Capitolo 6

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12 febbraio 2001

C'è chi crede in Dio, c'è chi crede nella medicina, c'è chi crede nella scienza e chi crede nel progresso. Io credo solo in me.

Narciso

A volte mi sento un soggetto impresso su una fotografia, lo osservi, magari esprimi un parare, ma cosa ne resta? Solo una sensazione che magari dopo qualche ora dimentichi oppure la ricordi a vita.
Ognuno di noi non é altro che il risultati delle sue esperienze. Siamo un cumulo di vissuti, sensazioni, desideri e ragioni.
Se avessi ascoltato più spesso la mia ragione probabilmente non sarei qui, ma sarei morto, mi sono lasciato guidare dalle sensazioni, da un istinto di sopravvivenza inspiegabile.
Continuo a rigirarmi tra le dita la mia targhetta, era il mio numero, ero un bambino senza un valore, veduto. Ero solo merce, un soldato la cui vita non valeva abbastanza per continuare a calpestare la stessa terra che calpestavano tutti gli altri.
Tutto ciò che resta della mia infanzia, è un semplice <<uccidili>>.
Non c'era altro ordine che mi venisse impartito. Se dovessi tornare indietro nella memoria mi rivedrei come un demone sfocato che cammina in mezzo a tanti corpi esamini.
Ho strappato via talmente tanti pezzi di me, che ormai non mi riconosco più. Sempre lo stesso sguardo vitreo, un persistente senso di vuoto che si alterna con attacchi di rabbia esplosiva che non riesco a controllare e alla fine, cosa resta di me?
Un paio di tocchi contro la porta del mio studio. Deviant entra dentro con sguardo assorto.
<<Sta tornando in città...>>asserisce chiudendo la porta e poggiandosi contro.
Deviant assume uno sguardo preoccupato ma dal mio canto non mi scompongo molto. Sollevo lo sguardo nella sua direzione con estrema lentezza, mi massaggio la fronte esasperato dai miei stessi pensieri.
<<É sopravvissuto anche lui allora.>>
Un sorriso smorzato si amplia sul mio viso, non mi aspettavo che ci riuscisse, di sua spontanea volontà, aveva deciso di restare lì. Senza di noi, senza di me. Per lui non era necessaria la mia presenza, era un modo per dimostrarmi che ce l'avrebbe fatta da solo ed è stato effettivamente così. <<Probabilmente l'ho sottovalutato troppo.>>
Uno degli errori che mi sono permesso di compiere troppo spesso e troppo spesso sono finito per aver torto, ma il mio livello di autostima é troppo alto, talmente da farmi sentire un Dio.
Deviant si avvicina alla mia scrivania per dirmi qualcosa, ma prima che possa aprire bocca, la porta del mio studio viene spalancata.
Il mio fratellino fa il suo ingresso nel mio studio, con un sopracciglio sanguinante. Indossa una T-shirt nera che ha lascia emergere i diversi tatuaggi che ha. Che genere di persone sarà diventato?
Mi sollevo in piedi pronto ad un suo possibile attacco. Cosa siamo ora nemici? Eppure mi deve la vita, per così tante volte l'ho protetto da se stesso e dagli altri, nonostante non se lo meritasse. Ed ora cosa mi resta, solo miseria!
<<Già di ritorno?>>
Un sorriso smorzato accompagna la mia domanda che sembra restare sospesa, perché non riceva alcuna risposta, Seth continua ad avanzare nella mia direzione, ogni passo lo rende un possibile nemico. Irrigidisco la postura e pongo una mano sotto la scrivania pronto ad afferrare una delle mie calibro diciotto nascoste sotto il legno.
<<É questa l'accoglienza che mi merito?>>
Si lascia andare su una delle poltrone per poi sporgersi verso la scrivania e afferrare un fazzoletto per ripulirsi dal rivolo di sangue che gli cola lungo il sopracciglio destro. Deviant lo osserva dalla dovuta distanza, pronto a reagire.
<<Lui vuole ucciderci Narciso...non glielo permettere!>>
Seth é sempre stato imprevedibile proprio come me. Estraggo la pistola da sotto la scrivania e gliela punto contro la fronte.
Inclino la testa lateralmente mentre sorrido allegramente, senza un valido motivo. Seth invece resta fermo con la pistola puntata contro la fronte, deglutisce nervosamente quando la carico pronto a sparargli.
<<Che ne dici di questa accoglienza?>>
<<Vedo che sei il solito schizzato, non sono qui per cercare guai. Volevo tornare a casa, tutto qui, volevo tornare dalla mia famiglia!>>
Mi fissa negli occhi per rassicurarmi del fatto che non stia mentendo ma che sia la verità. Ma non gli credo, Seth é sempre stato un bugiardo patologico. <<So che hai il controllo di tutto e tutti e probabilmente sapevi già che sarei arrivato. Non credo che tu sia rimasto sorpreso del mio arrivo!>>
I suoi occhi azzurri così simili ai miei continuano a scrutarmi in attesa di una reazione che sembra non arrivare. Non provo nulla, non mi fido di lui, non mi potrei mai fidare!
<<Avrei dovuto lasciare che l'esercito di Naghiri ti facesse fuori tanti anni fa. Ma sono il fratello maggiore e anche tu eri sotto la mia responsabilità. Proprio come Deviant e la piccola Soleil.>>
<<Mi stai dicendo che non sono più sotto la tua protezione?>>
Si acciglia e muove una mano e al contempo premo maggiormente la pistola contro la sua fronte.
<<Ti sto dicendo che sei di troppo qui!>>
Premo il grilletto al contempo Seth chiude gli occhi e si irrigidisce. Ma non esce alcun colpo. <<Le moire hanno deciso, piccolo Seth. Oggi non è il tuo giorno fortunato.>>
Apro la pistola e gli mostro che c'era solo un colpo.
<<Brutto stronzo! Hai giocato alla roulette russa con me!>>
Si alza in piedi e prova a fronteggiarmi a io dal mio canto mi limito a sorridergli. Ricarico la pistola, giro il rullino, punto contro la mia testa e sparo mentre lo fisso.
<<Non ho paura della morte!>>
Premo il grilletto ma ancora una volta il proiettile scansa il suo destinatario.
<<Giochi troppo con la morte, Narciso!>>
Deviant dissente con il capo disapprovando il mio comportamento, gli porgo la pistola ma diniega con il capo. Loro hanno paura, nonostante l'abbiamo sfiorata così tante volte con mano.
Io gli ho afferrato la mano, ci ho camminato insieme nel giardino degli inferi, sfiorando le fiamme e osservando dritto negli occhi i dannati, ormai lì da troppo tempo per ricordarsi chi sono.
<<Seconda stanza area ovest! Va lì, troverai una stanza sulla destra. Puoi restarci quanto vuoi. L'importante che tu non mi stia troppo fra i piedi, e non intralci i miei piani.>>
Seth annuisce e se ne va senza aggiungere nulla, prima di uscire dalla porta, si ferma un attimo e mi sussurra un grazie, annuisco con il capo e gli faccio cenno di uscire. Deviant fa la stessa cosa, hanno capito che ho bisogno di restare da solo. Non posso restare per troppo tempo in compagnia delle persone.
Siamo già in troppi nella mia testa.

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now