Capitolo 2

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Narciso

Sollevo il capo e osservo le tre ragazze distese nel mio letto, le due more con il caschetto sono distese una accanto all'altra, mentre la bionda é esattamente alla fine del letto. Potrei darle un calcio e farla finire per terra con facilità ma mi limito a scuoterla e fulminarla con lo sguardo facendole intendere che deve andare via. Lo stesso trattamento riservo alle altre due.
Si sollevano dal letto senza dire nulla, mi osservano come leonesse affamate e si leccano le labbra carnose, hanno un espressione soddisfatta dipinta sul volto, prendono ciò che ne resta dei loro vestiti ed escono fuori dalla mia stanza.
<<Uccidilo...>> urla.
<<Non posso!>>
<<Uccidilo!>>
Sei un debole, un cazzo di debole che non ha la forza di controllarsi.
Mi stringo i capelli e diniego con il capo per poi scoppiare a ridere facendo riecheggiare la mia voce nella stanza ormai vuota.
<<Avresti dovuto ucciderlo!>>
Avrei dovuto urlargli contro dove fosse la sua lealtà.
C'è chi nasce traditore e chi diventa un fedele servitore. Negli anni mi sono circondato di numerosi servitori e pochi traditore, so come manipolare la gente a mio favore ed é ciò che faccio la maggior parte del tempo. Amo abbagliare e imbrogliare, il re dell'inganno e del controllo, se ci fosse una parola che potrebbe definire quella sarebbe sicuramente manipolatore.

Esco dalla macchina, affiancato da Deviant, che come sempre è presente in queste occasioni. Il parcheggio é pieno di auto costose. Tutti gli uomini più importanti di Vancouver sono qui per assistere ad uno degli scontri più folli.
Intorno ad ognuno di noi ci sono delle connessioni, fitte reti composte dalle parole che ci incastrano nella tela e ci tengono stretti, vicini gli uni agli altri.
Le circostanze ci diversificano.
Mi guardo intorno con la solita austerità, le persone mi evitano, si allontanano al mio passaggio, per evitare persino di sfiorarmi, potrei persino fiutate la loro paura.
Le ragazze tentano in tutti i modi di attirare l'attenzione con i loro completini succinti. Ma il mio sguardo si sofferma su una ragazza poco distante da me. Il collo dalla pelle perlacea è scoperto, i capelli castani dalle ciocce ramate sono raccolti in una coda alta. Mi passa accanto, sgomitando un po', finisce schiacciata contro la mia schiena perché viene spinta. Mi volto e lei mima uno scusa inchiodandomi con lo sguardo, i suoi occhi color ambra proprio come lei, per un pelo non cade ma le afferro il polso prima che succeda.
<<Dovresti stare più attenta...>> asserisco mentre continuo a tenere il suo polso nella stretta della mia mano. Lungo il lato destro del collo ha tatuate delle violette che attirano il mio sguardo e proprio accanto ci sono delle ombre, simile a dei fantasmi che si affiancano al giardino di viòle. <<Spingono>>mormora stringendosi in sé stessa senza mai distogliere lo sguardo.
Le lascio il polso e lei indietreggia.
<<Non sei nel posto giusto probabilmente se ti aspettavi altro>> ribatto. Un ragazzo la spintona e lo guarda in malo modo ma lui d'altro canto sorride divertito. Non appena incontra il mio sguardo si allontana spaventato.
<<Ne terrò conto, grazie>> ribatte al contempo sorride dolcemente. Le faccio un cenno con il capo e distolgo lo sguardo altrove in maniera disinteressata, lei si allontana ed io ritorno ad analizzarla.
Mi soffermo sulla sua figura, non troppo bassa, dalle forme prorompenti. Soprattutto il suo culo fasciato da un jeans a vita alta attira la mia attenzione, la camicetta bianca spicca in questo mare di oscurità. Man mano si allontana e scompare nella folla. Ritorno con lo sguardo sul ring che si illumina di rosso, la gabbia assume un'aria ancora più inquietante. C'è un forte odore di fumo e sangue. Il ring é ancora macchiato di sangue degli scontri precedenti.
Anime perdute che si scontrano, sembrano svanire, per pochi attimi di gloria che ottengono.
Le luci si spengono improvvisamente come se ci fosse un blackout, poi al di sopra del ring si sente la voce del presentatore che zittisce tutti i presenti, in trepidante attesa dello scontro.
<<Uccidilo>> ripete.
Ciò che sento continuamente sono le voci assillanti nella mia testa.
Scuoto il capo e provo a concentrarmi sul presente. Le luci si accendono e spengono in flash, sul palco si intravedono le figure dei due combattenti che sembrano bestie dopate pronte allo scontro frontale e senza possibilità di fuga.
