CAPITOLO 16

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AZZURRA

Sento bussare alla porta ed entra Tom con un leggero sorriso sul volto, gli lancio un'occhiataccia e torno a scrivere al computer.

"Hey", dice sorridendo.

"Hey" dico senza nemmeno guardarlo.

"Credo sia il caso di parlare di quello che è successo tra noi".

"Non c'è nessun NOI, di conseguenza niente di cui parlare" rispondo io in modo freddo ancora arrabbiata per l'accaduto.

"Ti prego, dammi solo un'altra possibilità, tu mi piaci davvero, voglio che funzioni. Concedimi solo una cena, e se non funziona ti lascerò in pace."

Lo guardo un secondo pensando a cosa rispondere "Tom, lo sai vero che non basterà una cena a farti perdonare?"

"Lo so, Emily mi ha detto che sei una persona che non si fida molto e non perdona facilmente".

"Perché non si fa mai i fatti suoi quella ragazza?" dico cercando di non farmi sentire.

A quanto pare ho fallito nel mio intento perché lui continua "In effetti mi ha anche raccontato dei...dei tuoi attacchi di panico".
Smetto di scrivere sulla tastiera per poi guardarlo.

"Che cosa ti ha detto?"

"Abbastanza per capire che hai avuto un attacco di panico a causa mia. Mi dispiace."

Ricomincio a fare quello che stavo facendo.

"Non è un tuo diritto sapere come sto, visto che sei la fonte del mio dolore" dico seria.


Abbasso la testa e dopo un minuto di silenzio prosegue "Lo so che ti fidi poco delle persone, però voglio davvero provarci. Io non so cosa è successo con la tua famiglia, ma voglio tu sappia che ci sono e quando hai bisogno di parlare puoi
chiamarmi. Ok?" conclude lui.

È vero. Da quando me ne sono andata e ho litigato con la mia famiglia, da quando ho cominciato ad avere...questi attacchi, ho sempre più paura di soffrire.
So che soffrire fa parte della vita, ma certe volte mi sembra di averne passate fin troppe. Appena mi calmo, e mi rendo conto che va tutto bene, quando cerco di non pensare alle conseguenze ma solo a me stessa, succede sempre qualcosa.
Ma forse, se è venuto qui significa che gli interesso davvero. Forse dovrei provare, anche se ho sofferto molto.

"Ok. Allora, dove andiamo?".

Sorridendo dice "One Dine".

***

Adoro il profumo intenso che invade le narici appena entri nel ristorante.

Ci avviciniamo all'uomo all'entrata che subito abbraccia Tom.

"Hey Holland, sempre qui?!"

"Gabriel, sì, sempre qui" risponde ridendo.

"In che senso?" dico io non capendo.

"Vengo qui praticamente una volta a settimana, la mia famiglia ha finanziato il ristorante" dice sorridendo.

"La tua famiglia ha finanziato il mio ristorante preferito?".

"A quanto pare".

Gabriel prende in mano i due menù e ci porta al nostro tavolo, quello più appartato con la meravigliosa vista su New York.

Adoravo venirci con Joshua, è il nostro ristorante preferito. Tutte le volte che prende la bistecca gli dico di non volerla ma alla fine la dividiamo sempre o comunque la condivide con me.
Mi manca venire qui con lui, in realtà mi manca qualsiasi cosa.

È Tom a svegliarmi dai miei pensieri che mi fanno impazzire chiedendomi cosa prendo.
Sempre il solito, antipasto di mare.

Poco dopo arrivano le nostre portate.

Sogni AppesiWhere stories live. Discover now