Capitolo 22

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Il diavolo sa usare dolci parole per convincerti, una volta che hai compiuto il più terribile degli atti sarà troppo tardi per tornare indietro.

23 agosto 2020

Narciso

Non ho mai detto di essere pudico o corretto, ne tantomeno un santo, mi sono sempre decantato per ciò che sono e vengo declamato per ciò che faccio, non giudicatemi sono solo l'effetto di una società corrotta abitata da corrotti, dove anche l'uomo più corretto e virtuoso finisce per lasciarsi indurre verso la via sbagliata pur di raggiungere ì propri obbiettivi.
Sono sempre stato un collezionista di errori e scelte sbagliate, come quella che ho fatto qualche secondo fa.
<<Io vorrei venire con te, ma non posso abbandonare lo studio e il mio futuro così...>> biascica stringendosi nella felpa.
Se ti dicessi che hai già abbandonato la tua vita per seguirmi nell'oscurità che cosa mi risponderesti? Crederesti ancora di essere padrona delle tue scelte, hai perso ogni capacità decisionale nello stesso momento in cui la collisione è successa.
<<Porta le tue scartoffie con te, prometto di non disturbarti troppo...>> ribatto con sguardo languido accarezzando la linea del suo collo sottile dalla pelle opalescente simile alla luna.
<<Tu invece porterai con te la carovana delle tue amanti?>> borbotta mettendo un broncio sempre più evidente e strappandomi un sorriso.
Nello stesso momento salgo sul letto carponi e avanzo nella sua direzione.
<<Se saprai tenermi impegnato non avrò bisogno di nessuna>>.
Ed é ciò che voglio che creda, voglio semplicemente ottenere quello che voglio e se è questo il modo continuerò a seguire questa strada. Lei sembra vacillare qualche secondo, così piccola e ingenua, non immagina che sto giocando a carte coperte, lei pensa che io sia completamente limpido ma non è così.
Mi infilo nel letto accanto a lei e piego un braccio portandomi la mano dietro la schiena, la vista del mio corpo seminudo sembra attirare la sua attenzione, la osservo sottecchi mentre si copre con il lenzuolo e si volta guardando altrove.
Se le dicessi tutto quello che mi passa per la testa vedrebbe la mia vera natura, ma il mio scopo è ingannarla, sono convinto che sia questo. Ma ci sono delle reazioni del mio corpo che sono diverse da quando sto con le altre donne.
Quando sono con lei ho le palpitazioni, la continua voglia di prenderla in giro e al contempo proteggerla.
È piccola e indifesa e alle volte una vera farebbe della natura che farebbe tremare la terra.
Non mi sono mai ritrovato a fare questo genere di pensieri per nessuna.
<<Ho sempre pensato che si nasce vuoti...nel senso. Penso che siamo un po' come delle ampolle, in cui le persone che incontriamo durante la nostra vita ci infilano qualcosa di loro dentro. Ognuno ci lascia qualcosa di sé, nel bene e nel male, è come se tutti fossero necessari a renderci quelli che siamo e ciò che siamo.>>
La sua voce piccola attira la mia attenzione e mi domando per un momento se stia realmente parlando con me oppure no.
<<Ampolle?>> domando con una nota di ironia. Mentre le sono mezzo nudo accanto pensa alle ampolle?
<<Lascia stare...>>borbotta liquidando il discorso.
Cosa le dovrei dire? Non sono abituato a fare questo genere di conversazioni, le persone solitamente non riescono a rivolgermi la parole per più di dieci minuti.
Però per lei mi sforzerei di essere qualcuno di diverso, solo per qualche ora, solo per stanotte, in cui le uniche testimoni di questa metamorfosi sono le mura.
<<Io credo invece che si da bambini si hanno delle tendenze, c'è chi per natura nasce gentile e lo resta nonostante tutto e chi mostra realmente se stesso e la propria cattiveria.>>
La sento sospira, sollevo il capo dal cuscino e provo a vedere se si sia addormentata. Si volta nella mia direzione posando le mani a mo di cuscino sotto il capo e mi inchioda con i suoi occhioni.
Quegli occhi con che mi scopo tutte le volte che la guardo, quelli che seduco prima di sfiorarla e che fisso intensamente per trasmetterle tutta l'intensità di quello che in qualche modo provo.
