Capitolo 36

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Mi svegliai nel cuore della notte, scossa da un incubo che non ricordavo.
La stanza era buia e sentivo Federico russare avvolto nel suo sacco a pelo, mentre il respiro caldo di Matt accarezzava la mia pelle.
Mi voltai dall'altra parte sperando di poter riprendere a dormire, ma il rumore di un grillo fuori da qualche parte e il russare di Fede mi impedivano di riuscire nella mia impresa, o forse era colpa di qualcos'altro. Forse perché accanto a me c'era il biondo e io avrei tanto voluto fosse un'altra persona ad abbracciarmi durante la notte.
Mi alzai tentando di far meno rumore possibile, per non svegliare quei due, e andai in cucina per bere un bicchiere d'acqua.
Accesi la luce e strabuzzai gli occhi accecata, per un po' non riuscii a tenerli aperti, bruciavano troppo, poi presi un bicchiere e, dopo aver aperto il frigo, afferrai la bottiglia e versai l'acqua. Mi appoggiai all'isola della cucina, stanca di stare in piedi, troppa fatica, e bevetti un sorso.
Il reggiseno mi dava fastidio, lo avevo tenuto per andare a dormire, perché volevo evitare che Fede facesse battute anche su quello, ma ora dormiva, non avrebbe potuto commentare e mettermi in imbarazzo, così lo tolsi e lo poggiai momentaneamente sullo schienale di una sedia, fu un immediato sollievo.
Rimasi lì a pensare per un po', magari proprio in quella cucina avrei trovato la risposta ai miei problemi.
Sentii dei passi provenire dal soggiorno e poi ecco che, proprio la causa dei miei dilemmi, apparve davanti a me con una faccia assonata, le borse sotto gli occhi e i capelli spettinati.

