Capitolo 38.

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Blake POV

Cosa sono disposto ad accettare per scoprire la verità?

Davvero ho creduto per tutti questi anni solo ad una convinzione sbagliata?

No, non è possibile. Mio padre è stato a farmi finire in ospedale, solo lui avrebbe potuto scagliarsi con così tanta crudeltà verso il corpo di un bambino. Lui e nessun altro avrebbe potuto rompere due costole del figlio, creargli una commozione celebrare e lo spostamento di tre vertebre lungo la schiena dorsale. È stato lui, deve essere per forza colpa sua, come sua è stata la responsabilità di lasciarmi solo per i due giorni precedenti all'incidente senza né cibo né acqua.

<<Avrei potuto chiamare il commissariato di polizia in qualsiasi istante, durante gli anni in cui ho vissuto in casa con te. Mi sarebbe bastata una telefonata e mostrare i lividi addosso, per farti rinchiudere dentro un buco con persone spregevoli tanto quanto te. E lì saresti stato preso di mira dagli altri detenuti, perché anche per loro c'è un etica che non deve mai essere superata: donne e bambini sono intoccabili.>>

Mi levo le sue mani di dosso, prima di girargli attorno come un predatore.

<<Saresti morto per causa mia lì dentro. Ecco perché non ho ammesso la tua colpevolezza all'agente che mi ha interrogato ma ho inventato una caduta dalle scale. Non ti ho coinvolto anche se sono certo che sei stato tu a farmi del male, non ho fatto il tuo nome perché non avrei avuto pace se fossi morto dietro le sbarre.>> Mi fermo alle sue spalle, qui dove lo vedo drizzare la schiena e farsi attento.

<<Ma ero un debole, un ragazzino che nonostante tutto cercava ancora di dare una giustificazione agli atteggiamenti di suo padre. Un bambino che sarebbe cambiato di lì a poco, diventando esattamente come il mostro che mi accusavi di essere. Perché se ci fosse adesso, la possibilità di tornare indietro, non mi sarebbe fregato un cazzo del male che ti avrebbero fatto in carcere; io avrei fatto il tuo nome.>> Gli sussurro lentamente, per fargli memorizzare ogni singola parola. Lui per me è morto quella sera e questo non cambierà per nessuna ragione al mondo, neanche dopo tutto ciò che mi dirà oggi. <<Quindi avanti, puoi lasciarti andare a qualsiasi spiegazione, davvero. Sono disposto ad accettare ogni forma di verità che hai da offrirmi perché questa non mi farà mai cambiare considerazione sulla persona che sei stato con me per anni: uno schifoso bastardo.>> Solo adesso mi giro per allontanarmi dal suo corpo immobilizzato, ponendo più distanza possibile tra di noi. I ruoli sono inversi oggi e forse lui non se lo aspettava così, ma non ci sarebbe mai potuto essere un confronto diverso dopo tutto ciò che per causa sua ho dovuto affrontare.

<<Temevo fossi in pericolo, ecco perché sono venuto a cercarti...>> Mormora d'un tratto sottovoce, convinto forse che questo sia sufficiente a rispondere alla domanda rimasta in sospeso tra noi. E io preferirei quasi, aver sentito male.

<<Ma poi hai reagito così e io non ce l'ho fatta a vederti in quello stato. Me ne sono andato consapevole che ti avessi rovinato in modo indelebile, il tuo sguardo è stato sufficiente a farmi sbirciare oltre il turbinio dei tuoi occhi e ci ho visto solo la conseguenza delle mie azioni. Ecco perché ho dovuto rimediare in qualche modo che tu ignori ai miei errori che ancora mi perseguitano, facendo quello che avrei dovuto fare tanti anni fa.>> Si volta verso di me, un'aria turbata in volto e quello che appare come un tentativo di ammissione assume d'un tratto un altro significato.

<<Chi mi sta minacciando?>> Sputo fuori senza mezzi termini, attento a catturare ogni sfumatura di una spiegazione ancora incomprensibile.

<<Più nessuno, ho risolto la questione>> si limita a dire, attento a non incrociare i miei occhi. Mi sta sfuggendo per una ragione, non vuole che io sappia di più.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now