Appuntamento

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A scuola cercai di evitare tutti e ci riuscii benissimo. Scelsi gli ultimi banchi, durante l'intervallo mi nascosi in bagno e per la pausa pranzo restai in classe. Quel giorno non riuscivo a concentrarmi.
Avevo dei crampi allo stomaco e mi tormentavo chiedendomi se Jack sarebbe venuto o no. Mi odiavo ancora di più per questo. Non potevo pensare a lui. Anche se era carino, anzi bellissimo, era un deficiente.
Il mio stomaco non voleva sentir parlare di cibo.

Alla fine decisi: non sarebbe venuto.
Entrai nella macchina di Ian e feci un respiro profondo. É tutto finito Alice, non pensarci più, mi dissi.
«Dove sei stata oggi? Non ti ho vista da nessuna parte. Lily e Gemma mi hanno detto che le hai evitate tutto il tempo.»
«Stavo poco bene.» