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[N.A. ALERT: CAPITOLO LUNGO, MA I SUCCESSIVI NON SONO PIÙ DI UNA DECINA DI PAGINE/1000 PAROLE (quindi se leggete questo ve ne sono grata e poi potrete leggere capitoli molto più veloci)]

Dopo essere stato abbandonato come un povero sfigato in preda agli ormoni, mi avvicinai allo specchio per sistemarmi. Vidi un viso provato dalla stanchezza per il lungo viaggio, come dimostravano i cerchi viola sotto gli occhi, e pallido per l'agitazione.

Aprii il rubinetto del lavandino impostando la direzione sull'acqua fredda e lasciai che bagnasse le mie mani e successivamente scivolasse sul mio volto. Il contatto mi provocò un brivido lungo la schiena, ma che in poco tempo si trasformò in una sensazione di benessere e rigenerazione. Presi il primo asciugamano che riuscii ad afferrare, allungando una mano. Alzai gli occhi e, beh, la situazione era migliorata leggermente.
I capelli, però, erano ancora in condizioni scandalose. I ricci ricadevano disordinatamente davanti agli occhi e ciuffi indistinti svolazzavano in ogni direzione. Non sapevo che fare e alla fine optai per lasciarli nello stato in qui si trovavano. D'altronde, se li avessi pettinati la situazione non sarebbe cambiata molto.

Stavo per lasciare la stanza, ma mi ricordai della camicia sudata, gettata poco prima sul pavimento bagnato. La raccolsi, intenzionato a riporla nel mio borsone delle emergenze -la valigia era in hotel-, lasciato nel salone. Richiusi la porta e
diedi un'occhiata all'ambiente circostante, pensando di aver creato troppo rumore e disturbato di conseguenza gli altri ragazzi.
Con stupore constatai che nessuno si era preoccupato della mia presenza.

Notai per primo Niall, impegnato a finire l'ennesimo pacchetto di patatine, e il moro al suo fianco che provava a intrattenere una conversazione amichevole.
Liam e Louis erano seduti sul divano, disposto accanto al distributore automatico. Non lo avevo notato prima e sono certo non lo avesse fatto neanche Niall.

Raggiunto il borsone, abbandonato davanti alla porta d'ingresso, mi abbassai per riporre la camicia ancora tra le mie mani, richiudendolo successivamente.

Tornai a guardare i ragazzi alle mie spalle e, non volendo intromettermi nelle loro discussioni, scelsi di andare ad esplorare il grande studio, magari sarei anche riuscito a trovare il luogo adibito al ritiro dei numeri partecipante. Pensai di dover avvisare Niall della mia imminente decisione, ma avrebbe fatto qualche scomoda battuta e sarei stato costretto ad ucciderlo. Anche se in effetti in prigione ci sarei finito io e non lui, ma vabbè.

Piegai la maniglia in ferro della porta e tirai un sospiro di sollievo, notando con piacere che nessuno aveva aperto bocca. Come al solito la fortuna non gira mai dalla mia parte. Chiusi gli occhi e lasciai la maniglia, ruotando il busto in direzione dell'acuta voce di Niall.

"Harry dove stai andando?" domandò,  mentre alzava un sopracciglio, come quando si fa la ramanzina a un bambino dopo che mangiato tutto il pacchetto di caramelle senza permesso.

"Prima cosa a prendere una boccata d'aria. Seconda cosa a capire dove assegnano i numeri per la gara. Tranquillo non sto scappando o andando a distruggere lo studio!" risposi roteando gli occhi, un po' infastidito dal suo volermi controllare in continuazione. Diamine era peggio di mia madre!

L'irlandese continuò a fissarmi ancora per qualche secondo. Mi sentii particolarmente a disagio, era come se mi stesse analizzando ai raggi X. Continuava a guardarmi con occhi socchiusi e sopracciglia incurvate.

Sbuffai silenziosamente, stavo per perdere la pazienza e non ero uno a cui accadeva spesso. Interminabili istanti dopo, finalmente, i suoi muscoli facciali si rilassarono e, con un sorriso a labbra tirate, mi fece un cenno con la mano concedendomi di lasciare la stanza. Lo salutai con un'alzata del capo. Ora dovevo pensare al completamento del mio obbiettivo.

Tell me about X FACTOR [larry]Where stories live. Discover now