<< Non sei cattivo quanto credi di essere, altrimenti mi avresti già uccisa da tempo. Non avresti motivo per tenermi in vita e spesso io stessa stento a trovarli. Siamo estranei io e te, non c'è nessuna parentela, non c'è amore, non c'è nulla quindi potresti benissimo farlo eppure sei qui in una stanza lontana dal tuo mondo, con me. E stiamo parlando.>>
La tranquillità con cui mette in evidenza una regalata quasi mi tramortisce, so che ha ragione e questo mi spaventa ancora di più.
Mi zittisco qualche secondo e nello stesso momento in cui si passa la lingua sulle labbra la bacio, la bacio trasmettendole tutta la frustrazione del momento, tutta la tensione che mi sta facendo accumulare e ciò che odio ancora di più, è che non si lasci sedurre da me, almeno non per questa notte. Lo noto da come ritrae la lingua tutte le volte che con slittate provo a farle seguire il mio ritmo, da come provi ad allontanarsi dal mio tocco. Ed é maledettamente frustrante!
Se separo le nostre labbra e mi slancio con la schiena sollevandomi a metà busto.
Se solo Seth e Deviant non l'avessero portata lì, adesso sarei fra le sue gambe da diverse ore, invece no!
<<Non otterrai nulla da me, così.>>
Evidenzia, ciò che avevo già percepito dalle reazioni del suo corpo.
<<Lo so...>>
Mi sollevo in piedi e vado alla ricerca del pacco di sigarette che ho lasciato qui qualche giorno fa. Se solo sapesse che in questa cantina ho torturato delle persone, e quelle persone erano poliziotti...corrotti ma pur sempre poliziotti.
<<Non ti capisco>> mormora frustrata continuando a sorreggere la dannata coperta che le strapperei via di dosso per poi lacerarla a morsi.
<<Nemmeno io mi capisco bambina>> blatero mentre cerco convulsamente il mio pacco di Camel. Dove diavolo solo finite? Apro l'ennesimo cassetto e finalmente le trovo. <<Tana!>>
Mi infilo nervosamente una sigaretta fra le labbra e inizio a fumare nervosamente camminando per la stanza alla ricerca di un'idea.
Se lei volesse romanticismo dovrei fingermi romantico, provare a sedurla e prendermi da lei quello che desidero di più. Ma perché così tanta ostinazione?!
<<Hai mai pensato di seguire un...percorso?>> domanda improvvisante facendomi quasi cadere la sigaretta fra le labbra.
<<Sto tentando di calmarmi...>>
Credo che non abbia capito che non deve provocare troppo la parte più debole e meno paziente di me, altrimenti prima del dovuto conoscerà l'altra parte più oscura quello che sto provando a nasconderle. Ma mi risulta sempre più difficile farlo!
Si alza dal letto trascinandosi il lenzuolo ed in quel momento mi viene spontaneo calpestarlo con in piedi e farlo crollare sul pavimento lasciandola completamente nuda davanti al mio sguardo che soppesa con attenzione ogni remoto angolo del suo corpo.
La figura esile e slanciata seduce lo stesso sguardo, i seni sono simili a coppe di vino, da cui berrei fino all'ultimo goccio, il ventre accentuato, poi scendo in basso verso il fiore dei miei desideri che si nasconde fra le sue gambe lunghe e slanciate. Mi lecco le labbra e lentamente risalgo verso il suo volto rosso per la rabbia.
<<Sei...tu sei!!!Ahhh>>
Sbatte i piedi a terra e si abbassa verso il pavimento per prendere il lenzuolo ma lo afferro prima che possa farlo lei. Mi fissa negli occhi con ira, incede verso la porta e la apre, tutto ciò che riesco a vedere è il suo posteriore che si muove come un pendolo, oscillando da destra verso sinistra. Le do qualche minuto di vantaggio, capisce che sto per iniziare la mia caccia e non mi fermerò per nessun motivo al mondo.
Il nostro è un selvaggio gioco di sopravvivenza.
Sento i suoi passi diventare più pesanti e susseguirsi con maggiore frequenza, sta correndo ed é in quell'esatto momento in cui percepisco che sta scendendo le scale che scatto, il tappeto finisce in fondo alla stanza. La individuo dalla balaustra mentre corre a zig zag nuda per casa, il che è decisamente ilare ma eccitante allo stesso tempo.
Scendo le scale velocemente a due a due, passa con un salto alle spalle del divano e afferra la coperta in pelliccia con cui si copre le nudità.
