostro palazzo, ma io lo convinsi ad andare a "La Vipera" mi sentivo più a mio agio lì, e poi volevo che Michele capisse quanto fosse difficile non cadere tra le braccia di Federico. Lo so, può sembrare stupido perché: 1) era probabile che a Michele non importasse di sapere quanto fosse sexy, 2) se avesse concordato con me, avrei iniziato ad avere dei dubbi sulla sua ex-storia d'amore.
Ci sedemmo al mio solito tavolino e rimanemmo in silenzio.
Nessuno sapeva cosa dire, il nostro non era un rapporto fatto di parole, al massimo di piccoli gesti, credo, onestamente non so nemmeno se il nostro fosse un rapporto.
Trascorso qualche minuto di silenzio la situazione iniziava a diventare imbarazzante, iniziai a chiedermi se fosse stata una buona idea e, per essere onesta, cominciavo a dubitarne.
Qualcuno, prima o poi, avrebbe pur dovuto rompere il ghiaccio e quella fui io: una domanda a caso? «Come mai hai letto "Colpa della stelle"?» lo so che poteva sembrare una domanda stupida, ma non mi sembrava proprio il tipo da John Green, quando avevo visto la pila di libri mi era sembrato subito un intruso.
Lui inizialmente non rispose e mi guardò malissimo, l'avevo detto che era una domanda stupida, poi disse: «Me lo ha regalato una mia ex, diceva che era impossibile che non mi piacesse» la sua ex... Samantha? Lei gli aveva regalato un libro? Lei sapeva leggere?! Nah... probabilmente aveva solo visto il film, ehm... un po' come me.
Meglio evitare l'argomento ex, aprire quella conversazione sarebbe stata la morte, prima ancora della nascita, di ogni tipo di cosa si sarebbe poi creata tra noi, quindi mi affrettai a cambiare argomento:«Ho pianto un sacco alla fine del film, tu?» poteva andare per una conversazione tra amici.
«Per chi mi hai preso?» sghignazzò, «ti sembro il tipo di ragazzo che piange per un libro?» a vederlo, con quella sua aria da menefreghista, avrei scommesso di no, ma a giudicare da come si era passato nervosamente la mano dietro il collo, sì, mi sembrava il tipo; Michele arrivò subito dopo.
Quel giorno mi sembrava diverso, non il solito ragazzo solare e amichevole, era rigido e freddo come un pezzo di ghiaccio e nonostante avessi cercato in tutti i modi di indicargli Fede con ampi gesti del capo, lui era stato attento a non girarsi per un solo secondo a guardarlo. Prese le ordinazioni, mantenendo sempre un comportamento molto staccato e disinteressato, e quando se ne fu andato tornai a guardare Federico per riprendere a parlare, ma anche lui era diventato strano. Continuava a guardare in cagnesco verso la porta in cui era appena entrato Mik, nome che gli avevo appena dato, chiesi a Fede cosa c'era che non andava, «lo conosci?», lui non rispose subito, sembrava distratto, poi mi chiese di ripetere.
«No, dovrei?» ma che vuol dire? Mi stava prendendo in giro? Aveva appena cercato di ucciderlo con lo sguardo e non l'aveva mai visto prima? Mi faceva piacere che un ragazzo fosse geloso e protettivo nei miei confronti, ma non era sicuramente quello il caso.
«Non lo so, dovresti?» gli feci l'eco, lui scosse la testa e disse che il tizio stava tornando -disse "tizio" con una nota (piuttosto forte) di disprezzo, e io continuavo a non capire-. 
Michele ci porto la colazione su un vassoio, sforzandosi di sorridere almeno a me e ignorando di nuovo Federico.
Iniziai a pensare che avesse avuto qualche problema con la sua ex, di solito non si comportava così.
Ci volle un po' di tempo, dopo che Mik se ne fu andato, perché Soro riprese a comportarsi normalmente, quando fu guarito definitivamente riprese anche a fare battute e iniziò a bere il suo caffè, ero commossa.
Lui si offrì di pagare, ovviamente cercai di non farglielo fare, la sua situazione economica non era delle migliori e mi sentivo in colpissima a lasciarlo pagare, ma non avevo scelta, non volevo ferire il suo orgoglio.
Poi, mentre stavamo uscendo, accadde qualcosa di strano, parecchio strano.
Fede fece scivolare il suo braccio intorno ai miei fianchi e mi strinse a sé, qualcosa non andava, era evidente e a fine giornata avrei scoperto di cosa si trattava.
Vicino al bar c'era il cinema ed era d'obbligo andarci, pensate che fu così spacciato chiedermi di poter scegliere il film, illuso. Voleva vedere un horror, proposte indecenti, ad un appuntamento non puoi vedere un horror! Ehm... ma ovviamente non era un appuntamento.
Vedemmo un film d'amore.
Ovviamente.
E per tutto il tempo, da quando le luci della sala si spensero fini ai titoli di coda, io aspettai una sua dimostrazione d'affetto, come sfiorarmi distrattamente la mano, mettermi un braccio intorno alle spalle o mettere la mano dentro la busta dei popcorn fingendo di non aver visto che li stavo già prendendo io.
Ma non accadde niente di tutto ciò, so che dovevo esserne felice, ma per qualche ragione non lo ero, forse perché avevo capito che quel piccolo gesto di prima non era stato altro che un modo per infastidire Michele, era più che  evidente che tra i due c'era qualcosa che non andava.
La conferma arrivò appena uscimmo dalla sala, il mio telefono iniziò a vibrare e, dopo aver controllato, mi ritrovai con almeno 20 messaggi di Mik, nel primo mi chiedeva se fosse davvero lui il "Fede" con cui andavo a letto, gli altri volevano soltanto sottolineare quanto fossi folle: "Ma sei seria?", "Lascialo", "Ti sta solo usando", "Ti farà soffrire" e bla bla bla, ma come facevo a credergli?
Appena mi girai verso Fede, mi sembrò la persona più dolce del mondo.
Si era seduto sulle scale all'ingresso del cinema e si stava stiracchiando, sì, in mezzo alla gente che passava, ma fatto da lui sembrava un gesto così naturale, e poi aveva quel sorriso infantile dipinto sul viso, quello di quando rallentava per far fare chiesa prima a me quando giocavamo a nascondino da piccoli, fingeva di essere triste e poi, quando pensava che non lo stessi più guardando, sorrideva dolcemente, non avrei mai vinto nessuna partita senza quel trucchetto.
Non volevo innamorarmi di lui, era la persona più sbagliata del mondo, ma certe volte sembrava così innocente, come se tutto gli scivolasse addosso, non volevo innamorarmi di lui, e in quel momento non me ne rendevo conto, ma tutto iniziò quel pomeriggio, in quel preciso istante, quando lui si girò verso di me e si accorse che lo stavo guardando.
Persi un battito. O ne guadagnai uno in più.
In ogni caso qualcosa cambiò.

Autrice: mi scuso infinitamente per il ritardo e per il capitolo che non è proprio il massimo, ma sono super impegnata con la scuola, gli ultimi giorni sono i peggiori e non so quando riuscirò a pubblicare di nuovo.
Dal 10 riprenderò a pubblicare regolarmente.
Adios💕
Ps: siate buoni, commentate e votate che Natale si avvicina 😅😅

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now