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La mattina seguente mi sveglio con Harry quasi del tutto sdraiato su di me, la sua testa sul mio petto. Cerco di spostarmi, ma lui geme e avvolge di più le braccia intorno a me. Alzo gli occhi al cielo.

"Harry," dico nel suo orecchio. Non si muove.

Sospiro.

"Harold," dico più forte. Sobbalza in alto, rivolgendomi un'occhiataccia.

"Cosa?" Scatta, guardandomi dal basso. La sua voce è più roca del solito per il sonno.

Ridacchio. "Sei sdraiato su di me."

Abbassa lo sguardo. "Oh." Si sposta sul suo fianco. "Non è comunque un motivo per chiamarmi Harold."

Scrollo le spalle ed esco dal letto, legandomi i capelli in una crocchia. "Sono le otto," dico. "Perché non facciamo la colazione per tua mamma dato che ci ha preparato la cena ieri sera?"

Harry borbotta ed esce dal letto, facendosi scivolare addosso una maglietta nera. "Ma è così tanto lavoro."

"D'accordo. Puoi guardare, allora." Mi giro ed esco dalla camera, un ghigno si fa strada sul mio viso. Harry saltella per tenersi al passo con me, ancora assonnato. Si strofina gli occhi e sbadiglia.

Apro il frigorifero una volta che arriviamo in cucina, estraendo il preparato per pancake e il latte. Harry si appoggia contro il tavolo pigramente.

"Non provarci nemmeno," dice mentre afferro una padella da un cassetto e la appoggio sui fornelli.

"Cosa?"

"Non farai mai dei pancake buoni come quelli di IHOP."

Sbuffo. "Posso provarci," lo provoco, versando della pastella di pancake sulla padella. Prendo dei mirtilli dal frigorifero e li cospargo nella pastella.

Harry mi guarda mentre cucino. Cerco di non fare danni mentre giro il pancake. Atterra di lato, piegandosi. Impreco e lo butto via. Harry ghigna.

"Perché mi stai guardando in quel modo?" Scatto finalmente.

"In che modo?"

"Come se io che faccio i pancake fosse uno scherzo."

"Lo è, se hai provato quelli di IHOP."

"D'accordo maestro, provaci tu allora." Incrocio le braccia sul petto.

"Maestro?" Ghigna ancora mentre mi sposto e lui prende il manico della padella in mano. Lo gira in modo esperto in aria, e atterra quasi perfettamente. Lo fisso.

"Dove hai imparato a farlo?" Gli chiedo.

"Gli dei di IHOP mi hanno contattato. A quanto pare sono il prescelto."

Rido. "Vorresti."

"No, davvero. Sono venuti da me in sogno stanotte." Ne gira un altro, poi la fa scivolare su un piatto. "Per te," dice, guarnendolo con un mirtillo. Mi ammicca.

"Sono lusingata," dico, mettendomi una mano sul petto.

"Dovresti esserlo," dice, versando dell'altra pastella nella padella. "Perché sono il prescelto."

Rido mentre taglio il pancake, provandone un morso. Harry mi guarda con aria d'attesa.

"Beh?" Chiede.

"Sembra che IHOP abbia della concorrenza."

Harry ride. "Te l'ho detto," dice, girandone un altro.

"Se solo potessi imparare cosa sia una spatola."

"Non lascerai mai perdere, vero?"

"No." Prendo un altro morso del pancake.

Lights (Italian translation)Where stories live. Discover now