Capitolo 30

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Se ha l'aspetto di un angelo e parla come se lo fosse, scappa!

23 giugno 2014

Narciso

La osservo dall'interno della doccia in attesa che mi raggiunga, probabile che sia ripugnata dal mio aspetto. É come se fossi una bestia che si ripulisce dal sangue della sua ultima preda. Allungo una mano e la invito ad entrare nella doccia con me. Eppure c'è un senso di tedio che man mano si insedia nella mia mente, e se lei entrasse qui con me e vedessi il mio riflesso nei suoi occhi, finirei per avere paura di me stesso? Eppure la cosa che ardo di più è che gli altri abbiano paura di me ma io voglio avere paura di me stesso? O voglio semplicemente aggirarmi fra le tenebre nascondendomi da me stesso?
Ma quando accetta di seguirmi, e si spoglia dai suoi vestiti, finisco per adorare il suo aspetto e lasciarmi distrarre.
I pensieri volano via, quando la sua mano entra a contatto con la mia.
Sarei voluto essere l'uomo dei suoi sogni, quello che la porta ad un appuntamento galante in un ristorante costoso, che le bacia la mano mentre guida l'auto ma spiacevolmente sono un disco rotto che non fa altro che ripetere la stessa melodia pur di sopravvivere.
Avrei voluto ballare con lei al centro di una sala, strapparle sorrisi e lacrime di gioia ma l'unica cosa che riesco a fare é farla soffrire e mi fa sentire maledettamente bene.
Non la odio, le auguro il meglio ma il suo meglio non sono io, potrebbe ottenere molto di più dalla vita eppure non faccio altro che incatenarla alla mia anima e tirarla verso di me in maniera tale che non si allontani troppo e non guardi fuori dalla finestra quanto sia bello il mondo. Voglio continuare ad essere il centro del suo universo e il fulcro delle sue sofferenze, alla fine tutto ciò che ricordiamo con maggior dettaglio é il dolore I momenti di felicità fluttuano via come piume.
Lei per me è come una boccata d'aria di prima mattina, fresca, pura e tremendamente piacevole.
<<Mi fai un po' di spazio...>> domanda abbassando lo sguardo. Mi sposto lateralmente e la lascio entrare senza distrarmi troppo. Ma poi lo sguardo cala sul suo corpo, sul suo sedere pronunciato dove poco più sopra emergono le fossette di venere, la schiena che disegna una curva perfetta che sembra scolpita da un artista, e poi come una cascata di onde adornate da filamenti di fiamme calano i suoi capelli dai riflessi ramati. Avrei voluto dirle tante cose in questo momento e ognuna di esse sarebbe stata degna di un poeta ma tutto ciò che riesco a dire è...
<<Sei la ninfa più bella che abbia mai scopato>> .
Si perché è così che esordisce un vero uomo, i poeti li lascio fare agli altri.
<<Perché ce ne sono state altre?>>
Resto qualche secondo basito davanti alla sua domanda. Sa già che sono stato con altre donne, corrugo la fronte e inarco un sopracciglio spaesato.
<<Intendevo ninfe, non sono l'unica ninfetta?>>
Ah...
<<Sei l'unica ninfa ma non sei l'unica ragazza che abbia varcato la soglia della mia camera da letto. Penso sia chiaro, bambina.>>
Sorride teneramente e si direziona sotto uno dei soffioni della doccia, osservo come l'acqua scivola lungo il suo corpo accarezzando le curve del suo corpo. Mi ripulisco dal sangue che adorna ancora il mio corpo. I capelli bagnati cadono in pocciata lungo la sua schiena, sono tentato di avvicinarmi, mi rifiuterebbe? Da quando mi spaventa il rifiuto di una donna?
Man mano mi avvicino e le sfioro un fianco, lei fa finta di nulla e continua a lavarsi. Sposto entrambe le mani sul suo bacino e la spingo indietro verso il mio bacino. Le sposto i capelli lateralmente e le dissemino il collo di baci.
