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Dopo molti minuti passati a contemplare l'armadio, pensando intensamente a cosa potesse indossare per una serata così importante sotto al suo punto di vista. Decise che forse era il caso di andare sul semplice, non voleva attirare troppo l'attenzione nonostante sapesse benissimo che, nella prima mezz'ora sarebbe stata interamente dedicata a lei e alle sue spiegazioni.

Prese un vestito a turbino bianco, prese dei tacchi neri e li indossò, si sentì un po' fuori luogo, per una festa si vestiva in quel modo? Era esagerato oppure andava bene? Doveva avere conferme, aveva bisogno di farsi vedere da qualcuno.
Le venne in mente di andare a chiamare Fabio, chi meglio di lui poteva dargli qualche parere?

Così si spogliò, indossando nuovamente i vestiti che portava fino a qualche minuto prima e uscì di corsa da casa.
Scese al piano di sotto e si avvicinò alle tre porte che stavano sul quel piano.
Fin quando il nome del tanto atteso ragazzo, si posizionò davanti ai suoi occhi. Premette il campanello e dopo qualche minuto, senti il rumore delle chiavi infilarsi nella serratura. Dopo due scatti, la porta si aprì, e Fabio mezzo addormentato si sorprese di vedere quella figura bassa e dai trattati meridionali davanti alla sua porta.

-cosa succede?-chiese appoggiandosi allo stipite della porta -tutto okay?- continuò con l'aria preoccupata -sì Fabio, tutto bene. Ti disturbo?- chiese -no, mi sono appena svegliato, ma dimmi comunque- sorrise -ecco, puoi venire a casa mia? Mi serve una mano, e soprattutto di un parere- disse mentre negli occhi scuri di Fabio una strana luce prese possesso di essi -va bene, andiamo- rispose pronto facendo un passo in avanti e chiudendosi la porta alle spalle. Ginevra sorrise e condusse il ragazzo verso il piano superiore della palazzina.

Dopo pochi istanti Fabio era seduto sul letto della ragazza, e si guardava attorno senza capire le sue intenzioni -ho bisogno di un parere...non so come vestirmi questa sera- disse prendendo i diversi outfit che sui quali era indecisa
-ah, va bene...- disse Fabio quasi deluso, come se si aspettasse un grande passo nei suoi confronti.

Conosceva davvero poco Ginevra, e tutti quei pensieri così adulteri per qualche istante lo fecero sentire in colpa, un'anima pura come la sua, poteva solo rischiare di sporcarsi restando a lungo contatto con la sua. Ma lei era così innocente, che non lo capiva, e forse l'avrebbe compreso quando ormai era troppo tardi.
Si dispiaceva, non voleva creare casino nella sua vita. E tutti quei pensieri non fecero altro però, che confonderlo.

Ma tutto si cancellò quando Ginevra rientrò nella stanza con un vestito bianco addosso, i capelli scuri sciolti e i tacchi neri. Fabio era estasiato, sembrava un angelo. -come sto?- chiese facendo un giro su sé stessa, sentendosi un po' a disagio su fronte a quei occhi così severi ma così dolci allo stesso tempo -sei meravigliosa, basta, non voglio vederti con nessun altro vestito. Sei perfetta così- disse alzandosi dal letto, Ginevra si sentiva lusingata, nessuno era mai stato così deciso e dolce con lei. Fabio era stato il primo, e si sentiva orgogliosa per la prima volta di sé stessa.
-sicuro Fabio? Non vorrei che...non so si vedessero i fianchi o altro...- disse posando le mani sui fianchi non esageratamente larghi, Fabio le si avvicinò, posando le mani sulle sue e fissandola bene negli occhi -non pensare nemmeno di dirlo, sei stupenda. Non dire stronzate, non provare a cambiarti- disse e lei annuì, ammaliata della sua bellezza, lui sorrise compiaciuto e si allontanò. -ci vediamo dopo allora- sorrise - a dopo...-

[...]
Dopo essersi vestito, sali nuovamente al piano di sopra, eccitato finalmente di poter vedere Ginevra con quel vestito. I suoi amici sicuramente si sarebbero complimentati per l'ottima scelta. Anche se, in cuor suo, non voleva più andare in quel posto e farla vedere ai suoi amici.

Suonò al campanello e dopo pochi minuti uscì la ragazza, perfettamente truccata e sorridente. -possiamo andare?- chiese Fabio per la prima volta in disagio di fronte a tale bellezza.
Pesava di esagerare, complimentarsi così tanto per una ragazza? Quando mai era accaduto?

-certo, andiamo- rispose Ginevra felice di essere accompagnata da lui. Scesero nei box, e Fabio prese l'Audi nera a cui prestava molte cure, la mora salì al suo interno e si sorprese di quanto fosse elegante quella macchina.

