Capitolo 12

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Dopo essermi asciugata, mi sedetti sull'asciugamano e tolsi fuori dalla borsa un ciuppa ciuppa alla fragola, ma non feci nemmeno in tempo a scartarlo che qualcuno me lo prese e si sedette davanti a me:"Fede..." pensai amaramente quando la sua faccia entrò nel mio campo visivo, «ridammelo!» minacciai, ma lui mi ignorò mentre cercava invano di scartarlo.
«È dall'età di 5 anni che non mangio uno di questi» disse parlando tra se e se, «ci mettevo un sacco prima di scartarli» disse mentre maneggiava il mio ciuppa ciuppa.
«Forse eri troppo stupido e evidentemente lo sei rimasto, ora posso riaverlo?» chiesi incrociando le braccia sul petto, lui mi guardò e sorrise divertito.
«E poi non ho mai capito cosa la gente ci trovasse di buono» disse riuscendo finalmente a togliere la carta.
«A me piacciono!» esclamai, quasi offesa, lui alzò un sopracciglio perplesso.
«Ma fanno schifo!» sbottò.
«Sono buoni e poi mi piace succhiarli» ci fu un secondo di silenzio quando pronunciai questa frase: il mare, il vento, la gente, tutti decisero di starsi zitti proprio in quell'istante e mi sentii solo io.
Ma come mi era saltato in mente di dire quella cosa!
Istintivamente mi portai la mano alla bocca, tappandola, ma era troppo tardi, e sgranai gli occhi sorpresa di me stessa; lui, come è ovvio, sorrise malizioso, mi passò il ciuppa ciuppa, peccato che non avessi più voglia di mangiarlo, «succhia, succhia, che ti fa bene», mi disse lui, io non risposi per paura di dire qualche altra cazzata, anche se ormai il danno era fatto.
Si spostò sedendosi accanto a me, ma non ci badai molto, non che non mi mettesse a disagio sentire il suo braccio contro il mio mentre ci sfioravamo distrattamente, ma avevo ben altri pensieri per la testa, un esempio? Matt e la riccia.
Quella cozza non si era staccata un secondo da lui e Matt mi aveva praticamente ignorata tutto il tempo -non ero mai stata ignorata così tante volte di fila come in quei giorni-.
Non avrei dato molto peso alla cosa se non fosse stato per il fatto che, mentre tutti dopo essere usciti dall'acqua per mangiare si erano riuniti in un bel gruppo, loro due erano rimasti in disparte, e come se non bastarle la riccia continuava a cercare ogni minima forma di contatto fisico con lui, gli aveva perfino spalmato la crema!
Tanto non te lo dà, le dissi telepaticamente, ma non credo che mi sentì, o se lo fece non volle darmi retta, perché le venne l'idea di abbracciare il suo braccio, vipera! 
«Chi è quella là?» chiesi a Federico indicandola con un cenno del capo.
«Dici Giulia?» annuii, «è arrivata nella nostra classe, o meglio, nella loro, l'anno scorso. Una vera troia, di quelle che ti si appiccicano e non ti mollano finché non te le fai, ma in compenso è una vera bomba! Cazzo, quanto ci siamo divertiti!» lo fulminai con lo sguardo, non mi era d'aiuto così, anzi peggiorava solo le cose, «non è quel che volevi sapere, vero?» sospirai in segno di assenso.
Poi arrivò un tizio, quel Daniele di stamattina, che ci passò due panini e una birra, «io non bevo» lo informai, ma lui fece spallucce.
«Abbiamo solo questo, principessa» rispose, «se volevi altro dovevi portartelo» grandioso!
«Va bene, grazie» dissi e poi lui se ne andò, nel frattempo Federico si era già divorato metà panino, lo guardai storto, non pensavo nemmeno potesse essere possibile una cosa del genere.
«Che c'è?» chiese lui, «sono le 8 ho diritto ad avere fame, in più oggi non ho neanche pranzato», ma lasciate perdere l'ultima parte, praticamente nemmeno la sentii, l'unica cosa a cui riuscii a pensare era: Le otto? Di già?, controllai sul telefono per accertarmene, e sì: erano già le otto.
Iniziai a guardarmi intorno, il sole stava per tramontare e l'acqua era scura, non più limpida come quando era illuminata dalla luce del giorno, come se non bastasse iniziava a fare freddo, la sola idea di non avere niente per coprirmi mi fece rabbrividire. «Tutto apposto?» mi chiese Federico, poggiando delicatamente la sua mano sulla mia, come se di brividi non ne avessi già abbastanza!
«Si, ho solo un po' freddo» ritrassi la mano e mi strinsi nelle spalle.
«Vado a prenderti la mia felpa» disse e poi si alzò e corse verso la sua borsa.
Lo vidi discutere con Matt, lui sembrò molto duro con Federico, lo vidi stringere i pugni e mi sembrò quasi che lo stesse minacciando, avrei voluto sentire cosa si stavano dicendo, ma ero troppo stanca e l'unica cosa che riuscivo a percepire era il rumore dell'acqua che si ritirava, forse stavo immaginando tutto.
Presi la bottiglia di birra che era ormai mezza vuota -giuro che non c'entro, era stato Federico!- e ne bevetti un sorso, morivo di sete e in fondo non poteva essere così male, ma mi sbagliavo e la sputai subito dopo, ma dovetti costringermi e ingoiare il secondo sorso, anche se fu parecchio difficile.
Quando Soro tornò, mi infilai la felpa e mi sdraiai sulle sue gambe, lui si mise a ridere affermando che forse era troppo grande, «non importa, mi è sempre piaciuto indossare le felpe dei miei ragazzi» dissi rannicchiandomi il più possibile e abbracciandolo per sentire il calore del suo corpo, lui sollevò un sopracciglio, come se nella mia frase ci fosse qualcosa di sbagliato.
«Che intendi?» mi chiese.
«Intendo che mi è sempre piaciuto indossare le felpe dei miei ragazzi, che altro sennò?» gli risposi con la voce impastata dal sonno, non riuscivo più a tenere gli occhi aperti così li chiusi e pochi istanti dopo stavo già dormendo.
Quando mi svegliai Soro non c'era più, il sole era definitivamente tramontato, non bastavano milioni di stelle nel cielo a rasserenare quella notte, tutto era fatto di ombre, la sabbia sembrava grigia e il mare petrolio.
Mi si avvicinò Daniele, «ehy, senti, potresti andare a prendere la palla, magari anche Fede se puoi, non è ancora tornato», annuì stanca e mi alzai per prendere le chiavi dalla borsa di Matt. Frugai qualche minuto, a contrario di quanto si sarebbe potuto dire vedendolo, lui non era un tipo ordinato, ma non le trovai, sicuramente le aveva prese Federico; quando mi rialzai lui era davanti a me e mi guardava severo.
«È la felpa di Fede quella?» chiese con una voce dura.
«Si, perché?»
«Perché? Hai il coraggio di chiedermi perché? Hai passato tutto il pomeriggio con lui, non vi siete staccati un attimo, ti sembra una risposta valida? Sei la mia ragazza non la sua!» lo guardai negli occhi e mi resi subito conto che non era in se, il suo alito puzzava di alcool e poi chissà cosa gli doveva aver detto quella troia, Giulia, decisi di liquidare l'argomento e mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il braccio, mi voltai seccata, «Sara!» mi intimò.
«Quindi ora sarebbe colpa mia, eh?! Mi hai trascinata a questa specie di festa e mi hai lasciata sola, sei rimasto tutto il tempo con quella lì, e ora vieni a dirmi che io non posso stare con Federico? Senti, bello, non sei tu che devi dirmi con chi devo stare e ora lasciami!» gli gridai contro, avevo sopportato Soro per tutto il giorno solo per far contento lui, mentii a me stessa, e ora si stava anche lamentando? Come se lui si fosse comportato in maniera diversa. Prima di andare al parcheggio passai vicino al mio asciugamano e raccolsi da terra la birra, mandai giù qualche sorso amaro e dopo averla finita la rimisi li dov'era prima.
I parcheggi non erano vicini e mi seccava fare tutta quella strada da sola, ma a rendere quella serata pessima non fu né Matt, con cui le cose sapevo sarebbero ritornate presto a posto, né una lunga camminata, o meglio, la camminata si, ma non perché erano dei passi in più rispetto al previsto, piuttosto per quello che vidi mentre la percorrevo.
Tra gli alberi del sentiero sentii una risata imprevista, non una di quelle che si fanno dopo che si sente qualcosa di divertente, ma una di quelle che si fanno quando qualcuno ci promette qualcosa che ci piacerà molto. Quando mi girai senti un dolore insuperabile.
Federico era lì, teneva una bottiglia di vetro tra l'indice e il medio, mentre baciava il collo di una bella (leggi:troia) bionda, la riconobbi subito, era Samanta, la sua ex, era stata lei a ridere alle promesse di Federico? Non volevo nemmeno saperlo, volevo solo staccare gli occhi da loro, solo che non ci riuscivo, se avessi avuto qualcosa in mano ora sarebbe sicuramente caduto e loro mi avrebbero notato.
Ma mi feci notare ugualmente, quando schiacciai un ramoscello secco mentre correvo per allontanarmi da lui, e non m'importava del fatto che lui avesse le chiavi della macchina, perché ormai al pallone chi ci pensava più?
Raggiunsi il parcheggio e mi sedetti sul bagagliaio della macchina asciugandomi le lacrime che però continuavano ad uscire, non capivo nemmeno perché stessi soffrendo più per quella cosa che per Matt, era assurdo!
Poi sentii dei passi che si avvicinavano a me, sapevo che era lui e che non avrebbe dovuto vedermi piangere perché aveva baciato un'altra, ma non ci badai, non aveva importanza che mi vedesse o meno, avrei sempre potuto dire che avevo litigato con il mio ragazzo e che poi ero stata mandata a prendere da sola una palla di cui non me ne importava niente solo perché lui al posto di tornare si era messo a dire cose sporche alla sua ex e non mi importa se non riuscite a seguirmi o a leggere tutto d'un fiato perché stavo soffrendo troppo per preoccuparmi queste cose.
Si sedette vicino a me.
Si sporse in avanti e mi guardò negli occhi, non mi sembrava lo stesso sguardo perso di Mattia, il suo era lucido, significa che era consapevole mentre baciava quella troia, questo fece ancora più male, ma dopo il veleno ecco la cura: significava anche che era consapevole quando, in un secondo, prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò.
Fu bellissimo, fu perfetto.
Dopo aver preso la palla, tornò in spiaggia per chiedere la macchina a Daniele, io avvisai mia madre che sarei rimasta a dormire da Francesca e lui mi riaccompagnò a casa, di chi fosse la casa non c'è bisogno di dirlo.
Quando arrivai in camera sua la maglietta era già partita da un pezzo, mi fece sdraiare dolcemente sul letto senza smettere un secondo di baciarmi, ci separammo solo perché lui potesse sfilarsi la maglia, il resto fu una specie di poesia, mentre ogni verso trovava la sua strofa e dove ogni rima era dolcemente, follemente, appassionatamente baciata.
Forse a rasserenare quella serata non bastavano milioni di stelle, ma a me era bastato lui.

Autrice: ecco il nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia e che mettiate un sacco di stelline e commenti, perché dopo aver pubblicato tutti questi giorni di fila me lo merito!
Se ci sono errori e perché non ho avuto il tempo di ricontrollarla, chiedo perdono in anticipo.
Passate a leggere la storia di AndyAggrey , "Insieme per sempre (?)".
Adios💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now