<<Dove credi di poter andare tutta nuda bambina?>>
<<Lontana da te!>> urla afferrando un cuscino e lanciandomelo contro.
<<Oh non credo proprio! Al massimo puoi finire sotto di me ansimante!>> ribatto con uno scatto avanzo verso di lei ma mi sfugge, mi scansa e corre verso la cucina urlando in maniera infantile.
Oh bambina, se solo sapessi quanto mi fai impazzire. Sorrido fra me e me, e riprendo la caccia.
La tenda della finestra della cucina oscilla scossa dal vento e mi fa capire che è uscita fuori, oppure mi vuole far credere che sia così. Sbatto la porta finestra fingendo di essere uscito e mi nascondo dietro l'isola in marmo. Poco dopo sento cigolare la posta dello sgabuzzino in cui tengo le scorte di cibo. Sollevo leggermente lo sguardo e la osservo mentre si guarda attorno con aria preoccupata. Sospira e ritorna...nello sgabuzzino? Che diavolo fa? Qualche secondo dopo esce fuori con in mano un pacco di patatine e l'espressione soddisfatta. Aveva fame? Perché non mi ha detto nulla? Ormai il sole inizia a sorgere e le prime luci dell'alba trapelano dalla finestra, è tempo di muoversi, Ade e Persefone ci staranno cercando e i miei fratelli senza di me, non sono al sicuro!
Mi volta le spalle e si infila letteralmente di testa nel frigorifero, afferra il gelato dal congelatore. Sale sul marmo del lavandino e tenta di allungarsi per prendere il barattolo che contiene i cucchiaini.
<<Vuoi una mano bambina?>>
Trasale e perde l'equilibrio finendo con il posteriore per terra, al contempo mi fissa con sgomento, sorregge la coperta di pelliccia, e tenta di coprirsi ma il mio sguardo vuole comunque andare oltre. Mi avvicino nella sua direzione, lei trema come una foglia probabilmente spaventata da una mia reazione fuori controllo ma non le farei mai del male. Sarebbe come farlo a mia sorella minore ed io l'ho sempre protetta.
Afferro il boccale che contiene i cucchiaini e gliene porgo uno. Lo osserva qualche secondo con diffidenza come se si stesse domando se potersi fidare oppure no.
<<Non posso farti del male>> ammetto ad alta voce. Sentendo queste esatte parole sorride e afferra il cucchiaino. Si solleva in piedi, scalza e con questa coperta indosso sembra ancora più piccola e tenera, sta sviluppando in me sentimenti che non provavo da diverso tempo. Vorrei placare la mia parte morale, ma non ci riesco è più forte di me. È come un istinto incontrollabile che scatta ogni qualvolta che le gravito attorno, per quanto stimoli parti remote e perverse del mio cervello, allo stesso momento stimola anche quelle che provano sentimenti di tenerezza.
Prende le patatine e la coppa di gelato, le posa sull'isola per poi sedersi su e slanciarsi per sedersi su. Oscilla con i piedi e con uno scatto apre il pacco facendo riversare alcune patatine sul pavimento, la osservo con un sopracciglio inarcato mentre sorride e mima uno scusa stringendosi nelle spalle. La ritrerei persino tenere se non mi avesse sporcato il pavimento! Giro gli occhi al cielo e mi avvicino cautamente nella sua direzione, scatti improvvisi la spaventano quindi proverò ad andarci piano...almeno in questo caso. Non ho intenzione di seguire i suoi ritmi dovrà adattarsi ai miei!
<<Cosa vuoi?>>
Le divarico le gambe e mi posiziono in mezzo per poi mordere la patatina che sorreggeva a mezz'aria fra le sue dita lunghe e affusolate che immagino continuamente strette intorno alla mia...
<<Era la mia patatina!>> borbotta imbronciandosi.
<<Non lo è più, devi essere più svelta quando prendi una decisione Daphne, altrimenti qualcun altro lo farà per te e si prenderà quello che più desideri o ciò che in qualche modo consideri tuo>> ribatto con un sorriso divertito. Ma lei dissente con il capo facendo smuovere i suoi capelli lunghi e arruffati i cui riflessi ramati risplendono non appena vengono colpiti dal sole.
Gli occhi cerulei cambiano colore non appena luce li sfiora eppure ogni volta che è con me diventano torbidi.

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now