Capitolo 21.

10.7K 317 32
                                    

Alyssa POV

Percepisco solo la paura cibarsi dei miei pensieri in questa maledetta stanza, mentre Jace osserva fuori da una grande finestra davanti ai miei occhi dove ormai il sole è già calato.
Solo condividere la sua stessa aria non fa che aumentare la mia agitazione.

Non so dire dove siamo o da quanto tempo siamo rinchiusi qui, quello che so per certo è il fatto di non aver mai visto un paio d'occhi iniettati tanto d'odio come adesso. Io non avrei mai dovuto essere qui, ma lo sguardo malsano di Jace mi suggerisce che sono proprio nel posto esatto dove lui aveva immaginato.
Da quanto tempo ha in mente questa follia?

Ho provato ad allontanarmi dal suo corpo, nel momento in cui ha spento il motore della macchina proprio davanti questo edificio a me sconosciuto e questo non ha fatto altro che farlo infuriare ancora di più. Perché se prima credevo di essere solo un mezzo per arrivare a Blake, ora sono certa che non si farà problemi a calpestare senza scrupoli chiunque voglia rovinare il suo piano.
Un piano di cui ancora, non ne conosco l'origine o il fine.
Avvolta da un fascio di brividi, passo una mano lungo il mio braccio per cercare di scacciare la sensazione di sentirmi soffocare nella mia stessa pelle. Nonostante il freddo riempie le mura di questa casa, l'adrenalina in circolo sul mio corpo non mi lascia percepire altro se non il fatto di dover trovare velocemente una via di fuga.

Mi osservo intorno, la piccola baita in legno in cui ci troviamo è completamente deserta ma arrivando qui sono riuscita ad intravederne le lettere di un cartello poco distante dall'imbocco in cui abbiamo girato: "Fellows Lake".
È lì che dovrò in qualche modo arrivare.

Deglutisco seduta sopra questa sedia in soggiorno, accanto ad un camino spento, perché l'unica via d'accesso è una porta inchiavata da un mazzo di chiavi appese al collo di Jace, e una porta finestra dove c'è il suo corpo appoggiato proprio alla maniglia. L'unico modo per scappare è farlo spostare da lì e correre il più veloce possibile.
Ho paura, ma l'istinto di sopravvivenza, in questo momento, prevale su qualsiasi altro sentimento. E ho tutta l'intenzione di fare il possibile per andarmene da lui che, come se avesse appena intuito i mei pensieri, si gira a fissarmi torbido.
<<Non riesco a comprendere ancora il perché io sono qui, perché ti è così difficile risolvere le cose tra di voi piuttosto che coinvolgere me?>> Domando cercando di non far trapelare il tremolio della voce, quando sento le pulsazioni del mio cuore salirmi in gola. Non voglio sapere cosa c'è stato tra di loro, in questo istante l'unica cosa che davvero desidero è farlo avvicinare a me per andarmene da qui tramite quella finestra che non è intenzionato a lasciare.
La risata crudele che abbandona la bocca di Jace squarciando il silenzio intorno mi fa sussultare e d'istinto mi stringo tra le spalle come per proteggermi da lui.

<<Sei proprio una stupida, ragazzina. Ancora non sei riuscita a capire che tu sei la chiave per riuscire a ferirlo, che tra tutti, solo con te si rende più invulnerabile. O almeno quel che basta per fargli affrontare il suo peggior incubo, la possibilità di perdere anche te.>> Incalza senza troppi giri di parole, sorridendo come un matto.
La conferma che non si limiterà a tenermi solo come un'esca giunge chiaramente alle mie orecchie e si annida alla consapevolezza di non aver scampo. A queste parole sento una fitta attraversarmi lo stomaco che mi blocca il respiro e una nausea improvvisa giungere velocemente perché io, potrei non farcela.
Abbasso lo sguardo a terra quando i miei occhi si inumidiscono, tutto perde improvvisamente di nitidezza quando una lacrima mi attraversa la guancia e finisce proprio sopra la mia gamba. Mi mordo il labbro inferiore per non emettere nessun suono, stringo la pelle talmente forte da percepire il sapore metallico del sangue mischiarsi in bocca, per mascherare tutta la mia debolezza. Non voglio che Jace avverta la mia paura, non permetterò di farmi vedere in queste condizioni.
Tento di regolarizzare il battito del cuore, per non rischiare di cadere vittima di un attacco di panico proprio qui. Ispiro con il naso, lentamente, per circa quattro secondi per poi mantenere l'aria nei polmoni per altri sette secondi, e solo a questo punto espiro piano tutto dalla bocca per altri otto secondi. Ripeto questa tecnica per un paio di volte, fino a quando riprendo il controllo del mio battito cardiaco e non ho più l'impressione di piangere. Alzo di nuovo la testa e con tutta la forza che riesco a trovare, inizio a ragionare di nuovo fino a quando un'idea mi affiora in testa.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora