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"Non prendete mai decisioni affrettate e non fidatevi dei vostri ragionamenti, ma lasciate fare solo all'istinto, che è l'altra faccia dello spirito" disse un tale di cui non ricordo il
nome.

L'unico problema è che il mio istinto fa davvero schifo, se no non sarei sotto al sole cocente in una delle più calde giornate estive. Tutti i ragazzi sani di mente ora saranno a qualche frivola festa in piscina o a un'escursione in montagna.

Ovviamente, però, io non seguo mai la massa e mi ritrovo sempre a fare il contrario di quello che penso. Beh, in realtà, è tutta colpa di mia sorella Gemma e di Niall.

Non capisco come i miei genitori mi abbiano permesso di prendere un treno, viaggiare con loro per tre ore, arrivare a Londra, affittare due stanze per riporre i bagagli e, infine, passare mezz'ora in taxi per raggiungere dio solo sa cosa.

Davvero, se fossi in loro non mi fiderei mai di mio figlio sedicenne, del suo sognante e pazzo migliore amico, e di sua sorella-nonché la più distratta e irresponsabile di tutti- di pochi anni più grande.

L'unica cosa positiva è che, senza loro due, adesso sarei in una stupida biblioteca, seduto a uno stupido tavolo, con la testa immersa in stupidi libri, a ripassare tutto il programma di economia e chissà cos'altro.

No, di certo non sarei a una festa. Sono sempre stato molto dedito allo studio, forse fin troppo. Per questo, l'intera scuola mi considera un topo da laboratorio. Non ne vado fiero, ma sinceramente non sono così noioso come sembra.

"Ehi riccio, spegni quel cervello ogni tanto, fa male pensare troppo. Ecco vedi, ora ti si sono formate anche le rughe!" mi voltai confuso verso il biondino al mio fianco.

Con un movimento fulmineo, poggiò l'indice nello spazio compreso tra le mie sopracciglia. Non potei trattenere una risatina.

"Cosa c'è Nialler? Sei spaventato dalla mia intelligenza?" Risposi regalandogli un occhiolino.

"Ah ah ah, molto divertente" disse, rendendo il tutto più teatrale, mimando la sua risata.

Pochi secondi dopo aggiunse: "sono solo stanco di questa angosciante attesa. Non possono semplicemente lasciarci entrare?"

"Certo, così poi da giovani talenti diventiamo giovani pecore" scoppiò in una fragorosa risata e io lo seguii a ruota.

Ridemmo per un tempo interminabile a una battuta senza senso.
Con Niall è semplice lasciarsi andare. Riesce a risollevarti la giornata con un semplice abbraccio, come un raggio di sole in mezzo alla nebbia.

Lo conosco da quando portavamo i pannolini. È il figlio della migliore amica di mia mamma, e sono grato di questo. Siamo inseparabili, dove c'è lui ci sono io. Siamo uno l'ombra dell'altro.

"E va bene, ma poi non voglio sentire lamentele se quella bella maglia a righe si trasforma in una a macchie!" mi punzecchiò dopo aver ripreso il controllo di noi stessi.

Era davvero insopportabile in questi casi. Come osava denigrare cosi la mia magnifica camicia. Gli diedi un buffo sulla spalla e rincarai la dose con una linguaccia. Decisamente infantile. Gli voltai le spalle in modo che potesse capire di aver ferito il mio piccolo cuore.

"Eh dai Harry, stavo scherzando. Non essere arrabbiato con lo zio Niall" mormorò con voce da principessa, quella che usava sempre per farsi perdonare.

Non ero intenzionato a cedere, quindi continuai a ignorarlo. Dopo avermi chiamato un altro centinaio di volte, non sentii più nulla. Pensai che forse si era stancato. Le mie orecchie non ebbero neanche il tempo di riposarsi, che mi ritrovai le mani di un ragazzino irlandese a scompigliarmi i ricci e labbra che lasciavano piccoli bacini ovunque sul mio viso.
È impossibile resistere alla sua dolcezza.

Tell me about X FACTOR [larry]Where stories live. Discover now