Non ho intenzione di andare oltre, non ho "i mezzi" per farlo. Le accarezzo l'addome e risalgo lentamente passando al centro tra i suoi seni. Le afferro il collo e con le dita direzione il suo volto nella mia direzione, la bacio sulle labbra, prima con un semplice bacio a stampo, lentamente approfondisco. Schiaccio il pube verso la sua schiena e lei finisce contro le piastrelle. La sua lingua guizza contro la mia.
Tutto ciò che finisci per amare può solo distruggermi e se fossi io a consumarla per primo. Lei potrebbe essere il mio fiammifero ed io la fiamma che la consuma in pochi istanti.
L'eccitazione aumenta e mi sono ripromesso di fermarmi prima di oltrepassare i limiti e la soglia della decenza. Ma non sono mai stato decente semmai indecente. Inizio a strusciarmi contro la sua schiena ma man mano nella mia testa si affilano troppi pensieri, tra cui l'assenza di precauzioni da entrambe le parti e l'unico elemento che potrebbe peggiorare ancora di più la situazione sarebbe un bambino in arrivo. Mi arresto improvvisamente e mi allontano come se le sue labbra mi avessero appena scottato. Mi scontro con lo specchio della vetrina e la osservo con attenzione. Le labbra tumide lo sguardo indecifrabile. Non riesce a comprendere come mai io stia agendo in questa maniera. Le accarezzo le labbra ormai gonfie. Sono estremamente attratto da lei, mi getterei letteralmente su di lei ma...io non posso farlo. Non qui, non ora, non mentre non ho alcun modo di evitare il rischio. E evitarle dei rischi. Sono stato con donne prive di limiti, sempre utilizzando protezione ma il rischio di contrarre delle malattie non è mai escluso al cento per cento. Così proteggo lei e proteggo me. Almeno finché non sono certo che Persefone non abbia giocato qualche scherzetto del destino che metta al repentaglio la mia salute.
<<Cosa c'è che non va? Sono io?>>
<<Tu forse sei l'unica cosa che funziona in tutto questo dannato caos che governa fuori e dentro la mia testa. Non potrai mai essere tu il problema ninfa ma solo mia testa. E non sai quanti pensieri mi viaggiano qui dentro continuamente ogni volta che ti guardo...>>
Se solo sapessi la verità, se solo conoscessi ogni mio pensiero, finiresti per vedermi quello che sono. Mi accetteresti?
<<Se ti dicessi di averti fatto del male in qualche modo e di essere la causa di uno dei tuoi più grandi rimpianti. Mi odieresti?>>
Lei mi osserva qualche secondo e corruccia lo sguardo ancora più stranita di prima. Probabilmente non comprendendo per quale assurdo motivo le stia facendo una domanda del genere mentre siamo nudi, chiusi in una doccia ed io fino a qualche minuto prima le stavo per saltare addosso.
<<Credo che ormai mi stia diventando impossibile odiarti...>>
<<Perché?>>
Scuote al testa e prova a baciarmi ma devio il suo bacio e le blocco il viso con una mano.
<<Perché?>> ripeto.
<<Perché mi piaci troppo per poter pensare di poterti odiare...>>
Ed é in quest esatto momento che vedo tutta la sua purezza che si infrange contro il muro della mia perversione. E realizzo quanto lei sia una dolce rosa che sto facendo appassire. Avrei voluto urlare al mondo di essere un dannato per avermi condannato a questa eterna vita infelice, che non mi permette di legarmi a nessuno.
Avrei voluto dirle che quando mi tocca mi sembra di bruciare, che quando mi guarda mi fa sentire improvvisamente vivo, e che amo soffocare i suoi gemiti perché mi fanno sentire potente, ma tutto ciò che riesco a dire è semplicemente...
<<Smettila di vedermi come un uomo da salvare, sono un mostro da condannare, Daphne!>>
Esco dalla doccia e mi allontano senza riflettere.

Il LeviatanoWhere stories live. Discover now