Capitolo 32

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Chiusi la porta alle mie spalle e mi morsi un labbro mentre incrociavo le dita dietro la schiena sperando che lui si risparmiasse di fare una scenata, ma evidentemente non era nei suoi piani e non appena si voltò verso di me iniziò ad urlare.
«Cazzo, Sara, guarda che hai fatto» gridò indicando con le mani il punto in cui erano bagnati i pantaloni.
«Sì, lo so, scusa» dissi mentre abbassavo lo sguardo sui miei piedi. «Ma non è grave, si asciugherà» aggiunsi subito dopo, stringendomi nelle spalle, lui imprecò e alzò gli occhi al cielo. Sbuffò e afferrò il rotolo di carta igienica, prendendone quanti più strappi possibili per poi passarli nervosamente sulla macchia. Incrociai le braccia al petto e lo guardai scettica.
«Così non risolverai nulla» borbottai, lui si voltò il tanto necessario a fulminarmi con un'occhiataccia e poi riprese. «È inutile» ribadii.
«Senti, se hai un'idea migliore allora dillo, non stare lì a guardarmi» si lamentò lui. Beh, non é che io avessi molte idee, ma di certo non sarei rimasta lì impalata con le mani in mano.
Sbuffai e presi da un cassetto un piccolo asciugamano pulito che inumidii con un po' d'acqua. Glielo passai e lui mi guardò con un sopracciglio alzato. «Fa differenza?» chiese.
«Una immensa» risposi con un sospiro esasperato. Sbuffò e riprese a pulirsi con quello, la macchia era appena sbiadita, i pantaloni un po' più bagnati e lui era incazzato, tremendamente incazzato. «Sei un totale incapace» sbuffai portandomi davanti a lui e strappandogli l'asciugamano dalle mani. Lui mi guardò incredulo chiedendomi, con tono di sfida, una spiegazione. «Devi seguire le linee della stoffa» dissi.

Lo bagnai nuovamente e mi inginocchiai davanti a lui per togliere una volta per tutte la Coca-Cola dai suoi pantaloni, ovviamente non pensavo a quanto questo potesse essere sconveniente. La macchia si estendeva dalla parte superiore a sinistra dei jeans fino alla cerniera, ma chissà perché non ci feci praticamente caso, era l'istinto femminile di pulire che veniva a galla e mi faceva ignorare le cose importanti. Non sapevo di avere quell'istinto.
Iniziai a muovere su e giù la mano sul tessuto dei jeans e piano piano la macchia se ne stava realmente andando, mentre io continuavo a ignorare tutte le altre cose.
«Sta funzionando, Fede» dissi felice, mentre ci prendevo la mano e strofinavo più velocemente.
«Sara» mormorò lui, annuii invitandolo a continuare. «Sara io penso che... Mh, penso che dovresti smetterla» si sforzò di mantenere un tono neutrale e piatto, tanto che mi sembrò strana la sua tranquillità.
Stavo giusto per chiedergli cosa ci fosse che non andava e poi lo notai.
«Oh» dissi soltanto. Non sapevo se essere più basita o impressionata, per la maggiore mi sentivo stupida, come avevo fatto a non notare il rigonfiamento sotto i suoi jeans e come questi gli stessero più stretti. «Ehm... Scusa?» balbettai imbarazzata alzandomi e mettendo l'asciugamano nelle sue mani. «Io...» pensai a cosa dire, era una situazione estremamente sgradevole e imbarazzante. «Non me ne sono accorta» mormorai tenendo lo sguardo basso, volevo sotterrarmi e la nostra eccessiva vicinanza non aiutava né lui né me. «Cioè... Non che sia piccolo, intendo... Volevo dire... Insomma...». Oh Dio cosa stavo dicendo? La bocca si era completamente disconnessa dal cervello e sentivo le guance andarmi a fuoco mentre parlavo a ruota libera cercando di dire qualcosa di vagamente sensato.
Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo e mi tappò le labbra con una mano, impedendomi di parlare.
«Stai zitta» mi ordinò con voce perentoria, feci segno di sì con la testa. «Penso che ora dovresti andartene» annuii ancora e proprio in quel momento qualcuno aprì la porta.
«Cazzo! Si bussa prima di entrare» sbottò Fede incazzato senza nemmeno voltarsi, teneva gli occhi fissi su di me, mettendomi, se possibile, ancora più a disagio.
«Sono io, idiota. Leo mi ha detto che vi ha visti correre in bagno quindi ero certo che non ci fosse bisogno di bussare» si giustificò, entrambi riconoscemmo subito la voce di Matt e gli occhi del ragazzo davanti a me si sgranarono. Girò la testa quanto più possibile verso di lui e abbozzò un sorriso. «Giusto?» chiese il mio ragazzo con una voce preoccupata.
«Assolutamente» rispose il moro, scandendo bene ogni sillaba. Lo superai e raggiunsi Matt alla porta chiedendogli di sua sorella.
«Sta meglio, credo, le stavo portando un bicchiere d'acqua. Voi, piuttosto, cosa state facendo facendo?»
«Aiutavo Fede a cercare gli asciugamani» dissi velocemente, proprio mentre il moro raccontava dell'incidente con il bicchiere pieno.
«Okay, allora vieni, non voglio lasciare Francesca da sola» mi prese per mano e fece per portarmi via, ma lo fermai.
«Sarò lì tra un attimo tu inizia ad andare» dissi gli diedi un bacio a stampo sulle labbra e chiusi la porta voltandomi nuovamente verso il moro, che per tutto il tempo aveva dato le spalle alla porta.

«Cazzo» imprecò, «ci è mancato poco» aggiunse, mentre si girava verso di me con una smorfia. Annuii e gli chiesi ancora scusa.
«Posso... uhm... Fare qualcosa?» chiesi imbarazzata.
«C'è un intero libro su quello che potresti fare, ma no, direi di no, dovresti andartene» disse, mantenendo una voce rilassata. «Andare da Matt» mormorò poi, abbassando lo sguardo.
Passò qualche istante di silenzio, non sapevo cosa dire, non volevo lasciarlo, ma allo stesso tempo volevo sparire.
«Non voglio andare da Matt» ammisi con un sussurro, lui sospirò, quasi come se se lo aspettasse.
«È il tuo ragazzo, tu lo ami, vai da lui» insistette.
«Sì, ma lui mi bacia e... e mi tocca e mi guarda come se fossi una dea, io non voglio andare da lui» balbettai, gesticolando goffamente con le mani, diamine e ora cosa stavo dicendo? Non era certo quello il posto o il momento giusto per essere sincera sui miei sentimenti.
Lui reclinò la testa di lato, guardandomi confuso e perplesso. «E qual'è il problema?» chiese stupidamente.
Il problema è che non è te, pensai amareggiata, ma dissi soltanto: «Nessuno, solo che non è quello di cui ho bisogno», le parole uscivano dalle mie labbra come un fastidioso farfuglio.
«E di cosa hai bisogno?» chiese ancora abbozzando un sorriso divertito.
Di te. «Di qualcosa di diverso».
Alzò nuovamente gli occhi al cielo esasperato. «Sei così strana, Sara» sospirò, «ora però vai, lui ti aspetta».
«Sì, giusto, ma tu?» domandai con stupidità.
«Non posso certo uscire così» sbottò, guardandomi come se fossi pazza.
«E quindi cosa pensi di fare?», lui era sempre più sconvolto dalle mie domande e anche io, onestamente, solo che mi rendevo conto della loro assurdità solo dopo averle pronunciate. «No, aspetta, sai che c'è? Non dirmelo, non lo voglio sapere, tienitelo per te, sarà un segreto tra te e lui, io me ne vado, forse è meglio, ciao, ci vediamo dopo, anzi no, cioè sì, per forza, però addio».
Uscii dal bagno e chiusi la porta alle mie spalle per poi fermarmi proprio lì davanti incapace di muovermi.
«Che cazzo ho appena detto?» chiesi a me stessa subito dopo, dandomi uno schiaffo sulla fronte mentre ripensavo a me che agitavo le mani a vanvera mentre lui mi guardava basito. Che vergogna, come avrei fatto a guardarlo in faccia?
A passi lenti raggiunsi la camera della mia amica che stava biascicando un discorso che, nonostante la sua sbronza colossale, aveva più senso del mio.
Mi sedetti accanto a Matt e aspettai di morire, pregando che succedesse prima che Fede uscisse dal bagno.

Autrice: eccomi qua!
Ho aggiornato ad una velocità esagerata per me, sono stupita di me stessa e dovreste esserlo anche voi, quindi mi aspetto tanti commenti.
Baci,

-LaBugiarda💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now