Capitolo 20.

11.1K 330 26
                                    

Blake POV

<<Jace ti giuro sulla mia vita che se solo proverai a farle del male...>> Digrigno tra i denti cercando di mantenere l'autocontrollo necessario per non farmi impazzire.
<<Trovala Blake, trovaci. E fallo in fretta.>> Il rumore della cornetta agganciata prima che possa rispondere, è l'ultima cosa che sento provenire dall'altro capo.
In questo stesso istante, tutto precipita velocemente.

Non riesco a percepire altro intorno, se non l'immagine di Alyssa terrorizzata e i suoi occhi che improvvisamente perdono tutto il loro bagliore. Ed è quando penso alla paura che le sta attraversando i pensieri facendola tremare, vittima di una vendetta riservata solo a me, vengo inghiottito da un sentimento ormai sconosciuto che rischia di farmi inginocchiare in mezzo questo giardino. Nessuno avrebbe mai dovuto toccare ciò che considero mio, e lei in qualche modo ancora estraneo a qualsiasi logica, lo è. Lo è in modo profondamente reale.
Il pensiero che possa succederle qualcosa mi fa sussultare, e istintivamente sferro un pugno sulla macchina dove Nathan è ancora seduto e mi guarda preoccupato. Percepisco la rabbia attraversarmi il corpo e offuscarmi la testa, cercare di mantenere la calma per ragionare lucidamente in questo momento significa sconfiggere un limite che mi ha sempre inghiottito prima d'ora. Ma adesso che lei è in pericolo nulla sembra in grado di sottomettermi, neanche i miei stessi demoni.
Non posso perdere anche lei.

<<Cazzo!>> Sbotto infuriato prima di dirigermi a passo svelto verso la macchina dove Nathan è appena sceso.
<<Chi era al telefono?>> Mi domanda quando raggiungo lo sportello del guidatore per spalancarlo e accendere il motore. Sento i suoi passi raggiungermi, ma prima che possa salire dentro l'auto la mia voce lo immobilizza sul posto.
<<Devi chiamare Trevis e tornare da quel nerd con lui, subito. Digli di agganciare la cella telefonica del telefono di Alyssa, non me ne frega un cazzo se ha altre commissioni. Jace l'ha presa e se non la trovo entro stasera, giuro che lo ammazzerò.>> Parlo furioso, stringendo il volante sotto le mie mani e nel frattempo provo a contattare di nuovo il numero staccato di entrambi.
<<Non può essere arrivato a tanto...>> Incredulo, Nathan si passa una mano in volto e dopo attimi che sembrano interminabili finalmente sembra riprendere il controllo del suo corpo e dei suoi pensieri. Senza aggiungere altro, si gira pronto a rispettare quanto appena comunicato. Ma prima che possa andare lo chiamo nuovamente.
<<Fai in fretta Nathan. Ti prego...>> Sussurro quasi disperatamente guardandolo dritto negli occhi, fino a quando un suo cenno del capo mi fa comprendere che farà tutto ciò che è in suo potere, per provare ad aiutarmi.

Parto bruscamente ignorando ogni limite stradale, affondo il piede nel pedale dell'acceleratore come se il tempo fosse diventato improvvisamente il mio peggior nemico, perché ne osservo il senso di colpa in ogni minuto che vedo scorrere di fronte ai miei occhi. L'ansia, mi sta divorando.
Cosa le starà facendo?
E, come se si stesse ripetendo un film già vissuto, ripiombo in quel vortice di ansia che ho sempre tenuto distante da me per anni. Per la prima volta, sento di nuovo quella sensazione scorrermi nelle vene e graffiarmi i polmoni. Io, ho paura.

Questa consapevolezza mi fa rendere conto di quanto Alyssa sia ormai radicata nella mia vita, di come l'illusione nel mantenere le distanze dal mio mondo sia stata solo questa, una mera immaginazione. Per tutto questo tempo forse ho creduto solo di scappare mentre le sue ali ormai mi avevano circondato.
Lei, con quei suoi modi gentili, quelle curve che non ti lasciano scampo e quegli occhi che ti imprigionano a voler restare nella sua esistenza, è riuscita a farsi spazio nella mia anima senza far rumore.
Lo capisco adesso, quando inizio a sperare solo di osservare ancora i suoi occhi posarsi su di me.

Non mi curo di parcheggiare l'auto di fronte la casa dove Jaxson e i suoi amici stanno fumando, giro la chiave e mi dirigo velocemente verso di loro.
La mia presenza non passa inosservata, pochi passi mi dividono dal gruppo e già si percepisce il silenzio calarsi in questo luogo. Ma non ho tempo da perdere e se qualcuno proverà a fare qualche passo falso, sarò ben felice di rimetterlo al proprio posto.
L'agitazione mi accompagna per tutto il percorso, la rabbia mi solletica le mani, e senza aggiungere altro avanzo fissando gli occhi confusi di Jaxson, furioso.
Quando ormai non c'è più nessuna distanza a dividerci, lo afferro per la maglietta e lo sbatto contro il muro dell'abitazione alle sue spalle.
<<Hai due secondi, per dirmi dove cazzo è Jace.>> Sibilo poco distante dal suo viso che diventa rosso per l'incapacità di prendere aria, visto che le mie mani ostacolano il passaggio dell'ossigeno ai polmoni.
<<Uno...>> Lo fisso in attesa senza farmi intimidire dall'espressione terrorizzata del suo volto.
<<Due.>> È un attimo, il momento in cui il mio pugno entra in contatto con la sua faccia scagliandosi senza pietà. Lo lascio andare malamente e faccio un passo indietro prima che l'istinto prenda il sopravvento di continuare, non sono venuto qui per questo ma ho tutta l'intenzione di ottenere delle risposte.
<<Non sto scherzando Jaxson, dove si trova Jace?>> Il pensiero di non riuscire a trovarla mi offusca i pensieri arrivando a non percepire più l'aria filtrare dentro me, respirando a fatica. Serro i pugni e mi muovo agitato, non mi sono mai preoccupato così tanto per nessuno prima d'ora, che mi sta succedendo?

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Where stories live. Discover now