L'unico modo uscire dalla gabbia é privi di sensi e in fin di vita, l'unica regola é quella di non uccidere il proprio avversario. Regola che ho naturalmente violato e mi ha fatto bandire dagli scontri. Però distruggere mi concede una sensazione di estremo piacere.
Quando le luci si riaccendono il mio sguardo cade dall'altra parte del ring fra il pubblico, dove si trova la ragazza che stava capitolando sul pavimento.
<<Sai chi è?>> domanda mio fratello facendo cenno il capo verso la ragazza che sembra attirare l'attenzione di più di un dannato.
Simile ad uno spiraglio di luce che diventa il centro d'attenzione dei diavoli che camminano nell'inferno.
<<No, ma ciò che non riguarda gli affari, non ci interessa>> ribatto con asprezza facendo terminare la conversazione.
L'attimo di distrazione mi ha fatto perdere la concentrazione dallo scontro, ormai iniziato.
I due ragazzi che rappresentano ognuno due clan nemici si scontrano, ma nessuno è interessato a loro ma ciò che rappresentano, soldi. Sul capo di ognuno di loro si erigono milioni di dollari che questa sera sono stati scommessi.
Taurus versus Aries, Taurus indossa un pantaloncino rosso, mentre Aries un pantalone blu. L'aspettò di entrambi è simile, sono privi di capelli, per evitare che il nemico possa far presa sui capelli dell'altro, diventa una debolezza una chioma. Altezza simile, massa muscolare quasi del tutto identica, l'unica differenza sta nella definizione muscolare delle gambe di Taurus che è nettamente superiore a quella di Aries. Dopo un paio di ginocchiate dell'avversario che sventola la bandiera rossa, il nemico capitola sul pavimento tramortito dalla potenza dei colpi. Il volto di Aries si tinge di una espressione di pura agonia che mi conduce ad avvicinarmi a ring fino ad afferrare le sbarre con le mani e osservarlo da vicino, quasi come se mi nutrissi della sua sofferenza. Mi lecco le labbra e sorrido guardando Taurus che sposta lo sguardo su di me e sorride con soddisfazione, consapevole che la sua vittoria conseguirà la mia tutela anche per la sua famiglia.
<<Che onore avere il Leviatano qui fra noi questa sera>> urla il presentatore. La folla mia acclama come se fossi un re, da bravo sovrano mi arrampico sulla gabbia e saluto con la mano libera il mio popolo!
La folla si ammassa sempre più vicina alla gabbia, il mio sguardo inspiegabilmente finisce sulla ragazzina innocente che sembra scontrarsi con un ragazzo.
Salto giù dalla gabbia ed incedo nella sua direzione silenziosamente. Come un mostro pronto pronto all'assalto, simile alle tenebre che calano velocemente durante l'inverno facendo raggelare qualsiasi essere vivente in un solo momento. Non appena la afferra per il collo, agisco, prima che il ragazzo possa realizzare quello che sta succedendo gli sono addosso.
Diventano dei flash, non capisco più nulla. I colpi di susseguono, lui finisce sul pavimento, rosso. Continuo a colpirlo, il suo volto sembra mutare sembianze ad ogni colpo, sembra che rida e si prenda beffa di me. Due, tre, quattro ganci si susseguono senza che nessuno mi blocchi. Nessuno osa mettersi contro di me, ne tantomeno contraddirmi, restano tutti fermi ad osservare il nuovo spettacolo fuori dal ring.
<<Lo uccidi, fermati>> urla la ragazza dagli occhi ambra con aria spaventata, nello sprazzo di momento di lucidità la sento.
Mi fermo qualche secondo, mentre la osservo con aria assente.
<<Non mi importa>> ribatto sollevandomi. Lei sembra raggelarsi sul posto, spaventata dalla mia figura, probabilmente ripugnata. Mi avvicino e lei indietreggia. <<Sei in debito, bambina>>sussurro contro il suo orecchio.
Lei resta bloccata sul posto, quasi come se fosse congelata ed io da bravo bastardo ne approfitto. Inspiro il suo profumo fresco, risalgo lentamente lungo il suo collo, posa le mani sul mio petto e fa una leggera pressione come se volesse respingermi. <<Ho detto che sei in debito, non faccio nulla senza prendermi qualcosa>> ribatto al contempo la afferro e la stringo a me facendola finire compressa contro il mio corpo.
<<Non ti ho chiesto di fare nulla...>> sussurra. Ignoro mio fratello che mi chiede di lasciarla andare. Le afferro il mento e lo reclino lateralmente, prima che le sue amiche si possano avvicinare i miei uomini le bloccano. Urlano come scalmanate causando il mio riso.