Parlarono per tutto il viaggio, ridendo e scherzando come se si conoscessero da sempre. Lei parlò anche in parte del suo passato, da dove venisse e di quanto le mancasse la sua migliore amica, la quale però le aveva promesso che appena saliva per andare a Genova sarebbe passata assieme al suo compagno per Milano.
Arrivarono davanti al locale già colmo di persone, Fabio strinse la mano di Ginevra ed entra insicuro sul da farsi.
-qualcosa non va?- chiese innocentemente la ragazza -no, niente, è che stavo pensando ad una cosa- sorrise -è importante?- chiese -no, non ti preoccupare, entriamo- disse Fabio poco sicuro, lei lo notò, ma decise di non parlarne.

Arrivarono davanti a un tavolo, dove erano presenti altri ragazzi accompagnati anche loro dalle rispettive fidanzate, o almeno credeva.
-Ginevra, questi sono i miei amici- sorrise Fabio, si presentarono tutti assieme alle ragazze e la mora capi subito con quale delle ragazze poteva fare affidamento.

-ehi, che dici, andiamo a prendere qualcosa?- chiese la ragazza dai capelli neri -andiamo, certo- sorrise lei alzandosi assieme alla sua nuova amica, si avvicinarono al bancone e chiesero due drink, nel frattempo venivano preparati iniziarono a parlare nuovamente -sono felice che tu sia venuta, oltre a Emi, sei l'unica che davvero mi sta simpatica- disse Tiffany -eppure mi sembra che ti trovi bene anche con le altre- rispose lei stupita -sembra, ma non è così- rise -non le vedo quasi mai, ed è noioso parlare con loro- alzò gli occhi scuri al soffitto sospirando, Ginevra annuì, e prese la bevanda che aveva appena ordinato.

Per tutta la sera Fabio la tenne d'occhio, Ginevra lo notò diverse volte, che i suoi occhi erano fissi sul suo corpo. Forse per l'effetto dell'alcool o forse per la serata che alla fine grazie ai suoi amici si rivelò divertente decise di lasciarsi completamente andate.

Come aveva fatto appena aveva accettato la richiesta di venire in quel posto.

-Ginevra, andiamo- disse Fabio una volta che si avvicinò a lei, e la strinse a sé, guardandosi attentamente attorno, la gelosia o quello che lui pensava fosse solo attrazione fisica lo stava uccidendo e doveva assolutamente portarla via -no Fabio, sto bene qua!- rise la mora ormai fuori di sé, il ragazzo sospirò, e prendendola saldamente salutò i suoi amici e andarono via.

Si sentiva in colpa per via dello stato della ragazza, non avrebbe dovuto invitarla. O era lei che non doveva accettare?

Entrarono in auto, Fabio la vide lentamente addormentarsi sul sedile in pelle dall'auto, e sorrise dolcemente. La conosceva da malapena ventiquattro ore, eppure le piaceva già. Sentiva che quel bene era qualcosa che non aveva mai provato per nessuna ragazza che aveva conosciuto.

Arrivati nuovamente nel box del grande palazzo Fabio svegliò Ginevra, che era confusa, la testa le faceva male, e non voleva muoversi -andiamo bimba...- sussurrò mettendola a sedere bene -non chiamarmi così...- rispose lei sbiascicando -perché?- si chiese stupido, ma ormai la ragazza già dormiva.

La prese in braccio e la portò in ascensore, sapeva che ora sarebbe incominciata la lotta per prendere le chiavi che portava nella borsetta.
Arrivati al suo piano, si avvicinò alla porta, smosse la ragazza nella speranza che si svegliasse ma ormai era si era addormentata profondamente, in qualche modo, riuscendo a non svegliare Ginevra, Fabio recuperò le chiavi e aprì la porta.

Posò la ragazza sul suo letto e la guardò, per qualche istante.
Non si pentiva di non aver conquistato quello che, in realtà, voleva fin da subito.
Fabio si sentiva soddisfatto di aver riportato quella ragazza a casa. E che, lui e solo lui, poteva ammirarla in tutta la sua bellezza.
Rimosse tutti quei pensieri, e se ne andò, chiudendo lentamente la porta.
Rientrò a casa, e si gettò sul letto stanco.

Ma non aveva sonno, continuava a pensare a lei, e si stupì quando diversamente dalle altre, lei era riuscita a creare un sentimento. Le voleva un gran bene, come se, alla fine conoscesse quella ragazza da tempo, aveva paura che un posto come la Barona non fosse adatto per lei, ma in qualche modo voleva che lo diventasse. E lui l'avrebbe aiutata.

Untitled|| MarracashWhere stories live. Discover now