CAPITOLO 11

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RACHEL

Sono sul divano della suite dell'albergo, dove alloggiamo tutti noi della squadra di Lando Norris, a fare zapping tra i canali di una tv francese. Visto che continuo a non trovare niente di interessante la spengo e prendo un libro.

Vengo interrotta dall'ennesima chiamata di Max, so già cosa vuole, così non gli rispondo.
Poco dopo mi vibra il telefono, ma sta volta il contatto è Lando:

- Ehi scusa se ti disturbo a quest'ora, ma ho un dubbio su un orario,
l'intervista delle 8 coincide con l'allenamento.
Puoi venire nella mia stanza a vedere?

- E' la 500!!

-Arrivo subito!. Gli rispondo io.

Mi metto velocemente le scarpe e esco dalla camera.

"Diavolo!" faccio un sospiro a causa dallo spavento che mi ero presa trovandomi una sagoma possente davanti alla porta "Accidenti, mi hai spaventata. Cosa ci fai qui"

"Penso tu ci possa arrivare. Ti ho chiamata , ma non mi rispondi" dice con il suo sorriso malizioso e con il suo fare maleducato intento a far sentire tutti inferiori.

Ci sta riuscendo benissimo. Come sempre.

"Sei sempre il solito Max, sempre il solito narcisista del cazzo" dico decisa alzando la voce sottolineando le ultime tre parole.
Mi incammino veloce verso l'ascensore sperando che si arrenda.

Non faccio in tempo a dirlo che due mani mi prendono e mi spingono contro il muro del corridoio.
"Dai Rachel non fare la difficile, in camera da solo mi annoiavo"

"Non è un mio problema"
O forse si, visto che ogni volta viene da me a rompere quel piccolo muro di dignità che mi ero costruita nei giorni in cui gli stavo lontana.

"Oh e invece si" comincia a baciarmi il collo.

Ecco.

"Basta. Come pensi ci stia io? Eh? Mi vieni a cercare solo quando hai bisogno tu!"

"Ma tesoro se tu hai bisogno di qualche notte in più basta dirlo!" ricomincia a baciarmi.

"No! Tu proprio non vuoi capire, non ci arrivi! Se ti annoi e vuoi passare il tempo chiami una cavolo di escort! Non me! Mi sfrutti come ti pare e piace e io non voglio, non sono il tuo fottutissimo giocattolo!"

Mi interrompo per colpa dei singhiozzi che escono ripetutamente dalla mia bocca.

Sono soddisfatta di avergli detto finalmente queste cose, però non volevo piangere davanti a lui, non volevo mostrarmi debole.

Prendo fiato e riprendo:
"Voglio solo la mia storia d'amore e con te che mi distruggi sempre di più notte dopo notte, non riesco ad averla. Mi appare la tua faccia schifosa ogni volta e mi sento in colpa, anche se non dovrei, perché quello che pecca sei te"

Lui mi guarda con un'espressione indecifrabile, poi senza emanare emozioni dice:
"Non l'avrai mai la tua storia d'amore, chi ti credi? Cenerentola?"

Aveva ragione, chi mi credevo di essere?

"Hai ragione" dico sconfitta guardando il pavimento.
Max era sempre davanti a me e io sempre appiccicata al muro.

"Esatto, ho ragione, come sempre" sorride compiaciuto, poi, fa un passo verso di me.

Ora sono esattamente come un panino: il muro è un fetta di pane, Max l'altra e io nel mezzo sono il prosciutto....ma vi sembra normale che in questi momenti seri io pensi al cibo?

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