Sospirai.
«Sei tu» affermai sollevata, non avevo proprio voglia di recitare la parte della fidanzata innamorata con Matt, almeno con lui non dovevo fingere.
«Già, non riuscivo ad addormentarmi» affermò sbadigliando, stentai a crederci, visto come russava solo pochi minuti prima. «E tu?» chiese poi.
«Avevo sete» risposi, per poi bere un altro sorso dal bicchiere ancora pieno.
Fede annuì stancamente e poi, con voce preoccupata, disse: «Ti volevo parlare di una cosa». Lo guardai curiosa, aspettando che mi dicessi di cosa si trattasse, ma lui rimase in silenzio per diversi istanti prima di decidersi a continuare. «Ieri Matt mi ha chiesto un favore» mi informò infine, sembrava sinceramente triste e dispiaciuto e credetti che si trattasse di qualcosa di grave, anche se non mi veniva in mente nulla che potesse turbarlo tanto. «Ha detto che tu gli sembri strana, che pensa che tu lo stia tradendo con qualche "stronzo bastardo"» mi spiegò, abbozzando un malinconico sorriso. «E vuole che io indaghi sull'identità di "quel figlio di puttana"».
Lo guardai basita, sgranando gli occhi per la sorpresa, Matt gli aveva chiesto di controllare con chi andavo a letto? Era assurdo!
Senza contare poi che per Fede sarebbe stato piuttosto difficile spiare se stesso.
«Ah» mi limitai a dire, troppo stordita per pensare a qualcosa di migliore.
Passò qualche istante di assoluto silenzio, lui mi guardava in modo strano, pensieroso, avrei dato oro per poter sapere cosa passava per la sua testa.
«Senti, Sara» mormorò. «C'è qualche motivo per cui tu sei strana con Matt?» domandò, con voce appena udibile.
Strabuzzai gli occhi, non ero certa di aver capito bene la domanda. Mi stava in qualche modo chiedendo se provassi qualcosa per lui?
Rimasi ammutolita, se avessi detto di sì forse i nostri problemi si sarebbero risolti con un "ti amo", ma se invece avessi frainteso i suoi sentimenti?
«Ho bisogno di saperlo, Sara» mi incitò lui, mi sembro quasi di scorgere un barlume di speranza nei suoi occhi.
Balbettai qualcosa di incomprensibile e, poi, con più convinzione annuii. Certo che ero strana con Matt, ogni volta che mi stringeva io immaginavo altre braccia e altre labbra sul mio corpo. Gli occhi del ragazzo davanti a me si illuminarono, almeno così mi parve, e con molta più speranza fece un passo verso di me. «Cosa?» mi chiese ancora.
Lo guardai incerta, confusa ed emozionata, dovevo ammetterlo o no? Per quanto tempo potevo continuare a tenere segreti i miei sentimenti? «È per una persona, ormai non riesco a far altro che pensare a lei in ogni istante, e non è Matt» risposi, cercando di rimanere sul vago, ma lui capì subito.
Inutile dire come i suoi occhi si illuminarono mentre le labbra si curvavano in un sorriso di successo, aveva capito perfettamente a chi mi riferivo, d'altra non poteva essere nessun altro eccetto lui e lo sapeva.
Sapeva di essere l'unico e quanto godeva ora che i suoi dubbi erano stati soffiati via.
Con tutta la sfacciataggine di cui era dotato e che si era rimpossessata di lui in un istante, mise una mano sulla mi coscia spingendola fin quasi al limite.
«E chi è?» chiese con voce maliziosa mentre ghignava subdolamente, lo guardai di sottecchi, pensando a quanto odiassi quel lato del suo carattere, che era, però, anche quello che mi piaceva di più.
«Non te lo dico» gli risposi, giusto per non dargli subito quella soddisfazione, ma non feci altro che divertirlo ancora di più.
La sua mano salì ancora un po' più su spingendosi verso l'interno della mia gamba. «E lui può fare questo?» chiese, trattenendo una risata divertita.
«Oh, lui può fare molto di più» affermai subito, senza nemmeno pensare alle conseguenze delle mie azioni.
Fede fece un passo ancora avanti, facendo coincidere i nostri bacini, non mi sarei mai abituata alla sensazione del mio corpo contro il suo, ormai sapevo che significava arrivare al paradiso, infilò le sue mani sotto la maglia del mio pigiama, tirando il mio busto verso di sé e iniziando a lasciare una scia di baci sul mio collo e sul mio petto, mentre accarezzandomi con delicatezza mi faceva venire i brividi. Ansimai quando le sue mani toccarono i miei seni, cogliendomi di sorpresa, e mi parve di sentirlo sorridere sulla mia pelle soddisfatto dell'effetto ottenuto.
«Ma non dicevi che questo pigiama era l'anti-sesso?» gli domandai cercando di soffocare i miei sospiri.
Lui si separò da me e con l'espressione di uno che è stato appena interrotto nel bel mezzo di un lavoro importante rispose: «Per fortuna tu non lo sei» e stringendo il mio corpo tra le sue mani riprese la sua dolce tortura da lì dove si era fermato, almeno finché la luce del soggiorno non si accese.
Ci guardammo un attimo preoccupati, io e il mio Lancillotto, e ci separammo l'uno dall'altra alla velocità della luce, tanto che quando Artù si affacciò alla porta ci trovò agli estremi della stanza, intenti a bere entrambi un bicchiere d'acqua, mentre cercavano di scambiarci di sottecchi qualche sguardo complice.
«Ehi, che ci fate in piedi?» chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
«Non riuscivamo a dormire» risposi subito e Fede, per cambiare argomento, gli chiese se avesse bisogno anche lui di un bicchiere, Matt annuì, la sua ingenuità lo rendeva ceco.
«E tu, invece?» chiese ancora il moro.
«Non lo so, mi sono svegliato e basta» rispose stringendosi nelle spalle, «ho troppi pensieri per la testa». «Ho interrotto qualcosa?» domandò poi, notando il pesante silenzio che si era venuto a creare.
Io scoppiai in una risata isterica, fin troppo sguaiata per essere solo una che trovava divertente la domanda, e guadagnandomi delle occhiataccia da parte di entrambi.
«Oh, ti prego! Io e lui? Non scherziamo» risi ancora.
«La tua ragazza ha problemi» sbottò Fede, guardandomi con aria di rimprovero.
Matt annuì confuso e bevette la sua acqua. «Io torno a dormire, buonanotte» disse poi, dandomi un bacio a stampo sulle labbra, sorrisi debolmente.
«Ti raggiungo tra un attimo» rispose il moro, versandosi altra acqua.
Appena Matt uscì tirammo entrambi un silenzioso sospiro di sollievo, in un istante Fede fu di nuovo vicino a me.
«Ti amo» sussurrò al mio orecchio, per poi mordicchiarmi il lobo, con un sorso finì il suo bicchiere e anche lui tornò in soggiorno.
«Mi ama» mormorai tra me e me, con voce trasognata, mentre mi lasciavo scivolare sulla sedia. «Fede mi ama».

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora