Capitolo 30

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Francesca aveva mangiato appena uno spicchio della sua pizza quando io finii la mia, allontanò il piatto con la faccia di una persona esausta.
«La finisci?» domandai affamata, lei scosse la testa e spinse il piatto verso di me, le migliori amiche sanno sempre quando hai bisogno di altro cibo.
«Penso di essermi riempita troppo bevendo» mi spiegò, per poi aggiungere subito dopo che si trattava di acqua, mia madre, che si aggirava indaffarata nella stanza appena accanto, era comprensiva, ma non così tanto.
«Acqua, certo» farfugliò infatti con aria scettica, la bionda sorrise con aria colpevole, mentre io trattenevo le risate mandando giù un altro boccone di pizza. Ammetto che fu dura anche per me finirla, ma d'altronde due pizze sono una cena non indifferente.
«Sai che dopo le vomiterai nel bagno di casa mia?» mi fece notare Francesca -molto incoraggiante, vero?-. Comunque non era esatto, ero già brilla così, non avrei toccato nessun alcolico alla festa, non avevo mai bevuto prima di allora, se appena un bicchiere di qualche alcolico leggero, e non potevo certo pretendere di poter ingerire tutto l'alcol che volevo in una sola notte, non con Fede nei paraggi, dovevo restare sobria.
Andammo a renderci appena più decenti, ci pettinammo i capelli a vicenda e Francesca mi supplicò di poter essere lei a truccarmi, io non feci lo stesso per lei, non avevo quel talento, ed alla fine pensai che fossimo belle, abbastanza almeno. Shorts e t-shirt, nulla di che, era solo una festa tra amici, non c'era bisogno di sembrare una Kardashian, anche perché mi sarebbe stato impossibile.
Mia madre insistette per accompagnarci lei stessa, i pullman non erano sicuri a quell'ora a suo parere, ma secondo me era preoccupata che non ci accorgessimo di essere arrivate alla fermata e finissimo chissà dove, non c'erano mai stati problemi a farmi viaggiare con i mezzi pubblici anche quand'era già tardi, non vedevo altra spiegazione.
«Non bere troppo» mi raccomandò, non appena arrivammo sotto il palazzo.
«Non toccherò un solo bicchiere» le promisi scendendo dalla macchina.
«Sta attenta e mandami un messaggio quando stai andando a dormire» mi disse ancora, suppongo che fosse convinta di starmi abbandonando ad una festa piena di ragazzi maniaci e ubriachi che volevano solo scopare e forse era vero, ma di certo Matt non avrebbe permesso che nessuno mi toccasse.
«Mamma, resteremo solo noi tre a dormire, io, Fra' e Matt, non mi succederà nulla» tentai rassicurarla, non appena sentì l'ultimo nome inarcò un sopracciglio con scetticismo, facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Dico sul serio, Sara» mi disse.
«Sì, lo so, e non devo nemmeno accettare caramelle dagli sconosciuti o parlare con gli estranei», lei storse il naso infastidita, ma sorrise non appena capì che la stavo soltanto prendendo in giro.
«Hai preso tutto?» mi domandò, annuii, «okay, buonanotte, tesoro» disse, mandandomi un bacio con la mano, ricambiai il gesto mentre lei alzava il vetro della macchina e ripartiva. Mi voltai verso Francesca con un sorriso a trentadue denti, pronta per la festa, lei mi circondò le spalle con un braccio e sospirò.
«Adoro tua madre» mi informò, «puoi chiederle se mi adotta?» piagnucolò aprendo il cancello dell'edificio. Era un palazzo di lusso, costruito appena pochi anni prima, ci vivevano solo famiglie benestanti, uomini ricchi impegnati in affari che tornavano a casa di tanto in tanto per dire ai propri figli che gli volevano bene, e per questo era l'ideale per fare una festa, nessuno si lamentava mai del casino.
Francesca suonò, sebbene avesse le chiavi, e Matt venne subito ad aprirci.
«Siete venute, alla fine! Fede mi ha detto che vi aveva invitato» disse dandomi un bacio a stampo e facendoci spazio per lasciarci entrare.
L'impianto stereo riempiva la casa con le note delle hit estive dell'estate, canzoni che ormai non potevo più sentire senza provare desideri omicidi, ma a Matt sembravano piacere ancora e così finsi di amarle anche io.
Non c'erano molte persone, solo alcuni compagni di classe e qualche altro ragazzo che non avevo mai visto, come aveva detto Francesca, comunque, c'erano solo maschi, un branco di palestrati, sbronzi e super sexy maschi, la bionda non credeva ai suoi occhi e io neppure. «Quindi resti a dormire?» mi chiese Matt, annuii incerta, sarei rimasta, ormai lo avevo detto a mia madre, ma non ero più sicura che quella fosse stata una buona idea.
«Tutti loro?» domandai, se fossero rimasti anche loro sarebbe stato davvero imbarazzante dover mostrare a tutti il mio pigiama con gli orsetti, il mio ragazzo rise e ciò mi fece sperare che se ne andassero.
«Resta solo Fede» mi rassicurò.
Oh, pensai lì per lì, tranquillizzata dal suo tono di voce così calmo e poi: Merda, tra tutti i ragazzi che c'erano lì perché era proprio quello per cui provavo qualcosa che doveva restare a dormire e vedere il mio pigiama? Sperai che stesse scherzando, ma dalla sua faccia potevo chiaramente capire che era serissimo.
Sospirai con rassegnazione, con Matt nei paraggi non avrebbe comunque potuto fare battute imbarazzanti o qualsiasi altra cosa, si sarebbe trattenuto e sarebbe stato come essere due normalissimi amici.
Il campanello suonò. «Questo deve essere lui» disse lui, leggendomi nel pensiero. Parli del diavolo...
Non appena il biondo gli aprì la porta Fede si fiondò dentro come se fosse il padrone di casa e il re della festa e da come gli altri si comportavano con lui, sembrava proprio che lo gosse. Tutti gli davano il cinque e facevano quegli strani saluti da ragazzi di cui non avevo mai capito il senso. Cinque, stretta di mano, pugnetto, spallata, abbraccio virile e pacca sulla spalla, sembrava una danza rituale da uccelli di quelle di cui parlavano sempre al programma di Piero Angela di cui mia madre non si perdeva mai una puntata, i maschi hanno proprio uno strano modo di dimostrarsi affetto.
Salutò Francesca con un affettuoso abbracciò e poi si avvicinò a me a disagio, limitandosi a salutarmi con un impacciato sorriso e un gesto della mano.
«Hey» disse a disagio.
«Hey» risposi a mia volta.
Sperai che fosse finita lì e andai al tavolo delle bibite per riempire il mio bicchiere di Coca-Cola, per quel giorno avevo finito con gli alcolici.
In quel momento non potei non pensare che quell'assurdo e complicato saluto da maschi fosse comunque migliore del nostro goffo "hey".
Essere uomini deve essere bellissimo, sospirai sedendomi e contemplando la fauna selvatica che si divertiva a lanciare popcorn e patatine in giro per il suo habitat naturale.

Autrice: pare che sia riuscita ad aggiornare, strano ma vero.
Posso assicurare a tutte quelle che mi implorano perché faccia succedere qualcosa, che alla festa accadrà qualcosa e che presto i vostri sogni potrebbero diventare realtà; non è una certezza, ma meglio di nulla.
Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a commentare.
Baci,

-LaBugiarda💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now