Capitolo 11

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Dubita che le stelle siano fuoco;
dubita che il sole si muova;
dubita che la verità sia mentitrice:
ma non dubitare mai del mio amore.
(Amleto)

Tutti credevano che non avrei mai avuto il coraggio di osare e quando l'ho fatto nessuno ci ha creduto comunque.

23 maggio 2022

Daphne

La sua espressione diventa sempre più triste, mentre io provo solo una soddisfazione irrefrenabile nel vederlo in questa condizione. Come se il suo dolore mi compiacesse, il senso di rivincita mi impossessa e finisco per inveire contro di lui senza fermarmi. Non reagisce ma resta impassibile, come se volesse soffrire, come se inconsapevolmente sapesse di meritarselo ma chi è che realmente si merita di soffrire, forse non è lui ma sono io, la vera colpevole a cui ogni cosa dovrebbe essere recriminata.
Mentre lo colpisco con le parole, si lascia colpire, e alla fine il senso di colpa, lo strazio vengono fuori come conigli dal cappello del mago. Sorprendono persino me, la disillusa delle illuse viene allo scoperto e come per magia viene travolta dal sentimento che sbuca improvvisamente simile ad un primo raggio di sole in una mattinata di inverno.
E poi le lacrime simili a gocce di rugiada calcano il mio viso proprio come la goccia farebbe con lo stelo. Ma poi il sapore salato, la gola che si stringe, la testa che pulsa, tutto improvviso come una valanga, mi travolge e non riesco a sciare abbastanza lontano ma vengo colpita e sommersa dalle emozioni.
Persino deglutire diventa difficile. Mi accascio sul pavimento.
Questa è la storia di una traditrice e di un mostro, di un peccatore e un peccato,
di due facce della stessa medaglia che irrimediabilmente siamo simili, così tanto da volerci bene e odiarci nella stessa maniera e con la stessa intensità.
Vorrei perdonarlo, vorrei perdonarmi e poter andare avanti ma tutto ciò che posso fare, é restare chiusa nel limbo e sorridere di tutti i miei passi falsi che sfilano ancheggiando nella mia direzione, predatori pronti ad aggredire l'innocua preda che attende solo la sua...fine.
E poi c'è lui che avanza, lui con le guance rigate dalle lacrime, con gli occhi gonfi e le occhiaie che segnano il suo volto. C'è lui con le labbra secche, con la camicia ormai sgualcita, con le speranze infrante fra le mani che tenta in tutti i modi di provare a ripararmi. Ma sono rotta da così tanto tempo che io stessa stento a capirmi e poter capire alcuni frammenti di me che sembrano essere sospesi nello spazio della mia mente come vetri infranti, costituiti dai riflessi di ricordi di ciò che c'era e di ciò che ero.
E sono improvvisamente spaventata da me, da quello che ho fatto, i sensi di colpa mi divorano, avrei dovuto sacrificarmi da sola, avrei dovuto farcela e non diventare questo.
Soltanto una persona vuota che è il riflesso del suo fallimento nello specchio del presente.
E mentre le lacrime calde percorrono i nostri volti, e mentre il dolore si fa sempre più grande e più forte, noi restiamo seduti sul pavimento, simili a bambini spaventati che attendono la mano che si tenda e gli aiuti a ricominciare.
Mio padre posa il capo contro il muro, dischiude gli occhi e lascia che tutto il dolore trattenuto, lo annienti ed io che dovrei provare una folle soddisfazione nel vederlo così, mi rendo conto che lui si è ridotto nelle stesse condizioni in cui mi sono ridotta.
Il suo respiro diventa concitato, la mia gola si serra e le mie labbra si seccano. Come se fosse arrivato l'inverno, simili a foglie in autunno cadiamo lentamente.
Con un'atto di consolazione mi rannicchio in me stessa e poso la testa sulla spalla di mio padre nascondendo il volto contro il suo braccio.
"Cosi non posso vederti soffrire."
Ciò che avrebbe detto Violet, lei non vuole vedermi soffrire.
<<Lascia che mi prenda cura almeno di te. Sei tutto quello che resta...>>
La voce roca, più bassa del solito come se si fosse appena svegliato dopo aver dormito per tanto tempo ma in realtà chi si sta lentamente svegliando sono io.
Con la testa poggiata sulla spalla del nemico!
Mi sollevo disgustata dalle sue parole, lui non è solo, lui ha la sua possibilità di avere ancora una famiglia, sono io quella che ha perso tutto!
<<Come osi dire che sono tutto ciò che ti resta? Tu hai la tua seconda moglie e la ragazzina! Io non ho più nulla a differenza tua. Non ho una seconda famiglia nascosta!>>
Diniego con il capo amareggiata, lui non può capirmi e non so perché per un solo momento, mi e balenato per la testa che lui potesse essermi d'aiuto.
<<Sono l'unica che può aiutarti!>>
Mi volto e alle mie spalle c'è lei, con un cardigan beige e un girocollo bianco, i soliti pantaloni bianchi e le ciabatte dello stesso colore.
<<Non è vero! Tu sei andata via!>>
Le urlo contro con tutto il fiato che ho in corpo? Violet indietreggia, e man mano svanisce nello stesso punto in cui è apparsa.
<<Stai delirando, perché non lasci che ti aiuti! Tu sei parte della mia famiglia. Sei una parte importante di me!>>
Si solleva in piedi e prova a prendermi una mano ma lo scanso in tempo.
<<Non toccarmi!Non devi osare toccarmi! Hai capito!>>
Si rabbuia sempre di più, finché sul suo viso vedo apparire quell'espressione malvagia, la stessa che gli era apparsa il "giorno nero", quando mi disse che ero io la radice della sua infelicità, che era tutta colpa mia, che non sarebbe mai accaduto se io...
<<Ci ho provato a darci una seconda possibilità, nonostante tu sai che è andata a finire in quella maniera per colpa tua!>>
Nei suoi occhi castani lampeggia la rabbia, la muscolatura diventa tesa, i pugni sono stretti ai lati del suo corpo, tutti i segni di un prossimo attacco di rabbia di cui io dovrei essere il bersaglio ma non sono più la ragazza di qualche mese fa!
<<Non sarebbe mai accaduto se ti fossi tenuto la patta chiusa con un'altra donna!>>
Lo provoco con tutta la rabbia che ho dentro di me. <<Il mostro della mia storia sei tu e non io! Tu hai capito! Tanto ciò che ti attende è solo l'inferno! Anzi ci attende ma prego che il mio girone sia davvero distante dal tuo!>>
Afferro uno degli ultimi ritratti di famiglia appesi al muro e glielo lancio contro per poi scappare via.
Sento i suoi passi alle mie spalle ma aumento di più il passo, esco fuori sotto la pioggia, e corro verso la strada consapevole di essere a piedi, ho forato una ruota.

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