Capitolo 13

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Al mio risveglio mi ritrovai aggrappata a Fede come un koala, e no: non mi stupii di ritrovarmi nel suo stesso letto alle dieci di mattina, e si: ricordavo ogni dettaglio della sera precedente, soprattutto quelli della notte, dettagli davvero... piacevoli.
Lui stava beatamente dormendo a pancia in su con tutto il petto scoperto ed io lo stavo letteralmente abbracciando come se fosse un orsetto di peluche.
Perché tutti abbiamo presente l'immagine di un koala che abbraccia un orsetto di peluche, no?
Bene.
Ma ricordatevi di immaginare l'orsetto con un fisico scolpito e i capelli un po' spettinati!
Cercai un modo per alzarmi, sperando che non si svegliasse, non volevo che mi trovasse lì quando avrebbe aperto gli occhi, volevo essere già sparita da un pezzo.
Quando ci riuscii, iniziai a recuperare i pezzi, per primo ovviamente cercai il costume e lo trovai accantonato in un angolo del letto. Lo presi subito e lo indossai il più velocemente possibile, ma la sfiga volle che non riuscissi a fare il fiocco al pezzo di sopra.
Mi sedetti sul letto per trovare, non so, più equilibrio? Forse non aveva senso ma iniziavo ad esasperarmi, Fede schiuse gli occhi, ma così poco che pensai che stesse ancora dormendo, forse avevo anche ragione, perché in effetti iniziò a dare segni di vita solo quando minacciai di morte il costume, a quel punto biascicò: «Se vuoi faccio io»
«No, lascia stare» pensai che fosse meglio declinare l'invito piuttosto che lasciarglielo fare, prima o poi ci sarei riuscita, ma lui non mi diede retta, si mise seduto dietro di me e mi spostò dolcemente le mani, mi vennero i brividi quando iniziò a fare il fiocco, ogni tocco era delicato e... e che cazzo, però! Stava facendo solo un fiocco!
«Possiamo essere ancora amici» disse ad un certo punto interrompendo il silenzio che si era venuto a creare, ma io non ne ero certa, volevo prendere le distanze da lui.
«Se intendi amici come lo intendevo io ieri sera, allora è meglio di no» lui non rispose, probabilmente non aveva idea di che cosa stessi parlando, quindi cercai di spiegargli, ma lui mi interruppe.
«Ho capito: senza fare più sesso» poteva trovare un modo più carino e meno esplicito di dirlo, ma infondo io non mi sarei potuta esprimere meglio.
«E-SAT-TA-MEN-TE» dissi, sottolineando ogni sillaba.
«Oppure preferiresti la modalità ciao-ciao?» Wtf? Era una domanda stupidissima, però in effetti non sapevo dare una risposta, quindi evitai di rispondergli cambiando argomento.
«Sai dove sono i miei pantaloni?» lui si guardò velocemente intorno.
«Scrivania»
«E la canottiera?»
«Cucina»
Iniziai ad infilarmi gli shorts, e mentre li chiudevo lui mi chiese se ero proprio sicura di non voler più andare a letto con lui.
«Questa è stata la prima e l'ultima volta» iniziai, «ieri sera ero ubriaca, non ero capace di intendere e di volere, lo sai perfettamente, altrimenti non sarebbe mai successo» lui sollevò un sopracciglio, non aveva creduto ad una sola parola.
«Non eri ubriaca, io semmai, pensi che ti avrei baciato altrimenti?» perché, scusa? Gli facevo così schifo?
«Non fingere con me! Eri perfettamente lucido quando l'hai fatto!» ribattei.
«E come fai a saperlo se non eri nemmeno "capace di intendere e di volere"!» mi imitò con una vocina stridula che, giuro, non assomigliava nemmeno lontanamente alla mia, strinsi i denti, mentre cercavo di elaborare una risposta valida.
«Beh, io... io» avanti Sara ragiona: tu cosa?
«Tu...» mi incoraggiò lui con quell'aria strafottente di chi vuole assaporare la una dolce confessione.
Feci spallucce: «Beh comunque non è stato niente di che» scaccomatto! Ma lui sembrò seriamente prendersela, non sapeva accettare la sconfitta.
«Ma se hai url-» gli tappai la bocca con la mano, ma lo sentii communque provare a parlare e dire qualcosa che suonava come "così tanto che".
«Non dire un'altra parola!» gli ordinai, lui non aveva proprio il senso del limite. Quando fui certa che non avrebbe parlato tolsi la mano.
«Quindi pensi di poter affermare con assoluta certezza che se ti baciassi ora ti farebbe schifo?» non ho detto che mi faceva schifo baciarlo, credo...
Ma gli avevo detto davvero qualcosa di così grave da dover scatenare una tragedia?
Lui si alzò e si avvicinò a me,  rimasi paralizzata quando mi ritrovai di nuovo faccia a faccia con lui, i nostri nasi si sfiorarono appena e io riuscivo a sentire il suo fiato che incontrava il mio.
Dannazione, ci stavo per cascare un'altra volta!
Mi voltai di scatto, schiaffeggiandolo con i capelli, non dovevo dimostrargli niente, avrebbe dovuto trovare una risposta da solo, perché io non l'avrei più baciato, mai più. Ma lui sghignazzò come se la mia reazione lo avesse soddisfatto ugualmente, vallo a capire!
«Ora devo andare» dissi, non lo salutai nemmeno ed uscii dalla sua stanza, stavolta, al contrario di quando ci ero entrata, con le mie stesse gambe.
Quando arrivai in cucina per recuperare la mia maglietta, mi ritrovai davanti sua madre, Susanna, se ne stava seduta sulla sedia girando lentamente il tè, sollevò lo sguardo solo quando la salutai imbarazzata.
Aveva l'aria di non essersi ancora svegliata, eppure erano le 11:30, e, da quando mi ero alzata io, nessuno aveva fatto rumore.
«Non sapevo fossi qui» disse con una voce stanca, mi metteva una strana sensazione di angoscia. La signora Soro era stata una buona amica di mia mamma quando entrambe erano neo-mamme e scaricavano me e Fede in una o nell'altra casa a seconda delle loro necessità. Poi noi siamo cresciuti e loro sono diventate le solite vicine "modalità ciao-ciao", per dirla come avrebbe fatto lui.
Susanna portava una specie di crocchia disordinata e sebbene avesse appena cinquant'anni era piena di capelli bianchi, che contrastavano con il naturale colore castano, gli occhi erano scuri e spenti, era così magra che si sarebbe detto che un soffio di vento l'avrebbe fatta volare e, sul suo viso, ogni ruga sembrava il ricordo di un triste evento, si vestiva sempre di nero e, sin da quanto sono in grado di ricordare, era sempre stata triste.
«Si, ehm... ero con Fede, noi stavamo... studiando» lei sembrò crederci, come poteva non essersi accorta di niente? «Ora comunque devo andare, arrivederci» indossai la canottiera ed uscii.
Non rientrai subito a casa, avevo paura che mia madre si insospettisse sentendo la porta aprirsi e chiudersi e subito dopo vedermi entrare in casa, quindi mi sedetti un sulle scale e bussai soltanto dopo che fu passata una decina minuti.
Mia madre venne subito ad aprirmi e mi accolse con un sorriso troppo grande, mi resi subito conto che qualcosa non andava, sembrava agitata e per evitare ogni mia domanda aveva iniziato a farmi il terzo grado.
"Com'è andata?", "Ti sei divertita?", "C'era anche Francesca?", "Hai conosciuto qualcuno?" sono solo alcune delle domande che costituirono il mio interrogatorio, ad un certo punto, stufa del suo comportamento, le chiesi se ci fosse qualche problema. Iniziò a torturarsi le mani, segno che stava per dirmi qualcosa che non mi piaceva, poi finalmente sputò il rospo: «Fede ti ha tradito» disse tutto d'un fiato.
Dovetti trattenere una risata, la situazione era assurda, lei vedendomi così sorpresa mi disse che lo aveva sentito quella notte con un'altra, okay, era piuttosto imbarazzante.
«No, non mi ha tradito» cercai di spiegarle, «avevi ragione tu, l'altro giorno, quando mi hai chiesto se ci eravamo lasciati, noi due ci siamo presi una pausa, forse per noi è meglio stare lontani» in effetti non era una bugia così grossa, per questo non mi sentii per niente in colpa ad "ammetterlo".
Lei allora cercò di consolarmi, anche se non ne avevo bisogno, ma non le dissi niente, mi piaceva quando mi diceva che era solo un dolore passeggero, come quando se n'era andato via papà, era bello lasciarmi cullare dalle sue parole rassicuranti e non mi vergogno a confessarlo.
Mi venne in mente Fede, tanto per cambiare, pensai che quando suo padre li aveva lasciati lui non aveva avuto nessuno che lo potesse consolare, sua madre di certo non ne era in grado, anzi, era stato proprio lui a cercare di aiutarla, aveva dovuto trovare forza sufficiente per farli sopravvivere entrambi, e io gli sarei dovuta stare vicino. Invece l'avevo abbandonato.

Autrice: non mi sentivo molto ispirata per questo capitolo, anzi non ero ispirato proprio per niente, ma spero che vi piaccia comunque e che votiate e commentiate.
Probabilmente non riuscirò ad aggiornare sabato, forse nemmeno domenica, però ci proverò.
Adios💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now