Capitolo 29

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Dicono che la speranza sia l'ultima a morire ma se muore prima l'uomo che l'aveva?

Il leviatano

11 luglio 2017

Daphne

Mi tormentava il pensiero che un passo falso mi sarebbe costato la vita. Analizzo i vestiti di Sole cercando di capire quale fra i tanti possa risultare adatto alla presenza di tanti uomini come se non peggio di Narciso. Alla fine opto per un semplice maglietta azzurra e dei jeans. Mi raccolgo i capelli in una coda e mormoro infastidita mentre mi muovo per sistemarmi i jeans, sul mio volto si dipinge un espressione dolorante. Nel riflesso dello specchio oltre ad esserci incastrata la mia di figura, c'è anche la mia.
<<Ti fa molto male?>>
Quando si impadronisce di me, non si preoccupa del dolore che possa provare, poi quando invece ha più bisogno di soddisfare il mio e il suo piacere, sembra assumere una parvenza umana.
<<Un pò...>>
<<Un pò non é quantificabile bambina...>> biascica avvicinandosi sempre di più, fino a poter sentire il suo profumo. Si ferma ad un soffio di distanza dalle mie labbra, percorre con il dorso della mano il mio collo per poi fermarsi su uno dei bottoni e liberarlo dall'asola.
<<Abbastanza da volerti mantenere a distanza>> ribatto frapponendo tra di noi le mie mani posandole sul suo petto.  Lui dal suo canto assume un espressione derisoria e mi stringe la punta del naso fra le dita. Lo osservo dalla mia altezza, in suo confronto sembro minuta. Mi dà una pacca sul sedere. <<Non metterci molto, ti aspetto in soggiorno bambina!>>
Termino di rendermi presentabile e prendo un grosso sospiro prima di lasciare la stanza. Sarò probabilmente accerchiata da gli uomini più potenti e pericolosi al mondo ma questa non sarebbe la prima occasione.
<<Ricordati di non dire nulla di sconvenite!>> mi ammonisce mio padre. Mi guardo intorno alla ricerca di mia sorella ma non la trovo. Mia madre vaga per la sala con un sorriso smagliante, ma c'è un momento in cui i nostri sguardi si incontrano, solleva la flute di champagne e sul suo volto appare un sorriso triste, tirato. So che non è sincero. Prende un sorso ed io dal mio canto mi limito ad osservare il bicchiere che mi ha gentilmente servito il cameriere.  Sono sempre accerchiata da tanta gente che non conosco e che conosce semplicemente il mio nome. È come essere un numero, tutti conoscono il nome e l'aspetto ma nessuno sa cosa si celi dietro, cosa possa fare e quali obbiettivo si possano raggiungere.
Mi massaggio la nuca e bevo il contenuto del bicchiere in un sorso non appena non trovo lo sguardo di nessuno addosso. Mio padre mi viene incontro con un sorriso smagliante e l'aspetto impeccabile, mi mima un ti voglio bene per poi rivolgere la parola all'ennesimo vecchio luminare classista che calca il pavimento di questa casa troppo grande per quattro persone. È talmente austera e lontana dalla casa sul lago dove vivevamo prima.
<<Hai visto mia sorella?>> domando non appena incrocio uno degli unici volti conosciuti nella sala. Hilary è la migliore amica di Violet da che ne ho memoria.
<<Si, poco fa è uscito con un bel ragazzo. Un tipo tenebroso, ma estremamente sexy. Si saranno appartati da qualche parte. Lasciala libera. Tu perché non vieni con me e andiamo a ballare. Lascio andare il bicchiere, sul mobile e mi lascio trascinare sulla pista da ballo al centro del soggiorno.
Hilary mi fa volteggiare un paio di volte su me stessa per poi stringermi a sé, simuliamo una specie di tango argentino, mentre gli occhi degli ospiti altolocati della sala sono puntati su di noi. Come se fossimo attrici teatrali al centro del palcoscenico sotto lo sguardo di tutti. Poi un paio di occhi chiari, simili a zaffiri attirano la mia attenzione. Ma non appena ripunto lo sguardo nella stessa direzione sembrano scomparsi. Dov'è finito...
<<Cosa c'è?>>
Continuo a guardarmi intorno alla ricerca di quello sguardo penetrante che ha attirato la mia attenzione.
<<Non lo so, mi sembrava di aver visto qualcuno...>>
La canzone termina ed io e lei ci tiriamo fuori dalla gruppo di coppie che si muove con perfezione, destreggiandosi con maestria nella sala. Se li osservassimo dall'alto sembrerebbero dei fiori gli ampi gonnellini delle dame che volteggiano sulle note di un valzer nella sala.
Violet riappare dal nulla con i capelli arruffati e l'aria stranita.
<<Tutto bene?>> le domando avvicinandomi con aria preoccupata nella sua direzione. Lei dal suo canto annuisce e liquida la mia proposta sventolando la mano davanti a sé.
<<Dov'eri?>>
Piuttosto vorrei chiederle perché mi ha lasciata in pasto si leoni senza dirmi nulla.
<<Ero qui fuori, non preoccuparti ora sono qui con te! Andiamo sicuramente mamma e papà ci staranno cercando per fare il loro annuncio!>>
Mi afferra la mano e mi conduce verso la sala da pranzo dove a capo tavola si trova nostro padre. Non appena varchiamo la soglia della sala mio padre inizia il suo discorso.
<<Immagino che tutti voi siate qui e vi stiate chiedendo come mai il mio invito in prossimità delle future elezioni. Ecco, ebbene volevo annunciarvi che quest'anno mi candido per il ruolo di procuratore di stato e spero di ottenere da tutti voi che rappresentate la parte più bella della nostra comunità, il vostro contegno. Voglio dedicare questa serata più che a me, alla mia famiglia che mi sostiene e mi sosterrà in questo periodo particolarmente stressante.>>
Solleva il bicchiere nella direzione mia e di mia sorelle e mentre tutti lo fissano come se fosse l'uomo più bello del mondo, io dal mio canto lo fisso in maniera assente e attendo che faccia scoppiare la vera bomba. Fra i suoi silenzi, in mezzo alle sue assenze immotivate si nasconde un segreto.

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now