Capitolo 13.

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Blake POV.

Me ne sto disteso sul letto senza far nulla, semplicemente ascolto il silenzio che circonda la mia esistenza.
A volte mi domando fino a quando avrò la forza di non affogare, quanto tempo rimane per prosciugare l'energia che mi tiene in vita sopra un dirupo destinato ad essere inghiottito dalle acque delle tenebre.
Vorrei conoscere chi ha deciso che fosse proprio la mia, la realtà distorta dalla normalità. Domandargli perché abbia scelto me tra il mazzo infinito di volti, se per i miei occhi o per il fatto che fosse più semplice farmi crollare. Non credo nel destino scritto, nella cazzata che tutto accade per una ragione, ma se davvero esiste qualcuno che programma le nostre vite allora vorrei chiedergli se si sta divertendo a vedermi sbagliare.
E sto commettendo un errore gigantesco a causa di un paio d'occhi di una ragazzina che non se ne vanno dalla mia testa.

Mi ero ripromesso che mai più avrei dovuto cercarla, che l'avrei protetta senza però avvicinarmi. Eppure sono di nuovo qui, rinchiuso nella mia stanza con il suo profumo ancora addosso che non avrei mai immaginato poter risentire fondersi nel mio.

Sono stato un bastardo quando ho bussato a quella porta sapendo che sarei entrato, quando ho deciso che mi sarebbe bastato solo osservarla per tornare di nuovo in me. Stavo mentendo e lo sapevo. Volevo far tutto in quell'istante tranne tornare di nuovo a lottare per la mia sopravvivenza, volevo fuggire e scappare dove solo le sue piccole ali sanno volare. E l'ho fatto nell'unico modo che conosco, tramite il suo corpo addosso e la sua immagine imbarazzata dal desiderio a causa mia.
Sono così finito per distruggere le mie stesse intenzioni nel momento stesso in cui ho preferito immaginare di ascoltare urlare il mio nome dalla sua bocca, piuttosto che tenere al sicuro la sua innocenza. Ecco perché Alyssa dovrebbe aver paura.

La mia mente non è più la stessa da quando ha conosciuto il mondo sotto una prospettiva che non avrebbe mai dovuto comprendere, la bimba non conosce nulla della mia vita e dei pesi che gravitano sulle mie spalle. Solo un deviato come me può rischiare di distruggere la purezza della sua persona per concedere in cambio solo il piacere del mio corpo, perché non ho nient'altro da offrire.
Non sarò mai all'altezza di meritarla, eppure continuo ad infrangere le mie stesse regole per non lasciarla andare.
Che cazzo sto facendo?

Accendo una sigaretta nella penombra della mia camera e osservo la nube di fumo formarsi davanti ai miei occhi. Posso sentire la nicotina scorrere direttamente nelle vene mentre un appagante senso di bruciore mi solletica i polmoni, getto così la testa all'indietro e mi godo il breve momento in cui il mio corpo sembra rilassarsi al suo passaggio. Questa merda è nociva almeno quanto lo è la mia testa, ecco perché non ho intenzione di smettere.
Le pulsazioni all'occhio iniziano ed essere più frequenti ed acute ora che l'effetto degli antidolorifici sta terminando ma nei prossimi giorni rimarrà solo un ematoma a ricordare della serata di ieri.
Ho provato a distogliere i pensieri da ciò che è successo durante l'incontro semplicemente perché non c'è una spiegazione logica a quello che ho visto. Non si è trattato di ricordare o immaginare, so quello che i miei occhi hanno osservato e posso dire con sicurezza che il mio corpo non ha mentito.
Lui era lì per me, ed io non ho fatto nulla.

Esistono delle cicatrici non visibili, ferite lasciate nascoste, squarci di pelle che sembrano intatti ma che nascondono una distanza incolmabile dalla verità. Ci sono quei tipi di segreti che occultano l'origine del divario tra chi eri e chi sei, alcuni proiettili invisibili ma che senti essere presenti in ogni movimento. C'è chi impugna un'arma e chi sopporta una lesione in questa lotta condivisa, un sigillo marchiato dal silenzio costruito per fingere che non sia mai esistito nessun colpo, che il tempo dove affondi in ogni secondo non deriva da quello sparo.
Arriva però un giorno in cui rincontri chi ha premuto quel grilletto, che ti fissa negli occhi e spinge il punto esatto in cui si trova quella falla, riportandoti improvvisamente indietro. Attraversi così un tunnel interminabile fatto di immagini, parole, ricordi, mentre tu rimani immobile a pensare com'è possibile che nulla sia cambiato a distanza di tutto il tempo trascorso a cercare di reagire.
È quello che ho vissuto stanotte mentre ho ascoltato lo strappo di quelle cicatrici, sono rimasto in ginocchio mentre neanche l'aria sembrava più filtrare nel mio corpo.
Allora ho capito che non è servito a nulla sprecare ogni ora per cercare di mascherare un danno irreversibile, che i mostri non sono solo sussurri nei pensieri ma indossano i loro migliori abiti per venirti a cercare in un giorno qualunque, e non potrai essere mai abbastanza preparato quando li vedrai materializzarsi di fronte agli occhi.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now