Capitolo 3

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<<Penso di non avere più un'anima.>>

23 giugno 2020.

Daphne

Giro la chiave nella serratura, entro dentro casa e ritrovo mia zia distesa sul divano con un plaid addosso. Sono le quattro e mezza del mattino e lei è sveglia. Mi avrà aspettata silenziosamente come fa sempre, lei c'è, mi sta accanto tacitamente, comprende le mie urla e i miei silenzi. Mi aspetta ed é ciò che non ha mai fatto nessuno per me, sono spesso stata da sola, io ero...
<<Dove sei stata bimba?>> domanda spostando i suoi occhi nocciola sul mio viso, sono dello stesso colore di quelli che aveva la mamma.
<<Se te lo dico non mi vorrai ammazzare vero?>>. Mi sfilo le scarpe e mi lascio andare sul divano esattamente accanto a lei.
<<Sai che preferisco che tu mi dica la verità piuttosto che mi nasconda qualcosa...>>
Si ferma un attimo inclina il capo e nota il succhiotto sul mio collo. <<Immagino che ciò che stai per dirmi, è legato a quel segno>> aggiunge scoppiando a ridere.
Dal mio canto le do un colpetto sulla spalla e diniego con il capo. Affondo il viso nella spalliera del divano, mi scosta i capelli dal viso per poi accarezzarmi una guancia.
<<Sono andata ad un incontro...>>
<<Non ti credo nemmeno se mi paghi che quello te l'ha fatto Bruce>> aggiunge prima che possa proseguire.
<<Infatti non è stato lui!>>
<<Davvero?! Io stavo scherzando!>>
A volte mi sembra più di parlare con un'amica piuttosto che con una sottospecie di seconda mamma.
<<Allora chi?>>
Mi passa il plaid e attende che le risponda. Mi infilo sotto le coperte e mi avvicino ancora di più al punto in cui si trova lei.
<<Eh chi...un ragazzo>>rispondo divagando. Credo di essere stata marchiata da una sottospecie di Dio della mafia americana! Ah sembra che io sia in debito con lui e se mi trova sono morta ma spero con tutta me stessa che si sia dimenticato di me.
<<Immaginavo che fosse un ragazzo ma chi?>> incalza.
<<Ehm...non lo so. Non so il suo nome.>>
<<Ma volevi che lo facesse oppure eri troppo fuori di te? Perché possiamo denunciarlo se ti ha fatto qualcosa contro la tua volontà!>>
<<Zia frena...io...>>
Non so se lo desideravo davvero, non in quella maniera almeno. Mi piacevano i suoi baci, mi piaceva sentire la sua lingua che accarezzava la mia pelle, mi piaceva persino il suo profumo deciso. Mi piaceva ogni singola mossa, dalla mano che mi teneva ferma e salda, alla sensazione di calore che si espandeva nel basso ventre, per quanto può risultare folle, lui mi eccitava.
<<Lo volevo, desidero che lo facesse...>>
La parte più folle di me desiderava persino che mi seguisse o mi trovasse in quel locale, ed invece é sparito nel nulla. Come una canzone che ascolti in radio ti fa impazzire ma non riesci a trovare il brano.
<<Quindi non hai bevuto troppo da diventare incosciente?>>
<<No, Zia. Non ho mai fatto una cosa del genere. Lo sai che non supero mai i miei limiti>>.
Non superavo...
<<Ti deve aver fatto davvero ammattire per averti ridotta così in poco tempo. Quindi non sai nemmeno il suo nome?>>
<<No, e penso che ora me ne andrò dormire. A che ora dovremmo aprire la pasticceria>>
domando sollevandomi e facendo crollare la coperta.
<<Fra quindici minuti dovrei andare via per iniziare a preparare i cornetti. Ci vediamo intorno alle 10 e sii puntuale! Ora va a dormire bimba! Sembri un panda con tutto quel trucco sbavato!>> mi ribecca sorridendo.
<<Vado!>>
Mentre salgo le scale, mi fermo in mezzo e mi volto verso mia zia che inizia a mettere in ordine.
<<Ti manca mai?>>
<<Ogni giorno, in ogni momento>> ribatte come se i suoi pensieri volgessero esattamente dove vanno i miei. Avrebbe potuto dire chi, invece ha risposto.
<<A volte mi sembra di impazzire, sono nella mia testa e le sento>> mormoro fuori di me.
<<Sono tornate le voci?>>
<<No, sto bene.>> rispondo con una nota di tristezza. Non voglio che si preoccupi.
<<Starai bene, lo so! Tu sei una combattente, ora a dormire scricciolo! Altrimenti domani farai volare tutto e trasformerai quella pasticceria in un campo di battaglia.>>
Salgo gli ultimi scalini ed entro nella mia stanza. Ci sono foto sparse lungo tutto il muro, sono sempre con me senza esserci. Siamo sparsi in tanti ricordi immortalati.
Siamo fatti di attimi, racchiusi in tanti scatti, tante parti di una lunga pellicola che prima o poi terminerà con la parola fine.
Mi lascio andare sul letto completamente vestita, ma non appena chiudo gli occhi tornano, le voci sono sempre con me, non mi lasciano più dormire.
<<Hai visto il coniglio rosa, sembra che sorride. Secondo te potremmo chiamarlo Bunny?>> domanda.
<<Un coniglio che si chiama coniglio?>> ribatto con una nota di ironia.
<<Si cosa c'è di strano?>>
Si porta alcune ciocche dei suoi capelli dietro le orecchie e assume un espressione corrucciata.
<<Sarebbe come chiamare un cane, dog. Non avrebbe nulla di speciale>>.
Faccio spallucce e continuo ad osservarla in attesa che mi dia una risposta.
<<Uff sei davvero noiosa, é speciale perché l'ho deciso io e non qualcun altro per me, come fanno sempre!>>
Giocherella con una ciocca di capelli ramati, dello stesso colore dei miei. Si rigira il boccolo fra le dita e poi lo lascia andate facendolo ricadere poco più sotto della spalla. I suoi occhi azzurri sono fissi nei miei e attende che dica qualcosa.
<<Vorrei dormire>> affermo improvvisamente.
<<Se dormi mi lasci e tu non vuoi lasciarmi vero?>>
Io non voglio lasciarla, se solo fossi rimasta lì forse, nello stesso punto. Magari le cose sarebbero andate diversamente da come sono andate e ora? Cosa mi resta. Sono qui e non c'è più alcun motivo per restare. Prima ne avevo così tanti e poi é arrivata la tempesta e si è trascinata tutto via.
<<A volte devo andare ma non vado via per sempre, te lo prometto...>> sussurro tra uno sbadiglio e l'altro.
<<Daphne...ti voglio bene>> sussurra con voce piccola. Ed io dal mio canto apro gli occhi come se la potessi vedere sopra di me.
<<Ti voglio bene Violet>> sussurro come se fosse un segreto che dobbiamo nascondere da chiunque.
Lei resta in silenzio mentre man mano la mia testa si svuota e non resto altro che io per qualche attimo.
<<Tu non sei libera!>> ribatte facendo risuonare la sua voce, come se fosse un comando che fa vibrare persino le pareti. Il ruggito di un leone che perpetra l'intera savana.
Vorrei essere libera ma non lo sono più da tempo ormai.

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now