Prologo

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Io ero una quinta, e lui tutto il palco. Ma non mi sono mai ricordata che dietro il palcoscenico si nasconde il retroscena. Quello che eravamo noi.

Quando ero piccola, la sera, quando mi stendevo sul dondolo insieme a papà, lui si metteva a raccontare la storia dell'usignolo. L'usignolo volava sempre tra le rose, cantando incessantemente. Un giorno l'usignolo si posò su una rosa bianca, da quella volta iniziò a fermarsi ogni giorno sulla rosa. Iniziò ad amarla, ad abbracciarla così tanto che un giorno le spine gli trafissero il cuore. Così sarebbe stata la realtà.
Mi sono sempre sentita l'usignolo, ma lui non è una rosa bianca. È la rosa nera della storia.
Alla fine però lui completò la mia vita, i miei giorni, ma nel farmi vivere la mia vita, tralasciò me, il dettaglio principale.

Ma non importava se io ero il caldo e lui il freddo. La pioggia e il sole. La vita e la morte. Era come pensare che il diamante è solo una pietra e che la luna è solo un satellite. Ma non è così, c'era ancora da scoprire quello che si celava dietro.

Non ho mai capito cosa fosse il dolore fino a quando non è arrivato a me, passando attraverso lui. Ho sempre visto persone a pezzi aiutare chi aveva solo una crepa, ma non avrei mai pensato di essere io la crepa.
Così ho iniziato a realizzare che tutti avevano un posto nel mondo. Tutti tranne me.

The DateWhere stories live. Discover now