Capitolo 25

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Tornai a casa più depressa che mai, non trovai nemmeno la forza di alzarmi dal letto e cucinare e, dato che mia madre, aka la cuoca che mi preparava dolci prelibatezze senza pretendere una paga, era fuori per un colloquio di lavoro, nemmeno pranzai.
La vita era una merda.

Tirai fuori la mia personale scorta di Nutella da sotto il letto e iniziai a mangiarla a ditate.
Olio di palma vieni a me!, pensai con sarcastico entusiasmo, mentre cercavo di raggiungere il telefono, poggiato sulla scrivania poco distante dal letto, senza togliere i piedi dal materasso .
La missione si rivelò fallimentare e, proprio mentre stavo riuscendo ad afferrarlo, persi stabilità e caddi, trascinandolo giù con me.
Almeno i miei piedi non si sono mossi, mi rassicurai, sollevando il busto da terra con le braccia e prendendo il telefono per accertarmi che lo schermo fosse ancora integro, tutto apposto, eccetto un nuovo piccolo graffio che si aggiungeva alle numerose cicatrici che aveva collezionato nel corso del tempo.
Avevo visto lo schermo illuminarsi e non ero riuscita a resistere alla tentazione di leggere la nuova notifica, ero dipendente da messaggi e social non potevo farci nulla.
Un nuovo followers su Instagram, un altro sconosciuto. Chissà perché ero così delusa, cosa mi aspettavo di leggere in quella notifica? Che massaggio stavo aspettando?
Uno da Fede, mi risposi all'istante.
Io e lui non ci eravamo mai scritti e, ora che ci facevo caso, mi rendevo conto che non avevo neppure mai cercato il suo account, era ora di rimediare a quella grave mancanza.
Digitai il suo nome nella barra di ricerca e comparve subito come primo risultato.
Cliccai e ringraziai tutti i santi del paradiso quando vidi che il profilo non era privato; stalking libero, il mio preferito.
Iniziai a scorrere tutte le foto: petto nudo al mare, petto nudo appena sveglio, petto nudo con una troia, stranamente vestito -a casa dai nonni, ora si spiega tutto-, petto nudo nel balcone e così via dicendo. Tra una foto con una troia e l'altra, il mio cuore era sempre più vuoto, le date aiutavano, certo, tutte le foto erano precedenti alla nostra prima notte insieme, ma questo alleviava solo in parte il mio dolore.
Trovai una foto con la sua famosa ex, Samanta, e poi una e un'altra ancora. Non aveva eliminato le foto con lei, perché?
Curiosare sul suo profilo si stava rivelando decisamente una pessima idea, ma non riuscivo a smettere di scorrere le immagini. Sorrideva in tutte le foto e più scendevo, più quel sorriso sembrava sincero, rendendo evidente ai miei occhi quello che già sapevo, Fede aveva perso una parte di sé nel tempo, era diventato sempre più infelice, si era negato la felicità, fingendo di essere quello che non era e nascondendosi dietro a quel sorriso da spezza cuori.

E poi le vecchie foto, quelle di quando era alle medie ed era ancora "normale", erano appena successive a quelle con la sua ex, era stata lei a cambiarlo così tanto e a trascinarlo nel suo mondo e io non era stata lì ad impedirlo, che pessima amica.
Arrivò una foto, una stramaledetta foto, uno scatto di una vecchia fotografia di quando era ancora un bambino. Sorrisi nel vederlo così, con le labbra sporche di panna e le fossette che marcavano il suo splendido sorriso.
Misi mi piace.
Misi mi piace ad una foto del 2011.
Merda.

Subito schiacciai sul cuore sotto al post per cercare invano di rimediare al danno fatto, inizialmente non si tolse e così, presa da un'ansia irrazionale, iniziai a cliccare ripetutamente sul quel dannato cuoricino, mettendo e togliendo non so quante volte quel maledetto like, fino a che, in preda alla disperazione, lanciai il telefono lontano da me.
Quella volta sentii crack.
Merda, parte seconda.

Mi avvicinai lentamente alla scena del crimine e raccogliendo il suo povero corpicino martoriato notai che dal tasto home si dipartivano una serie di crepe, ma funzionava ancora.
Ne ebbi la prova quando mi arrivò la notifica di un messaggio.
Un messaggio di Fede, per la triste cronaca della mia vita.
"Hey"
Ignoralo, ignoralo, ignoralo, ignoralo, mi ordinai, mentre fissavo lo schermo in attesa di non so cosa.
"So che stai usando il telefono, idiota" mi canzonò. "Okay, non rispondermi, aprimi".
Aprirlo? Cosa significava? Perché dovevo aprirlo? Si stava offrendo come sacrificio umano? L'avrei ucciso volentieri.
Qualcuno bussò alla mia finestra. Mi voltai sorpresa e spaesata e lo vidi dietro il vetro, mentre mi salutava con il telefono in mano.
Ora mi era tutto molto più chiaro: Aprirgli.
"Perché dovrei?" gli domandai.
"Perché se ai tuoi occhi manca così tanto la mia visione, allora è meglio che mi vedano in carne ed ossa, ora sono più bello di quando avevo 5 anni", si riferiva evidentemente alla foto a cui avevo messo mi piace, lessi e rilessi la sua risposta, indecisa sul da farsi, e, alla fine, alzai lo sguardo verso di lui con un'espressione che esprimeva tutta la mia perplessità al riguardo, ma era inutile negarlo, aveva ragione lui.

Sbuffai e mi alzai per andare ad aprirgli la porta, lui si fiondo subito dentro, mi diede un bacio a stampo sulle labbra e si buttò a capofitto sul mio materasso mezzo sfasciato.
Sgranai gli occhi per la sorpresa, mentre venivo assalita da un dejavu, mi voltai verso di lui, cercando di impormi un'aria severa, ed incrociai le braccia al petto.
«Non puoi più fare così» gli ricordai, ora stavo con Matt e, che ci piacesse o meno, le mie labbra erano del biondo e quella volta non sarei ricascata in quel gigantesco errore denominato Federico.
«Giusto, perché tu "sei sempre stata sua"» mi canzonò imitando la mia voce con un tono stridulo e femminile, alzai gli occhi al cielo per la disperazione. Ma non commentai, sarebbe stato del tutto inutile, sapevo che non era disposto ad ascoltare le mie motivazioni.
«Che ci fai qui, Fede?» gli chiesi, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e sbuffando, già esausta del suo comportamento infantile, ero abbastanza certa che dal 2011 al 2017 la sua maturità non fosse aumentata, piuttosto, anzi, diminuita.
«Te l'ho detto: sono venuto a rifarti gli occhi» così disse per togliersi subito dopo la sua maglietta, la quale era già abbastanza trasparente.
Ebbi un tuffo al cuore, e se la mia testa mi diceva di stare ferma lì, senza muovermi e senza dare segni di cedimento, un'altra forza più in basso e decisamente meno razionale cercava di convincermi a stuprarlo.
«E non puoi fare nemmeno questo» gli feci notare, dando assoluta ragione alla testa, l'unica a suggerire di tanto in tanto qualcosa di intelligente.
«A sì?» domandò con voce roca, alzandosi e venendo verso di me.
«A sì» risposi un po' meno sicura di me, mentre lui arrivava ad un soffio dal mio viso. Mi sembrava di percepire il suo calore corporeo, ma forse erano solo i miei ormoni che stavano andando a fuoco.
«E questo?» si avvicinò ancora di più e per un attimo sperai (leggi: temetti) che si fermasse lì, ma così non fu e, prima che potessi accorgermene, le sue labbra furono sulle mie, coinvolgendomi in un folle bacio.
Non riuscii a controllarmi e non potei far a meno di ricambiare con uguale passione quel sadico ballo. Amavo la sensazione delle sue labbra sulle mie, amavo il modo in cui mi sentivo bruciare ad ogni suo tocco, amavo il modo in cui mordicchiava il mio labbro e amavo il modo in cui mi faceva sentire, viva, viva come Matt non mi aveva mai fatto sentire.
Tirò il mio bacino verso di se, facendo aderire i nostri corpi e facendomi desiderare davvero di andare oltre, ma dovetti fermarlo quando sentii le sue mani salire sotto la leggera stoffa della mia canottiera.
Lo respinsi e lui non sembrò aspettarselo.
Mi allontanai da lui, dandogli le spalle e passandomi le mani tra i cappelli, perché doveva fare così? Perché doveva farmi impazzire?
«No, nemmeno questo» dissi, con voce fiacca, ma lui non voleva ascoltarmi.
Si avvicinò a me e mi accarezzò con delicatezza le spalle, scendendo con il suo tocco leggero come un soffio prima sulle mie braccia e sulle mie mani, per poi prendermi per i fianchi e stringermi a se.
Potevo sentire i battiti del suo cuore, chissà se lui poteva sentire i miei, decisamente accelerati e irregolari.
Mi diede un bacio sul collo, e poi un altro e un altro ancora, torturandomi con un dolce tormento, era questa la pena che mi spettava per aver messo mi piace ad una foto troppo vecchia?
«Perché sei qui?» gli chiesi esitante, non ero certa di voler sentire la risposta, la conosceva fin troppo bene, 5 lettere e 3 "S", ecco cos'ero stata e cosa sperava che potessi ancora essere per lui.
«Volevo vederti» rispose.
Volevo scoparti, tradussi.
«Perché sei qui?» ripetei, lasciandomi cullare dalle sue carezza.
Esitò.
«Volevo stringerti a me» questa mi era nuova e, nonostante la sua voce seria, la percepii come una pessima bugia.
«Perché mi fai questo?» domandai ancora, esasperata, ma non ricevetti alcuna risposta, sentii il suo cuore perdere un battito, ma non significava nulla, «sai che sto con Matt. Perché giochi così con me?».
«Io non gioco, non con te» era ancora troppo vago.
«A me non sembra» brontolai.
«So che non ami Matt, te lo si legge in faccia» quanto aveva ragione!
«Peccato che io ti dia le spalle» gli feci notare, ma non fu una buona mossa e lui mi costrinse a girarmi, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Dovevo dire qualcosa, sapevo che si aspettava che dicessi qualcosa, ma non sapevo cosa, riuscivo solo a pensare a quanto stare vicina a lui mi rendesse debole.
Io non sapevo cosa dire, certo, ma potevo rigirare a lui la domanda: «Allora?»

Autrice: non riesco a credere di essere riuscita ad aggiornare!
Scusate il ritardo mega-galattico, ma ormai sapete che sono davvero impedirà nell'aggiornamento questa storia regolarmente.
Spero che comunque abbiate aspettato senza eliminare la storia dalla vostra biblioteca, e, se così fosse, mi auguro che il capitolo vi piaccia.
Baci,
-LaBugiarda💕

Ps: scusate eventuali errori, non ho riletto il capitolo prima di pubblicarlo, quindi potrebbe esserci un po' di tutto qui dentro.

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