<<Non serve chiedere!>>
Non chiedo il permesso per prendermi ciò che voglio, se lo avessi fatto tutte le volte non sarei dove sono! Le mie mani sporche di sangue le imbrattano la pelle perlacea. Il bianco sporcato dal rosso. Assoggettata alla mia personale forma di contaminazione.
Inclino il capo e poso le labbra sotto il suo zigomo, succhio la zona fino a sentire il sangue sotto la lingua, compiaciuto continuo mentre lei si dimena, consapevole del suo dolore, aumento la pressione, per marchiarla, la mordo abbastanza forte da estorcerle un gemito di dolore.
La lascio andare e per un momento perde l'equilibrio. Lei si posa una mano sul collo e mi osserva inorridita.
<<Sei un mostro>>mormora indietreggiando.
Non ha ancora visto nulla.
<<Ti avevo già detto che questo non è il luogo adatto a te>> ammicco nella sua direzione e torno a confondermi con la folla.
<<Sei impazzito?>> mi urla dietro mio fratello mentre mi dirigo verso l'esterno.
<<Deve temermi, come tutti gli altri, non ci sono eccezioni!>> ribatto.
Chiunque sia, potrebbe essere la figlia di qualche clan nemico, oppure un sicario, o della dannata Swat, C.I.A o qualche altro corpo speciale che tenta di entrare nel sistema senza che ci sia il mio consenso di mezzo.
<<Cosa potrebbe mai farti quella sottospecie di bambi?>> domanda con aria divertita.
Apro la porta e non gliela mantengo, finisce per schiantarsi contro Deviant.
<<Non sai mai come possa nascondersi il nemico, non mi piacciono i suoi tatuaggi. Entro questa sera dovete capire di chi si tratta! È un pericolo!>> urlo fuori di me.
In realtà voglio semplicemente conoscere la sua identità per poterla osservare da vicino, per contrastarmi in quella maniera, non doveva sapere chi fossi e se dovesse saperlo credo che sia più folle di me.
Erano anni, che nessuno usava il termine "mostro" con me!
<<Ha per caso leso la sua dignità sua maestà?>> ribatte con tono di scherno Deviant.
<<Ti conviene tacere se non vuoi raggiungere nostro fratello nell'altro mondo>> ordino zittendolo.
Entriamo in macchina, mi osservo i palmi sporchi di sangue, poi improvvisante nella mia testa si animo dei flesh in cui il sangue del ragazzo sotto del mio assalto schizzava ovunque, non ha avuto nemmeno il tempo di chiedermi pietà.
<<Mostro!>>
Mostro o uomo? Sollevo lo sguardo sullo specchietto retrovisore, gli occhi iniettati di sangue, lo sguardo glaciale privo di ogni singola emozione. Ma sul mio volto non appare in espressione inorridita, ma soddisfatta.
Sono un mostro da troppo tempo, ogni frammento di umanità si è disperso in quale parte recondita nella mia mente.
<<Dove stiamo andando?>>
Resto in silenzio e continuo a guidare. Sento il cuore pulsare ovunque, uno strano stato di euforia mi pervade, facendomi prudere le mani, ma improvvisamente tutto svanisce nello stesso momento in cui il mio sguardo si sofferma su un capotto rosso.
Cammino con i piedi scalzi per non fargli sentire i miei passi che si susseguono velocemente finché raggiungo velocemente la cucina, mi guardo intorno per appurare che lei non ci sia.
Sono solo?
Entro in cucina e mi nascondo dietro l'isola non appena sento un rumore provenire dal corridoio che conduce nella zona della casa in cui mi trovo.
Il suono dei suoi tacchi è deciso, e costante. Potrei riconoscerlo tra mille.
Mi appiattisco contro le mura dell'isola e la raggiro non appena sento che i suoi passi si dirigono nella mia direzione.
Perché? Perché propio a me?
Mi tappo la bocca con una mano e provo a zittirmi da solo.
<<Dammi la mano ti trascino io via da qui!>> mormora il bambino davanti a me.
Indossa una maglietta a righe, assomiglia così tanto a mio fratello minore Ade. Ma non è lui, ne sono certo. Ha la pelle troppo pallida per essere mio fratello. Il suo sguardo simile al ghiaccio si sofferma sul mio viso. Mi tende la mano e sorride in maniera indecifrabile.
<<Come?>> domando inclinando il capo.
Cosa ci fa un bambino nella cucina di casa mia? Dove vuole portarmi?
<<Fidati, i bambini riconoscono chi è cattivo>> mi rassicura.

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