Capitolo 24

816 21 4
                                    

Cos'è il tempo se non un nemico?
È un donatore, sei tu che lo sprechi.

23 giugno 2022

Daphne

La mano oscilla su e giù scossa dal vento, mentre guido ad una velocità sostenuta verso la nostra destinazione. Sollevo lo sguardo verso lo specchietto retrovisore, noto Iris che sgranocchia un pacco di patatine, le briciole sono distribuite sul sedile posteriore, lasciando una scia per Ansel e Gretel probabilmente. Riporto lo sguardo sulla strada e osservo le varie insegne con più attenzione. Ricordo che ci fosse un vicolo che portasse al lago. Mi fermo al semaforo e poco più avanti noto finalmente l'insegna che tanto attendevo.
<<Stasera il professor Hades organizza un apericena a casa sua e ha invitato tutti i suoi alunni dell'ultimo anno. Ci andiamo?>> domanda Rose arrotolando una ciocca di capelli fra le dita.
<<Avevo intenzione di andare da Nino e passare una serata tranquilla con voi. Per festeggiare il mio compleanno...>> mormoro guardandole con aria dispiaciuta.
<<Dai Daph, casa sua non dista nemmeno molto da casa di tua zia. Sono proprio curiosa di capire chi sia la stronza fortunata che abita con lui!>> ribatte Iris ridacchiando.
<<Sapete se fossi nel mio periodo di interessa per il genere femminile. Un pensiero lo farei sul sexy professore!>> ribatte Rose ridacchiando.
Una macchina mi suona contro e mi rendo conto che è scattato il verde. Riavvio l'auto e mi dirigo verso la stradina. Traballiamo un po' mentre percorriamo la strada sterrata, la breccia colpisce l'auto producendo un po' di scricchiolii, immagino che il mio pick up rosso si stia trasformando in un pick up marrone.
Finalmente raggiungiamo la villetta adiacente al lago, tutto è rimasto invariato. Ricordo ancora quando io e Violet correvamo in giardino, giocavamo sull'altalena fatta con la ruota di scorta di un trattore e una corda legata al salice. Osservavamo il sole sorgere dietro le colline e tramontare toccando il lago. Era tutto spaventosamente perfetto, e dovevo capire che ci fosse qualcosa dietro che avrebbe rotto quell'armonia e mi domando se sia effettivamente colpa mia oppure no.
Parcheggio l'auto e scendiamo tutte insieme, camminiamo in un religioso silenzio verso il lago e osserviamo l'acqua toccare con delicatezza la sponda.
<<Non puoi fuggire da me>> sussurra abbassandosi in corrispondenza del mio orecchio.
Mi guardo alle spalle e ritrovo Iris che mi osserva accigliata, come per dire: "che cosa vuoi?"
E se ti dicessi che sento la voce di Violet che mi parla continuamente? Se ti dicessi di essere tormentata ogni giorno dai ricordi e che la notte mi sento soffocare e che di giorno sento uno straziante senso di vuoto e incompletezza. Come se qualsiasi cosa che facessi fosse a metà. Che il mio unico obbiettivo era la realizzazione lavorativa ma ora mi sembra di vedere distante persino quello, che cosa penseresti della povera, infelice ragazza che guarda il lago e vede solo una distesa di ricordi che lentamente emergono dal profondo.
<<Uhm c'è un Marimo!>> asserisce Iris, affermando una sottospecie di alga a forma di palla.
<<Un cosa?>>
Mi avvicino incuriosita dalla strada palla di erba che tiene con tanta cura fra le mani. Lo sfioro con le dita, toccando superficie morbida, simile ad una massa di capelli raggomitolati.
<<C'è una leggenda sul Marimo, è una pianta giapponese che è stata scoperta alla fine del 1800. Parla di due giovani innamorati, che fuggono sulle sponde di un lago. Le rispettive famiglie li volevano separare, così fuggirono per preservare il loro amore. Mentre dormivano sulla sponda del lago si trasformarono in Marimo. Detti anche cuori del lago, così i due innamorati non si sarebbero più dovuti separare.>>  conclude Iris. Resto qualche secondo in silenzio, non sapendo esattamente cosa dire, ma decido di tenermi la piantina, mi piace per il suo significato nonostante abbia un aspetto anonimo. Nessuno la noterebbe per bellezza o per qualche qualità esteriore o per il profumo perché è inodore ma semplicemente per ciò che nasconde, c'è qualcosa di più profondo che va oltre il suo aspetto e magari, averla trovata è un segno. Ma cosa dico! Un segno, sto davvero ammattendo! Afferro il Marimo e decido di portarlo dentro e inserirlo nell' ampolla del vino. Cerco di trovare le chiavi tastando i miei jeans, Iris me le sfila dalla tasca posteriore del jeans le chiavi e apre la porta in legno bianco. Sposto lo sguardo verso il patio dove c'è ancora l'altalena dove io e Violet trascorrevamo le prime ore del pomeriggio durante le vacanze primaverili.
Lei è ovunque, come una macchina di un pennarello indelebile sul muro bianco, una nota stonata in una canzone perfetta, un tuono nel cielo sereno, un venticello freddo durante una serata estiva. Si lascia percepire, notare, é qualcosa, una sensazione che non riesci a toglierti dalla mente, esattamente come le mani di Narciso.
Il suo tocco, la mia ossessione.
Le sue labbra finisco per immaginarle tutte il tempo.
<<Tutto bene Daph? Dovresti salire a prepararti! Se vogliamo andare a quella festa devi muoverti! Sicuramente tutte le ragazze del suo corso si staranno vestendo pronte ad attaccare e tentare di sedurre il sexy professore!>> mormora Rose, girandosi una ciocca di capelli fra le dita.
Il sexy professor Hades, l'uomo dagli occhi di ghiaccio, dal fisico statuario e il comportamento seducente che farebbe annichilire la volontà anche della donna più intangibile.
<<Si, tutto bene...>>
Entro dentro casa, senza aggiungere altro e continuando a pensare al professore e alla donna misteriosa che illumina le giornate dell'uomo più desiderato del campus. Le sue lezioni sono le più frequentate, ma non solo perché sono interessanti ma soprattutto per ammirare la bellezza eterea del professore. È come andare in giro in un museo nella mia università dove trovi vecchi reperti archeologici come il professore di economia e opere d'arte dalla bellezza instancabile con il professor Hades. Le fissi per un tempo indeterminabile e non osi nemmeno avvicinarti troppo perché hai paura di poter corrompere tanta perfezione. Ma cosa nasconde il suo aspetto, spesso penso che il professor. Hades sia come Dorian Gray e nasconda il suo quadro corrotto in una cantina lontano dallo sguardo indiscreto di qualsiasi osservatore esterno.
Arrivo in cucina, il frigo come sempre è colmo di cibo, davanti allo sportello di sinistra trovo un biglietto della zia in cui mi dice di divertirmi. E da un po' che non stacco la presa, non penso a nulla e non mi annullo con la natura. È come se nell'ultimo periodo non avessi vissuto realmente e fossi stata chiusa in una bolla lontana dal mondo. Ho viaggiato dentro un'illusione che non mi permetteva di scindere la realtà dal sogno ad occhi aperti e di quel sogno avrei voluto che una sola persona fosse stata vera...Narciso, la mia ossessione.

Il LeviatanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora