Università

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L'università può essere strana. A volte, è seguire una lezione seduti in terra, è arrivare e scoprire che il professore della mattina ha deciso di essere assente, di presentarsi molto in ritardo. Altre volte, si tratta di seguire una proiezione di una lezione perché non c'è abbastanza spazio nell'aula principale, altre volte ancora, comprende somministrare test alle persone che si hanno intorno.
A volte, è accettare di essere le cavie.
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Lambda lo aveva cercato apposta, quella sera. E quando lo cercava, 11 sapeva che era per proporre qualcosa di interessante.
Dall'esterno, nessuno avrebbe potuto sospettare niente. Parlare nella loro mente era il modo più sicuro. Nessuna traccia.
"Dobbiamo fare questo test per forza. Ci servono i punti per l'esame," gli aveva spiegato Lambda, "non so di cosa si tratti, ma hanno detto che verrà fatta una classifica. Ce la mandano per email. C'è anche un premio, non sarebbe male vincerlo."
A 11 arrivano i ricordi quella mattina. Lambda che compila il foglio delle prenotazioni, il tagliandino infilato in una tasca, l'indirizzo.
"Un test?" gli aveva risposto. "Lo farò."
Per dare una ricompensa per un test, doveva esserci un motivo. Niente è per caso. Che servisse a testare la motivazione dei partecipanti? L'accuratezza rispetto a una situazione di controllo?
"Hanno detto che è noiosissimo," aveva continuato Lambda.
"Quanto noioso?" aveva chiesto Sigma, allarmato.
"Noiosissimo. Tra le cose più noiose di sempre."
Sigma aveva riso. "Non contate su di me allora!"
11 non poteva resistere a un'opportunità del genere. Aveva bisogno di sapere.
"Tanto il premio non lo vinceremo di sicuro," aveva aggiunto Lambda. "L'importante sono i punti, o te lo dico io, non passeremo mai. Mai!"
"Grazie per la fiducia."
11 non si era lasciato fermare né dalle lingue morte né dalla fisica. Non sarebbe stato un programma su un computer a fargli superare il limite.
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La stanza è piccola, i muri bianchi.Un paio di persone lo sorvegliano. Non gli piace essere guardato.
11 guarda fisso il monitor di fronte a lui, dalla cornice altrettanto bianca. Lo schermo gli mostra figure grigie per un paio di secondi. 11 le riproduce.
Ha preso il controllo non appena è cominciato il test. Prima, si era limitato ad osservare alle spalle di Lambda.
"Sembra quasi un'ambientazione da film," commenta Lambda. "Non è che ora succede qualcosa?"
11 inizia a capire perché abbiano promesso una ricompensa.
Le persone sono distratte. Sente il rumore di pagine sfogliate, le note di una canzone nella sua testa. La riconosce. Epsilon deve essere annoiato.
"Forse dovremmo cambiare pezzo," dice Sigma.
Perché un compito del genere? Preme ripetutamente un tasto sulla tastiera. Il pezzo grigio si sposta. Noioso. Lo è davvero? E' equivalente a molte altre cose che ha dovuto fare.
Lambda lo sorveglia.
La musica si interrompe, ma sente un mormorio di sottofondo, Epsilon e Sigma che parlano. Non li ascolta.
"Non vedo l'ora di uscire di qui," Lambda si lamenta, sospira. "Non puoi andare più veloce?"
11 credeva che il punto di tutto fosse l'accuratezza.
"Così sbaglieremo."
"Ma è un'eternità che siamo qui. Ho fame!"
Lambda sembra disperato. Aveva mangiato poco prima di uscire. Non lo capisce. Non risponde, stacca gli occhi dallo schermo. Quando riprende, torna a premere sulla tastiera. I soliti due tasti.
11 inizia a pentirsi delle sue scelte.
"Come minimo saranno le 19 ormai. E' l'ora di cena."
11 ignora Lambda.
La schermata cambia all'improvviso, diventando per un attimo grigia scura, e tornando poi bianca. Delle lettere, frasi. Batte gli occhi diverse volte. E' possibile dimenticarsi come mettere a fuoco qualcosa?
Grazie per aver partecipato
"Oh, hai finito?" gli chiede una ragazza, una di quelle che lo stava sorvegliando.
11 annuisce, le fa spazio. La guarda riempire un foglio, pieno di nomi e punteggi.
"Hai fatto più di 3000, non è male," continua la ragazza.
Dovrebbe parlare? Non ha idea di quale sia la procedura in una situazione simile. C'è silenzio. Non capisce i turni per parlare, nel dubbio sta in silenzio. "Non lo so" non sembrerebbe una risposta adeguata. Lo aveva imparato.
"Ecco, lì troverai tutte le informazioni sul perché di questa ricerca, perché è stata fatta, qual è lo scopo," la ragazza sorride. "Per i risultati manderemo un'email a tutti il prima possibile."
11 non ricambia. Prende il foglio che la ragazza gli consegna, annuisce di nuovo. Si alza. Guarda gli altri due che lo stavano sorvegliando, lo stanno fissando. Si aspettano qualcosa, forse? E' abbastanza sicuro di non dover ringraziare, di non dovergli stringere la mano o altro. Ha firmato tutto quello che doveva, dovrebbe bastare. Fa per voltarsi e andarsene.
"11 cosa stai facendo!" esclama Lambda.
"Me ne stavo andan-"
"Ciao," riesce a dire Lambda. La voce è poco più che un sussurro tremante. Accenna un sorriso.
11 capisce che adesso può andarsene. Lambda è riuscito a sottrargli il corpo quel poco che basta per riuscire a parlare, ma per la fretta non è riuscito a far emergere il suo tono.
11 riesce a chiudersi la porta di quel posto alle spalle. Finalmente, riesce a vedere un posto che non abbia le pareti bianche. Lascia del tutto il controllo a Lambda, che si dirige verso l'uscita.
"Che figure mi fai fare, 11!" esclama in imbarazzo.
"Cosa ha fatto?" chiede Sigma.
"Se ne stava andando senza salutare! Senza salutare, capisci! Come ti salta in mente di alzarti così dal nulla."
Sigma sembra divertito, ma non ride. 11 sente che altri si sono messi ad ascoltare. Ruotare figure grigie lo ha stancato. Non capisce l'imbarazzo. Quel saluto non aveva importanza né utilità. Non capisce neanche perché Lambda ci tenga. Aveva guardato quei sorveglianti, ne aveva riconosciuto la loro esistenza, era più che sufficiente.
Lambda controlla l'orario sul loro telefono. Segna le 19.

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