Capitolo 8

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Percepivo spesso una tediante sensazione di sporco, ma sovente realizzavo che era dentro di me e non c'era alcun modo per cancellare quelle macchie o eliminare quella sensazione.

29 maggio 2007

Narciso

Ogni divinità aveva le proprie ancelle nel tempio, donne giovani e pure che vagavano per i luoghi sacri ricoperte da veli. Li adoravano con riti e culti e lunghe preghiere mentre io richiedevo altro genere di adorazione.
Le pretendevo nude, pronte a tutto, ansimanti, e sporche. Pretendevo che si piegassero ad ogni mio desiderio, proprio come ero stato costretto anch'io a sottostare.
Ed é così che si ritrova Cristal, con il vestito sgualcito e sollevato sui fianchi ampi, le labbra spalancata e il viso premuto contro il muro. I capelli legati intorno al pugno della mia mano esattamente come una corda, ben saldi e li tiro facendole inclinare il capo contro la mia spalla. Mentre le penetrazioni diventano simili e frustate mentre il mio pube sbatte freneticamente contro le sue natiche dalla pelle pallida.
Dov'è che c'è il romanticismo in un gesto del genere? La gentilezza dei gesti dimenticata in qualche recondita parte della mente sovrastata dalla frenetica voglia di raggiungere il massimo del piacere.
Mi eccita il suo dolore, mi eccita l'espressione dolorante che si tinge nel suo viso ogni volta che mi tiro indietro e rientro con violenza dentro di lei. Prova a ricercare un bacio che non le concedo, le sue labbra si piegano verso il basso quando in una smorfia di dolore che mi genera solo una folle soddisfazione.
<<Sto per...>>
Le parole le muoiono in gola mentre le tappo la bocca e le sue gambe iniziano a tremare, mi bagna sempre di più concedendomi di entrare quasi completamente dentro di lei mentre le pareti del suo sesso si stringono svariate volte intorno al mio cazzo. Si lasciano andare e per un momento non cade sul pavimento, le mantengo i fianchi ben saldi, ma poi decido di cambiare tecnica e provare a venire in un'altra maniera. Lentamente mi sfilo dal suo corpo sfinito, e mi disfo del preservativo per poi spingerla verso il basso, esattamente in ginocchio dove la desidero. Lei si poggia contro le mattonelle del bagno e prova a darsi forza. Il trucco le é colato intorno agli occhi e ha quell'aria sporca che desideravo. Per un momento mi balena per la testa l'idea che Daphne possa tornare in bagno e vedermi così, cosa penserebbe? Verrebbe semplicemente un Dio che viene adorato dalla sua ancella!
Afferro il viso di Cristal con un gesto carico di una rabbia inspiegabile che mi investe in questi momenti che dovrebbero essere di puro piacere, eppure non posso far a meno di infliggere la dovuta punizione a lei e tutte le altre donne che le somigliano.
Entro nella sua bocca, senza curarmi se fosse pronta o meno ad uno sforzo del genere, la spalanca per evitare di mordermi, tocco il retro della gola e un conato la pervade. Guardo davanti a me, nello specchio, osservo il mio riflesso, esattamente come faccio tutte le volte prima di lasciarmi andare mi concentro su di me. I capelli sono disfatti, la camicia sgualcita e lo sguardo adirato, man mano che percepisco la sensazione di potere e controllo che accompagna le mie spinte capisco di poter venire. Una scossa elettrica mi monta sulla spina dorsale e lentamente si dirama fino alla cappella. Mi muovo convulsamente e dischiudo gli occhi, inclino il capo e finalmente mi lascio andare esplodendo in un orgasmo che mi fa vibrare nella sua bocca.
E il primo angelico e folle volte che mi passa per la testa, di cui avrei voluto macchiare l'aspetto candido é quello della ragazzina, la seconda ossessione subito dopo l'ultima, una sorella di un convento. Perché il folle desiderio di corrompere l'incorruttibile ultimamente mi ossessiona, non sono altro. Il suo pensiero mi fa venire sempre di più voglia di fuggire dalla mia mente. É tutto lì dentro l'insieme delle mie ossessioni, dei miei feticismi. Devo andare semplicemente via da qui e lontano da lei, da qualsiasi altra donna in questo momento.
Mi sfilo dalle sue labbra bagnate, un rivolo di saliva le cola dal lato delle labbra, mentre i suoi occhi dallo sguardo maliardo continuano a divorarmi, con un dito si ripulisce il lato della bocca e si lecca le labbra tumide.
Si poggia contro il lavandino e lentamente si solleva prova a sorreggersi a me ma scanso la sua presa prima che possa toccarmi.
L'unico cha amo davvero sono io, gli altri posso giudicarmi, tentare di uccidermi, amarmi o odiarmi ma in ogni caso sarò un pensiero costante nella loro mente. Un chiodo fisso che scaccio via dalla mia vita con la mia indifferenza.
Mi sollevo i pantaloni e assumo l'aria imperturbabile di sempre, Cristal si abbassa il vestito con suadente lentezza tentando di sferrare l'ennesima arma da femme fatale, i capelli le ricadono in una cascata sulla schiena. Sposta lo sguardo lentamente su di me, analizzando ogni fibra del mio corpo con straziante lentezza ed é proprio la sia espressione giudicante che fa scattare nel mio folle cervello una spia rossa di allarme che mi conduce ad agire senza pensare. Prima che possa dire qualcosa la mia mano si stringe intorno al suo collo con sempre più forza. Le inclino il capo e la sollevo impedendole di poter toccare terra con i piedi e nel momento in cui i suoi occhi diventano lucidi e il suo sguardo supplichevole, decido di essere caritatevole e lasciarla vivere.
Perché adesso sono io quello che decide per la vita altrui e non c'è nessun altro che giostra la mia vita a suo piacimento.
Cade sul pavimento con un tonfo il viso rosso man mano riprende il suo colorito pallido, si porta una mano alla gola e accarezza la zona.
<<Chi sei?>>
Il suo tono é carico di rabbia, pensava che serbassi per lei in qualsiasi sentimento vicino all'amore ma non provo altro che un viscerale odio.
<<Non sono il Dio a cui rivolgeresti le tue preghiere!>>

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now