Capitolo 7.

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Blake POV.

Sono seduto sopra la mia moto mentre fisso la casa abbandonata di fronte ai miei occhi. Un'altalena, ormai arrugginita, si trova al centro del piccolo giardinetto e un bambolotto giace al suolo deteriorato dalla pioggia. L'erbaccia che circonda questa catapecchia rende impossibile vederne il vialetto d'ingresso ma sono sicuro ricordarne ogni dettaglio anche a distanza di tutti questi anni.
Sembra strano, essere di nuovo qui e non l'avrei fatto se non fosse stato necessario.

Ho avuto la malsana idea di ritornare all'origine del crollo di tutte le tessere che mi hanno portato a diventare quello che sono oggi quando, stanotte, ho rivisto il bambino come non avrei mai più voluto guardare. Ho pensato fosse tutto reale, il piccolo armadio, l'ansia di essere trovato, la paura anche di respirare. Ero di nuovo lì, almeno fino a quando la mia stessa voce mi ha svegliato urlando, facendomi ritrovare pervaso dal sudore e da un senso di nausea che mi ha obbligato a correre in bagno per liberarmi da tutti quei ricordi.
Pensavo di essermi disfatto dagli incubi ma mi sbagliavo, e questo è solo un altro inutile tentativo di placare la sete di memoria del mio cervello depravato.

Bazzico nel buio, vado a tastoni come se mi fossero stati strappati gli occhi per riconoscerne la direzione delle mie azioni. Non so mai dove sto andando, se nel verso giusto o al contrario l'ennesimo fallimento per cercare di trovare un po' di silenzio nei pensieri. Il problema nell'essere l'unico a conoscere la pesantezza dei miei macigni è scoprire, quando ormai è troppo tardi, il risultato dei tentativi come questo. E fino ad oggi sono stati tutti uno spreco di tempo.
<<'Fanculo.>> Accendo una sigaretta mentre scendo dalla moto, il grigiore di questa giornata sembra un presagio di ciò che succederà da qui a breve.

Mi avvicino al cancelletto accostato ma improvvisamente la sensazione di non riuscire a respirare mi costringe a fermarmi per spogliarmi il più possibile di ogni indumento non essenziale. Levo così il chiodo in pelle per gettarlo sopra il manubrio e ritorno con lo sguardo a quel pezzo di ferro verde che mi divide dalla vecchia vita.
Esito qualche istante, prima di scostarlo per entrare.
Metto le mani nelle tasche dei jeans e faccio qualche passo in direzione della porta in legno sopraelevata da un portico. Osservo le finestre principali avvolte dall'oscurità dell'interno e sollevo ancora di più lo sguardo per osservare la persiana chiusa della mia stanza.

Ricordo una notte, volevo scappare senza far rumore e calarmi dalla mia camera era stata l'unica soluzione che ero riuscito a trovare. Mi ero arrampicato e avevo fatto l'errore di guardare sotto, iniziando a tremare dalla paura di morire se mi fossi buttato. Non so dire il tempo che ho passato in bilico su quell'infisso, alternando lo sguardo dalle mie scarpe al verde del prato, volevo andarmene ma allo stesso tempo non volevo rischiare così tanto.
Alla fine sono ritornato nel mio letto ed ho pianto fino ad intravedere i primi raggi del sole, quello è stato solo il primo giorno in cui mi sono sentito un debole.

Scuoto la testa per dissolvere l'immagine di me, in equilibrio da quella finestra, e faccio qualche altro passo avanti. Raccolgo da terra quel bambino di plastica dagli occhi azzurri che mi fissano e lo giro tra le mani fino a quando ne sento bruciare i palmi, come se da un momento all'altro potessero incendiarsi. Ho sperato così tanto che quest'oggetto privo di emozioni potesse improvvisamente prendere vita, avrei dato la mia stessa esistenza per proteggere quel piccolo essere se solo fosse stato reale. Ma poi ho capito che non sarebbe mai stato possibile per colpa mia, e ho smesso di sognare per non rischiare di soffocare nelle mie stesse illusioni. Così l'ho lasciato fuori dalla porta, con la promessa di chiudere al di fuori anche ogni altra immaginazione.
Tiro via il pupazzo che mi sta facendo perdere tempo e salgo i primi due scalini per ritrovarmi sotto il porticato in legno, fisso la porta d'ingresso mentre ne sfioro la superficie.
È sempre stato il mio più grande terrore, varcare la soglia di questa casa.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now