Capitolo 18.

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Alyssa POV.

Tutta d'un pezzo, ecco la prima cosa che ho pensato quando l'ho incontrata.

Sorrideva spesso, davanti agli altri alzava il mento per osservarli dritti negli occhi con una sicurezza convincente, come se il mondo non la spaventasse mai.
Era sempre stata lei la prima a parlare per poi non lasciarsi andare, faceva parte del suo piano. Voleva che fossero gli altri a raccontare e non perché amava starli ad ascoltare, lo faceva per evitare di esporsi.
Tutta d'un pezzo o a pezzi, mi sono iniziata a chiedere ogni giorno che la osservavo.
Non l'ho mai sentita chiedere aiuto a nessuno, per nessun motivo, come se ormai avesse superato così tante cose da farcela benissimo anche da sola. Come se per lei, le ferite non esistessero o il dolore dei pugni non riuscisse più a sfiorarla. Non ha imparato a chiedere aiuto perché è stata l'unica, a farsi carico di sé.
È sempre stata intera, ricomponendo i suoi pezzi da sola chiusa in una stanza, attenta al fatto che nessuno poteva mai guardarla in quelle occasioni. Anche quando a pezzi, è sempre stata tutta d'un pezzo.

Non lo è mai mancata un'altra metà, o se è successo aveva solamente necessità di trovare l'altra parte di sé. Non ha avuto mai bisogno che nessuno completasse il puzzle che è sempre riuscita a terminare da sola, è sempre stata tutto lei.
Allora mi sono domandata, è possibile nascere tutta d'un pezzo?

Ho iniziato a notare il suo sorriso che a volte mi è apparso un po' meno felice, una risposta sicura per non inciampare negli occhi che sembravano invece stessero per urlare. Come se costringesse le labbra ad inarcarsi verso il cielo perché i distratti non ne leggessero invece il muro che avvolgeva le sue lacrime. Sorride quando è felice, sorride quando non sa come esserlo, eppure lo fa sempre.
Ha imparato a cadere senza farsi male, ad inciampare e rompersi le ossa senza dover urlare. Ha capito come rialzarsi, ricomporsi e riprendere a camminare lasciando dietro le spalle una corazza come promemoria per non farsi frantumare. Sempre da sola, ha visto crollare il mondo e a mani nude è riuscita a ricostruirlo.
È fatta di particolari, pochi gesti non calcolati, piccoli frammenti che quasi nessuno riesce a cogliere. Concede il suo mondo solo a chi, nel mondo riesce a soffermarsi.
Si gira nel letto in piena notte, alza le coperte fino al mento per volersi nascondere, poi le toglie per sentirsi libera. Lega i capelli senza lasciarne uno fuori posto solo per non permettere alla gente di distrarsi ad osservare altrove, non gesticola quando vuole farsi ascoltare per non rischiare che gli occhi si disperdano scordandosi di lei.
Ho creduto che fosse tutta d'un pezzo perché non barattava mai la luce con il buio, anche nei giorni no lei sembrava sempre camminare accanto al sole. Ero certa fosse un tutt'uno, lei e quello che mostrava, ma ho semplicemente capito che mi sono sbagliata per tutto questo tempo.
E adesso riesco a vederlo chiaramente, quanto sia stato il tempo a renderla così.
Così tosta, così indurita nei confronti del mondo, eppure sempre contraddistinta dalla forza di lasciare lo spazio al cuore, a volte mascherandolo.
In questo momento è come osservarle l'indifferenza crollare dal volto di Becka e lasciarla scoperta nella sua fragilità più grande, come se si fosse appena spogliata da ogni corazza.
E tutto ciò, ha a che fare anche con Blake.

I suoi occhi si socchiudono per trattenerne un dolore insolito, le sue mani si stringono con forza intorno al volante prima di spegnere la macchina nei parcheggi dei dormitori e fissare l'edificio di fronte. Come se si fosse appena isolata nei suoi pensieri, Becka si lascia andare contro il sedie alle sue spalle e sprofonda in un silenzio che appare interminabile. Solo il chiacchiericcio degli studenti all'esterno rompe l'abitacolo di un sottofondo diventato improvvisamente teso.
Cosa cela quel sorriso per spegnersi ascoltando un solo nome?

Mille pensieri si susseguono nella mia mente, tutti mi riconducono solo alle infinite avvertenze della mia compagna nei confronti di Blake, fin dalla prima volta. Lo strano presentimento che mi ha sempre accompagnato quando i loro occhi si sono incrociati, ho sempre saputo che ci fosse qualcosa dietro ma non ho avuto mai il coraggio di ammetterlo. C'è qualcosa che mi sfugge, anche adesso che ogni scenario mi si palesa davanti non riesco ancora ad afferrare la verità.
La osservo, immobile trattenere il respiro, e senza nessun freno le faccio l'unica domanda che potrebbe darmi una risposta allo strano rapporto che li unisce.
<<Voi...avete avuto una storia?>> Imbarazzata sussurro al suo fianco.
I suoi occhi ritornano al presente non appena ascolta la mia voce, si volta verso di me e sbatte le palpebre come se la sua bolla fosse appena scoppiata trascinandola di nuovo in questa macchina, in questo preciso istante.
<<Non c'è stato mai niente tra noi due, e mai ci potrà essere.>> Precisa scuotendo la testa nervosamente per scacciare quest'idea, con una serietà che non le ho mai visto addosso prima. Il suo timbro è diventato più cupo, così come lo è il suo sguardo ora, serra la mandibola e nel suo viso non c'è più nessuna traccia di divertimento.
<<Ho sempre cercato di tenermi fuori dalla vostra relazione Alyssa, non ho mai voluto influenzare le tue scelte perché non sarebbe stato giusto da parte mia.>> Con un gesto repentino si slaccia la cintura e si volta verso il mio corpo per guardarmi dritta nelle iridi. Percepisco il battito del mio cuore accelerare ed arrivare dritto alle orecchie, come se isolasse improvvisamente ogni suono intorno.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now