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Quando finalmente mi asciugo le lacrime qualche minuto dopo, mi accorgo di dove mi trovi. Sono in una piccola camera da letto con un letto matrimoniale al centro. Una grande finestra si apre sul retro della casa così da poter vedere la piscina.  L'eco di urla attutite di persone che si buttano in piscina arriva dal piano di sotto. Una scrivania si trova a lato con un computer sopra di essa e una TV a schermo piatto è appesa alla parete. Devo essere in una stanza degli ospiti. Sono troppo sconvolta per scendere di sotto e chiedere a Louis di portarmi a casa, quindi mi siedo sul letto e decido di dormire o pensare per passare il tempo.

"Non essere un pollo." Le sue parole risuonano nella mia mente, riportandomi al giorno nel mio giardino quando io e Harry avevamo sette anni.

"Obbligo o verità?"

"Obbligo."

"Ti obbligo a... urlare 'amo i pony e le farfalle' e a correre in cerchio," gli dico mentre siamo seduti sul prato. Mio papà è ancora fuori con quella signora bionda. Li ho visti baciarsi una volta mentre pensavano che nessuno li stesse guardando. Gli chiesi perché l'avesse fatto più tardi. Mi disse che era sua sorella e mi urlò contro quando la chiamai zia. Mia madre aveva questo strano sguardo sul suo viso come se stesse decidendo di che colore fosse il cielo.

Rido quando Harry compie il suo obbligo, i miei vicini di casa che ci guardano in modo strano. Ridacchio quando cade a terra di schiena stordito.

Mia mamma è dentro, ci ha detto di giocare fuori finchè non diventa buio, e poi posso dormire a casa di Harry. Mi ha preparato la borsa, che ora è in portico.

"Okay! Obbligo o verità, Blair?"

"Umm... verità?"

"Andiamo, Blair," dice. "Non essere un pollo!"

"D'accordo, obbligo." Alzo gli occhi al cielo.

"Ti obbligo a... entrare e spiare tua mamma!" Dice. Sorrido, alzandomi e correndo verso la casa.

Apro la porta e la chiudo delicatamente così che lei non mi possa sentire. Sento un rumore provenire dal piano superiore, così cammino in punta di piedi fino a ritrovarmi fuori dalla sua camera da letto. Ascolto calma il suono di una radio squillante. Mi copro le orecchie e striscio dentro. Mi guardo intorno per vedere buste sparpagliate sul letto, ma non la mamma. La porta del bagno è chiusa, così presso il mio orecchio su di essa. Sento il pianto attuttito di mia madre arrivare da dietro la porta. Spingo un po' la porta, sbirciando dentro.

Mia madre è curvata sul gabinetto, una bottiglia di vino nella sua mano. Lo specchio è rotto, distrutto su tutte le piastrelle del bagno. Ha tagli su tutte le sue braccia e gambe, la sua blusa bianca macchiata di rosso. La foto del matrimonio dei miei genitori giace rotta sul bancone, deve averla lanciata contro lo specchio. I suoi capelli neri sono ingarbugliati con sangue e sudore, incollati sulla sua faccia.

è solo ora che noto un bagliore argenteo essere alzato dal pavimento. Sento un scatto rumoroso, e vedo mia mamma puntarsi una pistola alla sua testa. Apro completamente la porta, urlando.

"Mamma!" I suoi occhi inchiodano i miei per un secondo, e poi spinge il grilletto.

Bang.

Il suo corpo crolla sul pavimento. Sto lì in piedi ghiacciata per alcuni momenti prima di urlare ancora. Sangue fuoriesce dal buco nella sua testa, prendo un asciugamano premendolo sulla ferita. Le mie mani tremano mentre le spingo la spalla.

"Mamma? Mamma, per favore svegliati! Mamma!" Piango.

Sono in un pianto totale ora che rivivo il ricordo. Le mie spalle tremano mentre ricordo il viso di mia madre rigato di lacrime. Ogni singolo giorno ricordo quel momento, alcune parti di esso che si fanno spazio nella mia mente. Non potrei mai scordarmi lo sguardo negli occhi di mia madre. Mi alzo e afferro un vaso dalla cassettiera distruggendolo sul pavimento, passandomi le mani tra i capelli. La mia vita è stata rovinata in pochi secondi.

Lights (Italian translation)Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα