Nuovo inizio - Essere poliframmentati

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E così si ricomincia. Sono cambiate molte, tante cose dall'ultimo capitolo. Così tante che forse sarebbe il caso di creare un volume a sé stante, un nuovo inizio. Invece, vogliamo che sia questo. Echoes è nato come progetto a metà tra il personale e la divulgazione nuda e cruda. Se siamo cambiati, ciò fa comunque parte del percorso!
Non ci sembrerebbe giusto accantonarlo in nome di una pagina bianca che già abbiamo.


I cambiamenti più evidenti sono nel sistema.
Abbiamo iniziato che eravamo circa 24. 24 identità, un solo corpo. Questa è stata a lungo la descrizione del volume. Poi abbiamo iniziato ad aumentare, assestandoci verso i 32. Dopo ancora, le cose sono andate in discesa (o in salita, diremmo, a seconda della prospettiva): siamo arrivati a più di 140.
Quello che sapevamo essere vero adesso è cambiato. E' diventato più complesso e strutturato, tanto che noi stessi fatichiamo a capirci qualcosa. Ed è stato proprio l'ultimo punto a farci desistere dall'aggiornare per tutto il tempo. Come potevamo spiegare la situazione quando non era stabile nemmeno per noi? Ci sarebbe sembrata una presa in giro. Ma adesso crediamo di aver aspettato abbastanza.

Aver superato la fatidica soglia dei 100 alter ci rende un sistema poliframmentato.
Online questa tipologia di sistema è considerata al pari di una creatura mitologica. Invece esiste, e non è così diverso dalla norma. Ne siamo stati a lungo spaventati e forse con un pizzico di vergogna e sensi di colpa, prima di accettarci una nuova volta.
Com'è che viviamo la situazione?

Innanzitutto non conosciamo la reale estensione del sistema.
Il nostro numero è diventato qualcosa di quasi ineffabile: ci sono giorni in cui si scoprono persone su persone, altre in cui si integrano, o fondono in modi particolari. Per questo teniamo una lista sempre aggiornata dei cambiamenti, che non sempre riconosciamo in tempo reale. Data la vastità molti eventi passano inosservati per giungere alla consapevolezza di tutti solo settimane, mesi dopo.
Purtroppo non abbiamo ancora nessuno che possa fare da coordinatore.
Per tenere il sistema funzionale adesso esiste un'intera classe di amministratori, il cui compito è assicurarsi che il proprio gruppo, sottosistema, lavori senza problemi. Dell'amministrazione fanno parte anche alcuni osservatori, che invece sono responsabili di più sezioni insieme e delle loro barriere amnestiche. Infine sono presenti figure il cui scopo è mantenere la coordinazione di attività comuni, obiettivi, nozioni, senso del tempo e di una memoria continuativa.

Provate ad immaginare questo: ogni gruppo è nato in modo indipendente e unico, e ogni ruolo e compito degli alter si riferisce solo a questo insieme e non agli altri. Un protettore trovato in un sottosistema lo è solo lì dentro e non fuori.
All'inizio la confusione era alta, proprio perché molti lavori sembravano sovrapporsi in modo troppo identico, o non trovavano spiegazione continuando a considerare il sistema come un unico blocco.

Data la loro unicità funzionale, ognuno si è sviluppato in parallelo e isolato.
Ci sono intere narrative e storie dietro, simbolismi e situazioni che gli altri possono sì conoscere, e faticare a comprendere. Questo ha fatto in modo che in potenza potremmo conoscerci, ma in pratica rende difficile che tutti si incontrino. Per molti, tanti altri sono solo nomi su carta. Le informazioni che possono ottenere sono ricordi di seconda mano in attesa, forse, di trovarsi. Per aggirare il problema stavamo pensando di organizzare delle riunioni più estese o dei ritrovi in modo da offrire più possibilità. Come si può intuire, i lavori sono tuttora in corso.

Nella quotidianità ci sentiamo più fluidi, con tutto ciò che comporta.
Se prima mantenere la coerenza era difficile, adesso sembra un'impresa quasi impossibile. Tutto è amplificato: le voci, i desideri, le idee, le opinioni. Ogni scelta è un compromesso. C'è un via vai continuo di persone e presenze, di sentimenti e reazioni. Tenere traccia di ogni cambiamento sarebbe quasi impossibile, e crediamo non salutare. Serve una buona quantità di fiducia per far funzionare il sistema, e la abbiamo perché non abbiamo smesso di considerarci una famiglia. Solo un po' più allargata, ma pur sempre famiglia.
Forse per riflettere ciò, il nostro innerworld è diventato un universo. Ci sono sempre intere città e sezioni naturali ma adesso è tutto connesso nello stesso pianeta, con un tempo coordinato, un clima globale e un proprio sistema di trasporti e regole.
Prima ogni posto era una sua bolla quasi come separata dal tempo e lo spazio. Esisteva come un'istantanea di un sogno. L'unico luogo che avevamo in comune, la sala, era questo spazio buio e senza dei veri e propri confini. Per controllare il corpo c'era solo questa strana e forse un po' inquietante dissolvenza in bianco verso i sensi del corpo, una nebulosa con molte brecce. Ma ottima per nascondersi.

Il non essere visti era la priorità assoluta, e lasciar conoscere solo lo stretto basilare la soluzione alle troppe domande. A volte saper scappare diventa l'abilità più importante.
Dalla desolazione oscura è nata una casa e la sala si è trasformata in un salotto.
Il divano trasandato è rimasto, ma si sono aggiunti muri e pavimenti in legno, delle poltrone, finestre e un soffice tappeto rosso scuro e marrone. Al posto della dissolvenza è nato uno schermo con dei contorni ben delineati. Chi ne ha il controllo ha il corpo. Semplice, immediato.
Il piano superiore? Ospita un'intera sala comandi per monitorare lo stato del sistema nella sua interezza. La porta sul retro è invece ciò che ci connette al resto dell'headspace. Niente più contorni sfumati ma prati, colline e figure di palazzi in lontananza.

Da qui si ricomincia.
Un sistema poliframmentato, un corpo.

{Nota: stavamo pensando di creare un capitolo a parte per descrivere alcune persone più particolari del sistema. Cosa ne pensate? Fateci sapere!}

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