Capitolo 3.

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Alyssa POV

Sono seduta al bar del campus mentre aspetto Becka che termini la sua ultima lezione e mi raggiunga. L'orologio sopra al bancone indica le 14, ciò significa che ho un'ora per portarmi avanti con lo studio.
Mi volto verso le vetrate e ne vedo la mia immagine riflessa, mi sento finalmente libera.

Ho attraversato giorni difficili, da quando sono tornata, perché la sensazione di essere stata ingannata dall'unico rapporto che allo stesso tempo mi ha aiutata nella ricerca di me stessa, mi ha ferito.

Sembrano due parole così distanti, fiducia e dolore, ma chi ne sa riconoscere il confine sottile potrà giurare quanto esse siano così strettamente legate. Contrastata, ecco come mi sono sentita mentre ne tracciavo quella linea immaginaria. Divisa tra l'innegabile unicità di ciò che avevamo vissuto, talmente forte da non poter negare sia davvero esistita, con l'opposta realtà di non essere più niente.
Ma la vera guerra è stata quella tra cuore e ragione, l'assiduo diverbio che non troverà mai nessuna conferma. È qui infatti che tutte le radici ti tengono avvinghiata all'eventuale possibilità di seguire i sentimenti o rispettare il dolore per ripartire da capo. Sono riuscita a scorgere anche un'altra possibilità in questa disputa, quella di essere fedele al proprio io e non precludermi nessuna scelta, se solo ci fossero stati dei gesti impossibili da ignorare.
Non conoscere cosa spinga una persona a tradire la fiducia dell'altra, oltre la mera compiacenza personale, è un comportamento troppo meschino da accettare. Ecco perché non riesco ancora a credere che tutto quello che conosco sia la verità di ciò che è stato. Ma non ho mai ascoltato altro di diverso, ho dovuto rassegnarmi all'amara consapevolezza che forse, la compiacenza personale, sia stata abbastanza da rovinare tutto ciò che siamo stati.
Diventare improvvisamente invisibile e non all'altezza di ricevere nessuna spiegazione è stata la cosa che più mi ha ferita.

Dopo la rabbia, infatti, c'è stato il dolore.
Un dolore del tutto nuovo, consapevole, al quale non poter mostrare altro che la rinuncia anche della speranza.
Perché c'è stata anche lei, fino a quando non ho capito di non aspettare più qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
Non può esistere un amore a senso unico, questo ho capito da quel giorno. Non si può amare per due o credere di poter bastare da sola, per far sì che le cose vadano bene.
Illudersi di poter sconfiggere i muri che circondano l'intera esistenza di un'altra persona è una presunzione folle da inseguire, e io ho fatto l'errore di credermi invincibile di fronte a questa guerra.

Siamo stati qualcosa. In un preciso momento, di un determinato giorno, in qualche confine preciso della terra, siamo stati un effimero momento di felicità rubata.
Oltre le mani, i corpi intrecciati, oltre ciò che abbiamo visto, c'è quello che le parole non possono arrivare a fare. Oltre le catene, oltre i muri che mi hanno dato l'illusione di arrivare a sfiorarci, oltre le paure, oltre il buio, ci siamo, per il tempo di un attimo, sentiti vivere insieme.
Questa è l'unica certezza che mi rimane di noi.
È solo questo tutto ciò che siamo stati, il fugace momento di un battito di cuore.

Così sono arrivata alla conclusione che, seppur doloroso, richiudere una persona ai ricordi del passato sia l'unica scelta giusta da fare a volte.

Siamo esistiti, saremmo potuti coesistere in un presente diverso, ma adesso non potremmo mai ritornare ciò che eravamo. Perché non si può giustificare la mancanza di rispetto, non posso attribuire ogni scelta sbagliata al lato che non conosco di Blake. Ecco perché ho scelto di scegliere me stessa.

Il brusio in sottofondo di due amiche che si sono appena sedute in un tavolo poco distante, attira la mia attenzione e mi distrae dai pensieri. Ne osservo i lineamenti, avranno circa la mia età, e sembrano parlare eccitate di qualche festa tenuta negli scorsi giorni. Mi prometto di non ascoltarle fino a quando non pronunciano qualcosa che cattura la mia totale attenzione, obbligandomi ad origliare la conversazione.
<<Hai saputo di ieri sera?>> Domanda la bionda all'amica che non sembra essere per niente sorpresa di quella domanda.
<<Mi hanno mostrato un video stamattina, dicono sia iniziato tutto da una frase che nessuno ha capito a causa della musica.>> Risponde l'altra, facendo assumere un'espressione stupita alla sua interlocutrice.
<<Sembrava davvero folle, non si sa cosa l'abbia fatto scattare improvvisamente ma faceva paura solo a guardarlo credimi. Non avrei mai voluto essere nei panni dell'altro.>> Continua lei gesticolando euforica, dall'aspetto di chi sa molto più di quello che sta raccontando.
<<Sai di chi si tratta?>> Chiede la bionda curiosa dello scoop che di sicuro sta per ricevere.
Le mie orecchie si tendono all'attenti. Solitamente non sono interessata a nessun tipo di notizia del momento che gira tra noi studenti, eppure qualcosa mi spinge a continuare ad ascoltare quello che le due stanno raccontando, sperando che non si tratti dell'unica persona che ho il timore invece sia.
<<Certo che sì...>>

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora