Capitolo 12.

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Alyssa POV.

Sono ormai le undici quando rientro al dormitorio dopo essere stata a cena con Elliot, il ragazzo conosciuto in libreria.

La stanza è vuota perché Becka, come ormai sempre più spesso accade, si è fermata a dormire da John. Ne approfitto così per spogliarmi e lanciare i vestiti alla rinfusa prima di mettermi a letto e pensare alla serata appena trascorsa.
Non sono serviti grandi gesti per rendere unica un'uscita alla quale non ho saputo decidere se accettare fino a qualche ora prima, ma adesso che sono di nuovo da sola con me stessa posso dire di essere felice di averlo fatto.
È stato strano sedersi ad un tavolo e parlare, sorridere a volte, solo per il piacere di conoscersi senza nessun muro a dividere le parole dagli sguardi. Non ci sono stati imprevisti, sbalzi d'umore o occhi che si sono assentati per non ritornare più nel posto in cui mi trovavo invece io. Tutto è andato nel modo in cui, solitamente, due ragazzi si conoscono per la prima volta, una strana normalità a cui non sono mai stata abituata ma che sento di apprezzare.

Elliot non è stato scontato, sicuro di sé e sincero nel dire che mi avrebbe baciata ma forse sarebbe stato troppo presto per me. Non per questo però si è avvicinato prendermi per mano nel tragitto di ritorno e io non mi sono sottratta al suo tocco. So che è un giocatore di football, ama immensamente suo fratello e i suoi amici, non è stata inclusa la sua famiglia ma non m'importava in quell'istante rischiare di rovinare un momento del genere per saperne qualcosa in più. Abbiamo infatti parlato di noi, semplicemente la mia vita e la sua, senza accennare al nostro passato.
È stato bello, lui e il tempo che abbiamo condiviso, quasi non fosse reale.
Mi addormento così sorridendo ma con una strana sensazione all'altezza dello stomaco che mi rende irrequieta, perché sabato usciremo di nuovo.

Una serie di rumori incessanti mi fanno rigirare nel letto nella speranza di attenuare questo fastidioso suono che, al contrario, sembra non diminuire. Cerco di coprirmi mettendo il cuscino sopra il volto ma quando mi rendo conto che la confusione prodotta viene proprio dalla mia porta, accendo la piccola lampada e mi alzo.
Sblocco il telefono per vederne l'ora, è tarda notte e non sono sicura voler sapere chi sia il responsabile di questo comportamento imprudente.
Faccio un passo in avanti in punta di piedi e appoggio l'orecchio alla superficie dell'ingresso per provare a sentire la voce, ma nessun altro suono sembra provenire dall'altro lato. Vacillo tra la curiosità di voler dare una spiegazione a questo gesto, con la paura esatta di non conoscere la persona che sta bussando alla mia porta da qualche minuto, perché qualsiasi individuo ragionevole mi avrebbe avvertito del suo passaggio.
Solo un ragazzo sarebbe in grado di irrompere in piena notte nel dormitorio femminile, infrangendo ogni regola universitaria e rischiando l'espulsione ma l'impossibilità che sia proprio lui mi spinge, ancora di più, a voler dare un volto e un nome alla persona oltre il muro.

Appoggio la mano all'impugnatura illudendomi che basterà un urlo per attirare qui la vigilanza notturna qualora ce ne fosse bisogno e deglutisco, prima di aprire.
Sbatto gli occhi incredula. Non faccio in tempo a realizzare che sia proprio lui perché, in un solo istante, Blake varca la linea divisoria dei nostri corpi incastrando il mio volto nelle sue mani.
Osservo timorosa il suo viso senza dire una parola, come si è ridotto in questo stato?
Il respiro affannato, come se avesse appena corso, mi solletica il labbro inferiore pericolosamente vicino alla mia bocca mentre, subito dopo essere entrato, chiude la porta alle sue spalle. Avanza non staccando il suo palmo dalla mia faccia come se avesse paura che, interrompendo questo contatto, si spezzasse anche questo silenzio.
La stanza assorbe velocemente il suo profumo e io, come plagiata dalla sua presenza, mi lascio trasportare fino alla scrivania che si trova alle mie spalle. Sento pulsare la pelle, proprio sotto le sue mani, alimentate da una sensazione rimasta assopita proprio dall'ultima volta che queste stesse dita, hanno tracciato sentieri rimasti scolpiti in tutto il mio corpo. Mi beo dell'effetto che ne risponde il mio fisico solo in sua presenza, lasciandomi cullare solo dalle sue carezze per qualche minuto, prima di ritornare quasi con difficoltà al motivo reale della sua visita.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now