Epilogo

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«Be', è andata meglio di quanto sperassi» borbottò Fede, sollevandosi il tanto necessario a poggiare la testa sulle mie cosce.
Alzai un sopracciglio scettica. «Ne sei convinto?» chiesi con sarcasmo, lui annuì. «Credi che gli passerà?» domandai più seriamente.
Si strinse nelle spalle, con un'aria triste e un po' insicura, che lo faceva sembrare un cucciolo indifeso e abbandonato e che gli stava così bene da farmi impazzire d'amore da una parte, mentre dall'altra stavo male per lui. «Non pensavo che avremmo mai litigato per una ragazza, ci piacciono tipi diversi, ma tu ci hai messo d'accordo in fatto di donne, wow» disse, passandosi una mano sul volto per togliersi il sangue che continuava a colare. «Però è solo un litigio, quando capirà che persona fantastica ha perso, tornerà da me e mi perdonerà» continuò, ma il suo ottimismo era un po' forzato.
«Avevate mai litigato?», lui scosse la testa, gli passai una mano tra i capelli castani per cercare di consolarlo.
«Però ora basta parlare di lui» si lamentò. «Sai: mia madre dice sempre che un bacio fa passare tutto» suggerì.
«A sì? Povera creatura sofferente» sussurrai chinandomi su di lui per baciare le sue labbra, sentivo il sapore ferroso del sangue che era colato sulla sua bocca. Lui mi tirò a sé, spingendomi a salire a cavalcioni sul suo corpo e poi tirandomi giù, in modo che i nostri corpi aderissero l'uno all'altro, combaciando come i pezzi di un puzzle.
«Qui? Ora? Sai che siamo sul pavimento?» gli feci notare divertita, mentre lui abbassava una spallina del reggiseno per poter succhiare la mia pelle.
«Fosse per me, lo farei in spiaggia, o sull'erba, sul suolo lunare se potessi, basta che tu sia con me» rispose, scostandomi i capelli dal viso. Se avesse continuato con frasi così dolci, avrebbe finito per uccidermi. Sarei morta per una grave forma di diabete, ecco cosa voleva il karma per una troia traditrice come me.
«Okay» dissi ridendo. Mentre gli sfilavo i pantaloni e i boxer.
«Non è sexy se ridi» commentò lui, ridendo a sua volta.
«Davvero? Perché il tuo corpo la pensa diversamente».
«Okay, è sexy comunque».
«Ti sanguina il naso».
«Non mi dire, non me ne ero accorto».
«Potrebbe essere rotto?».
«No, non è rotto».
«Sei sicuro? A me sembra rotto, dovremmo andare da un dottore».
«Non è rotto. Dio, Sara mi stai uccidendo».
«Se faccio così va meglio?».
«Oh, sì, ti prego».
«Credo che tua madre si sbagliasse: non sono i baci a farti stare meglio».
Fede non sembrava più in grado di tenere una conversazione, mentre ansimava il mio nome tra i gemiti, e io non avevo più molta voglia di parlare. Il mio silenzio fu una vittoria per entrambi.

Ero sdraiata completamente nuda sul pavimento della sua camera, sperando che l'avesse pulito di recente, e lui mi stringeva tra le sue forti braccia, baciandomi dolcemente il collo, le spalle e la schiena. «Ti sei preso un pugno per difendermi» dissi, avevo elaborato quel pensiero parecchio tempo prima, tipo dopo la seconda volta che avevamo fatto l'amore sul quel pavimento, ma continuavo a non riuscire a smettere di pensarci.
«Già, sono stato eroico» disse, avvicinandomi al suo corpo.
«Non molto a dire il vero, lo saresti stato se fossi stato tu a dare il pugno», mi diede un pizzicotto sul sedere. «È vero!» mi lamentai.
«Questa è una cicatrice di guerra» si difese. Mi voltai verso di lui, accarezzandogli il viso, ora pulito dal sangue, con le mani e baciandolo. «Allora grazie mio eroe per avermi difesa».
Lui mi baciò a sua volta. «Prego».
Era tutto perfetto in quel momento, desideravo che durasse per sempre, che la nostra storia non conoscesse momenti bui o tristi, ma solo giornate stupende come quella, che anche dopo una naso rotto ci fosse sempre spazio per l'amore, che non finisse mai.
«Quanto pensi che durerà?» chiesi, sapevo che è una di quelle domande vietate in una relazione, non si dovrebbe far sapere al proprio ragazzo che ci si sta preparando a rimettere insieme i pezzi ancora prima che lui li abbia rotti, ancora all'inizio di una relazione, ma mi era venuta quel dubbio e non ero riuscita a trattenermi dal chiederglielo. Lui smise di baciarmi e mi guardò negli occhi sorpreso.
«Per sempre» disse, senza esitare nemmeno un secondo. "Per sempre", certo, forse non si rendeva neppure conto del significato di quelle parole. Eravamo una storia del liceo e nulla di più, avevamo grandi sogni e pensavamo che si sarebbero realizzati tutti, ma le storie del liceo restano al liceo. E forse ci sembrava di essere diversi, più forti e più innamorati degli altri, ma non lo eravamo. Lui lesse sul mio viso tutti quei dubbi ed anche altri e mi strinse forte. «Sara, io ti amo, ti amo così tanto che mi sento mancare quando te ne vai e morire quando ci sei. Un giorno io e te ci sposeremo, lo giuro, e tu sarai mia moglie ed io tuo marito. Avremo una bella casa, io sarò un medico di successo; avremo un figlio e quando avrà 13 anni gli farò un bel discorsetto sul sesso protetto, perché con me come padre non potrà non essere bello» disse e mi diede un bacio sulla fronte. Sorrisi commossa, ma ancora poco convinta.
«Sarà una femmina e non sentirà parlare di sesso fino ai 16 anni» lo corressi.
«Se dovesse essere una femmina, non saprà mai cos'è il sesso. Castrerò qualsiasi ragazzo le si avvicini e la convincerò a farsi suora» disse. lo guardai divertita, ma lui era serio come mai prima d'allora, così strabuzzai gli occhi incredula prima di scoppiare a ridere. «Che c'è? Che ho detto?».
«Nulla, è solo che non puoi far diventare tua figlia suora, ma sperare che tuo figlio diventi uno stronco puttaniere, è sessista».
«Allora sono sessista, ma mia figlia non si tocca» disse, facendomi il solletico e salendo sopra di me. Mi diede un bacio e stampo e poi un altro e un altro ancora. Poi si fermò di botto e mi guardò negli occhi ancora più seriamente di prima, se possibile. «Stiamo veramente parlando di bambini?».
Smisi di ridere e annuì con un gran sorriso, sorridevo non solo perché mi stava facendo il solletico fino a pochi istanti prima, ma anche perché quella conversazione aveva alleggerito la mia mente e il mio cuore. Ora mi sentivo più tranquilla, sollevata da tutti i miei dubbi. Forse avevamo una possibilità per il nostro "felici e contenti". «Sì, lo stavamo facendo». Dissi "stavamo" perché chiaramente le sue intenzioni erano cambiate. Sorrise maliziosamente, quando capì che anche io lo volevo, e si chinò a baciarmi avidamente.
Forse aveva ragione, ci saremmo sposati e avremmo potuto avere dei figli, ma di certo quello non era il momento per realizzare i nostri sogni, solo... era bello fare le prove.

 era bello fare le prove

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THE END

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