Capitolo 34

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Gli atti di follia sono l'arte dei matti, ma sono convinto che sia lo strumento delle persone normali per non impazzire.

25 aprile 2021

Narciso

Probabilmente avrei potuto sentire il suo profumo in mezzo ad una folla, avrei voluto il suo sguardo addosso per il resto della mia esistenza ma tutto ciò che mi resta sono i sospiri che si alternano per la frustrazione della sua scomparsa. Ancora una volta, è finita per essere prigioniera di un gioco a cui ho iniziato a giocare molto prima di lei. Senza volerlo, avrei voluto non dover dare ascolto ai comandi che mi venivano impartiti, avrei voluto poter correre spensierato e non dover star attentato alla possibilità che qualcuno stesse puntando dritto alla mia testa. Sarei voluto bruciare tanto tempo fa assieme al corpo della mia Nani, invece di dover vivere questa vita di bugie.
Alle volte la rivedo ancora mentre urla distesa accanto al suo lettino dell'ospedale, l'ho vista durante il momento in cui soffriva di più, in cui odiava, desiderava e amava di più e per questo assurdo motivo la ritengo mia. Il suo corpo mi parla chiaramente, esplicandosi cosa desidera.
Sono un uomo senza fede e senza sentimenti, non ho nulla da concederle oltre al mio corpo. Ciò che pensa che io provi non esiste, sono emotivamente anestetizzato.
Quando sono finito da sola nella tana del diavolo l'unico intento che avevo era quello di salvarla, anche a costo della mia vita. Perché tutto ciò che voglio é lei.
Gli avrei permesso di prendere il mio corpo, la mia anima venduta e ciò che ne resta del mio cuore, pur di tenerla in vita. Perché lei merita l'esistenza ed io...io no.
Con indosso la maschera della morte attendo l'ultimo respiro del mio nemico prima di tenermi soddisfatto. Uccidere per me è un appetito, una fame incontrollabile che prima o poi devo soddisfare e lei potrebbe mai accettare questo lato di me? Sono un killer, non sono un uomo comune, assetato di potere, agogno la morte, ardo nel vedere le persone soffrire perché nessuno si è curato della mia sofferenza. Avevano tutti un sorriso sadico mentre assistevano alle mie "punizioni". Un sorriso sardonico che mi feriva più del dolore inferto dal flagello. Ricordo ancora le carni della mia schiena che si dilaniavano sotto le frustrate continue, il sangue che schizzava ovunque e mia sorella che urlava pietà ed era costretta a restare in silenzio per evitare la mia stessa sorte. Dovevano tutti assistere in silenzio o godere del dolore. Erano mostri nel corpo di uomini, la cui natura dirompeva per emergere. Probabilmente ho perso il controllo molto tempo fa.
Mi ritrovo con una maschera a led che proietta uno scheletro, il corpo seminudo e ricoperto di sangue, in mezzo ad una massa di cadaveri che mi circondano simultaneo un cerchio ed io il loro fulcro. Sono il loro Dio...
In una pozza d'acqua osservo il mio riflesso e mi sento improvvisamente disgustato da me stesso, quasi mi innervosisco della mia stessa esistenza. Non merito di respirare, non merito la mia stessa esistenza. Persefone sopraggiunge con indosso una mera gonna e l'aria adirata, mi punta una pistola contro la testa e sorride.
<<Pensavi di avercela fatta?>> domanda inclinando la testa lateralmente e assumendo un'aria di scherno.
<<Io ce l'ho fatta, é diverso...>>
Le afferro l'arma e gliela punto contro con soddisfazione. Lei è troppo ingenua...si lascia guidare dai sentimenti e in questo mondo i sentimenti uccidono.
<<Se pensi che l'abbia presa io ti sbagli...>> asserisce con aria greve.
<<Penso che l'abbiate presa tu e la tua consorte. Lei non è come me, non potrà mai diventare un vostro soldatino. Non ha la capacità di uccidere>> ribatto con convinzione, conosco la sua anima meglio di loro e per un quanto tenteranno di piegarla lei non riuscirà mai a far del male a qualcuno.
<<Ne sei così convinto, romanticone?! Eppure in lei vedo il tuo stesso sguardo di quando hai cominciato. Ho la convinzione che le anime apparentemente più buone siano capaci di compiere le peggiori atrocità. Indossate delle maschere per manipolare le persone che vi ronzano attorno, siete peggiori di quanto crediate!>>
Mi sputa contro, ma non mi lascio intimorire dalle sue parole o dalle sue azioni.
<<Mi avete cresciuto per fare quello che faccio, lei è nata in una campana di vetro, protetta da ogni cosa o persona. Non potrai mai trasformarla in un'assassina né tu né quel depravato di tuo marito! Ho visto come la guarda e lui vuole una sola cosa della ninfetta!>> ribatto amareggiato. Ho imparato a giocare con i miei demoni e non ne ho più paura, lo faccio tutti i giorni alla a tutte le ore, ho pregato per la pace per troppo tempo e non l'ho mai ottenuta e alla fine ho accettato quello che sono ma lei non se lo perdonerebbe mai.
<<Sai chi ha ucciso il tuo dolce fratellino Seth? Sai di che era la mano che ha premuto il grilletto mentre lui supplicava di essere risparmiato? Proprio della tua dolce bambina, per cui stai rischiando la vita!>>
Non è possibile, non le credo!
<<Stai mentendo!>> ribatto.
Lei scoppia a ridere ed io dal mio canto le do un colpo sulla testa con la pistola facendola crollare per terra, esattamente in ginocchio ma lei non la smette.
<<Voglio le prove?>>
Come diavolo ha potuto!
<<Non ci vuole molto a far vacillare le tue convinzioni! Nemmeno tu sei convinto che lei sia una dolce e tenera ninfa alla ricerca di un salvatore!>>
Ridacchia e scuote la testa per poi leccarsi via dal lato delle labbra il suo stesso sangue. Mi afferra i fianchi e si solleva in piedi con un luccichio strano negli occhi.
<<Lei è una sporca assassina proprio come te. Dovevi vederla come urlava, ma poi sorrideva, proprio come te. Non basta molto per trasformare un essere umano in un mostro!>>
Le afferro il collo e lo stringo talmente forte fino a farla tossire.
<<Ho detto che voglio le prove! Hai capito?!>>
Lei sventola il suo cellulare davanti al mio volto mentre sorride e tossisce al contempo. La lascio andare, si porta una mano sulla gola arrossata, e disattiva il suo telefono. Lo prendo in mano e vado alla ricerca di quello che dice di avere.
<<Adoro il modo in cui tenti di distruggermi ma non ci riuscirai mai!>> asserisce.
Il cellulare é vuoto, non c'è nulla, stava mentendo.
<<Sei una lurida bugiarda...>> asserisco mentre la sollevo alla mia stessa altezza sorreggendola dal bavero della sua camicetta nera. Mi dà un bacio a stampo celere, quasi impercettibile e sorride soddisfatta.
<<Quanto amo perdere il controllo, e la parte che probabilmente più ami di te stesso! É irresistibile!>> prosegue.
Sbruffo frustrato, mi tiro i capelli indietro e mi domando se Daphne abbia potuto veramente uccidere mio fratello, e se così fosse perché lo avrebbe fatto?

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now