Capitolo 6.

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Alyssa POV

Ci sono alcuni momenti nella vita che definiscono ciò che siamo, o chi vorremmo diventare. Ricommettere gli stessi errori significa accettare la possibilità di rivivere nel futuro, la delusione del presente.
C'è una cosa che ho capito crescendo, imparare a fare un passo indietro rispetto i propri sentimenti è il gesto migliore per rispettarsi, a volte. Saper scegliere chi perdonare è, la chiave per evitare di vivere nelle stesse illusioni.

Coesistere con la paura di ripetere la sofferenza già vissuta è l'errore più grande da commettere, soprattutto verso chi non ha cercato di essere all'altezza del tuo mondo. Non si può cercare di comprendere le difficoltà di un'altra persona se alla base non c'è il reciproco desiderio di mettersi a nudo, c'è un tempo per aspettare e un altro per rassegnarsi che ciò non avverrà mai.
Mettersi in gioco nelle mani di qualcuno è il rischio più grande da correre perché la gente sa esattamente dove colpirti a quel punto, e non tutti possono permettersi un azzardo così grande. Chi vuole, allo stesso tempo, correre il pericolo di mettere a repentaglio tutto ciò che è riuscito a costruire per inseguire un amore impossibile, non può rimanere ancorato a delle sensazioni non contraccambiate.
Restare sospeso nel limbo della speranza ti porta a domandarti se ne è valsa la pena, aspettare il cambiamento di una persona che non è disposta a spendere il suo tempo per te. Perché qualcuno che non lotta contro i propri limiti non sarà mai all'altezza di combattere per averti.
Ecco perché tirarsi indietro non può essere sbagliato.

Così, mentre mi ritrovo ad un passo dalla mia più grande tentazione decido di ritirarmi, ignorando tutte le sensazioni che mi spingono invece verso Blake.
Evito i suoi occhi, mi libero dal suo tocco ma non dal senso di oppressione all'altezza del petto. Rimaniamo semplicemente immobili, mentre tutto intorno diventa un contorno silenzioso. Ma nessuna parola esce dalla sua bocca, ancora una volta.

Sento il suo sguardo penetrarmi ovunque e il senso di calore impossessarsi della mia pelle, come se le sue mani stessero tracciando ancora l'unico confine che abbiamo mai condiviso insieme. È qualcosa di potente e contrastante, il modo in cui lo percepisco così vicino ma allo stesso tempo infinitamente distante da me.
Sono sembrati infiniti i giorni in cui non ci siamo più osservati, ma ancor più lunghi sono stati quelli in cui la sua assenza accompagnava lo scandire dei secondi. È quasi impossibile credere di dividere lo stesso spazio, ora che ci siamo di nuovo sfiorati. Lottare contro la voglia di toccarlo e di parlargli supera qualsiasi altro divario che ho imposto, impossibile da cucire in questo momento, e la difficoltà nel conservare questa lontananza mi fa rendere conto di come Blake, sia diventata la mia più grande debolezza.

Ho commesso lo sbaglio di fidarmi dei suoi occhi e delle parole non dette per tutto il tempo in cui ci siamo toccati, ho intravisto un'altra realtà quando mi ha concesso di sbirciare oltre il muro dei suoi confini e, a differenza delle sue convinzioni, ne ho osservato l'umanità che pensa di aver perso. Ma non può più bastare, non dopo ciò che ha fatto, e io devo prendere le distanze dall'influenza che senza rendersene conto mi farebbe di nuovo cedere negli stessi peccati.
Mi abbandono al desiderio di osservare un'ultima volta il suo sguardo, prima di girarmi e andare più lontano possibile dal suo corpo.

Chiudo la porta alle mie spalle quando esco da un uscio d'emergenza, sedendomi sulle scale di metallo che conducono al marciapiede della via laterale. Il calore del respiro crea una condensa di vapore che si disperde rapidamente nell'aria e mi accorgo, solo quando inizio a tremare, di essere uscita senza prendere la giacca.
<<Prendi questo, non vorrei vederti morire di ipotermia proprio stasera.>>
Mi metto in allerta quando sento una voce provenire dalle mie spalle immersa nel buio. Assottiglio lo sguardo per adattare gli occhi alla poca luminosità e ne riconosco il volto di Nathan che sta reggendo tra le labbra qualcosa di simile ad una sigaretta mentre allunga una mano nella mia direzione per passarmi un giubbetto nero.
Lo accetto senza contraddirlo perché il vestito che indosso non riparerebbe dal freddo neanche se improvvisamente si allungasse di venti centimetri.
<<Stavo pensando d'ibernarmi in realtà. Anche tu sei fuori per lo stesso motivo?>>
Sorrido per l'assurdità di questa conversazione quando Nathan si avvicina per sedersi poco distante da me. Ora che ne posso osservare più attentamente i lineamenti, noto gli occhi contornati dalla stanchezza e l'aspetto spento di chi vorrebbe solamente allontanarsi per qualche ora dai problemi. Non posso fare a meno di domandarmi se tra questi ci sia anche Blake, o se ne sia lui stesso la causa, ma vederlo in queste condizioni mi fa intuire che questi giorni non sono stati facili.
<<È stata solo una giornataccia oggi e volevo fumare senza altre persone che avessero il mio stesso intento.>> Gli occhi fissano semplicemente il tabacco acceso. Si limita con movimenti quasi meccanici a finire la cartina senza aggiungere altro mentre lo sguardo si distacca lentamente dalla realtà, isolandolo nei suoi pensieri.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now