CAPITOLO 22

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HARRY

Sono ansiosissimo, sono stato uno stupido me ne rendo conto, ma non sapevo cosa dirle. Anche a me lei piace molto, ma non so se sono pronto per ammettere che sia amore vero.
Ma voglio scoprirlo, insieme a lei.

Salgo velocemente la prima rampa di scale due scalini alla volta, entro in ascensore e non riesco a stare fermo dall'ansia. Arrivo alla loro porta d'ingresso e suono il campanello con il respiro affannato. Dopo un po' risuono visto che nessuno ha ancora aperto.

Saranno sicuramente ancora a truccarsi con la musica a palla e non sentiranno il campanello. Già qui mi rendo conto di quanto sono cotto di questa ragazza, di solito non sopporto le persone ritardatarie, che non sono subito disponibili se hai un incontro già fissato, ma con lei...è tutto diverso, se è in ritardo la adoro, ci rido sopra. È uno degli aspetti che mi piace di lei.

A volte mi chiedo come abbia fatto ad arrivare fino a qui, e il bello, è che non mi so rispondere. Riguardo indietro e vedo solo quella mattina autunnale passata su un divanetto di velluto in un ufficio estremamente rosa ed elegante, con davanti una ragazza che avevo visto fino ad allora solo in copertina, e il suo sorriso che faceva diventare i suoi occhi scuri così luminosi, penso, che sì, quello sia l'inizio, dove il 'colpo di fulmine', che non mi aspettavo affatto, ci ha colpiti per la prima volta.

Suono altre due volte, ma nessuno apre. Scendo di nuovo nella hall del palazzo e chiedo al portiere se può aprirmi lui. Mi ha visto oramai abbastanza volte per fidarsi e darmi le chiavi dell'attico, così non perdo tempo e risalgo le scale. Ad un certo punto sento chiamarmi, quella voce l'ho già sentita ma non riesco ad associarla alla persona. Poi mi ricordo che Emily mi aveva detto che Azzurra avrebbe avuto compagnia, così capisco.

Holland.

"Ehy signor Holland."

"Basta essere formali, chiamami Tom" dice ridendo raggiungendomi all'ascensore "Sei arrivato ora anche te?"

"No, in realtà sono qui già da diversi minuti, ma non mi aprono. Sono venuto giù a prendere le chiavi" lo informo mostrandogliele.

"Come minimo sono uscite ora dalla doccia e non sentono il campanello a causa del phon" ridiamo entrambi sonoramente.

"Io sono stato più ottimista, penso si stiano truccando con la musica a tutto volume."

"Speriamo ahah."

Continuiamo a ridere.
Apro la porta e ci fermiamo sulla soglia non sentendo nessun rumore.

"Strano mi aspettavo un misto tra phon, musica e canti stonati."

"Emily?" la chiamo io a gran voce dall'ingresso "Sono arrivato! E c'è anche Tom con me!"

"Ragazze? Dove siete?" continua lui.

Avanziamo entrando nell'open space e cominciamo a sentire dei rumori come singhiozzi. Ci ritroviamo davanti l'ultima scena a cui avremmo potuto e voluto immaginarci, Azzurra e Emily che piangono sedute sul tappeto del salotto con la schiena appoggiata al divano, Emily a occhi chiusi mentre tira su con il naso appoggiata sulle gambe di Azzurra.

Io corro da Emily mentre Tom da Azzurra.

La tiro su dal pavimento mettendola a sedere sul divano come se fosse una bambina piccola. Le metto le mani sulle guance cercando di guardarla negli occhi, parlandole, cercando di capire perché sono in questo stato.
Ma è tutto inutile, nessuna parla, come se non ne avessero il coraggio.

Dico a Tom di andare a prendere dei fazzoletti e un po' d'acqua per calmarle...loro sono apatiche, nel loro mondo, come se tutto quello che sta succedendo intorno a loro non ci fosse, non capisco.

Sogni AppesiWhere stories live. Discover now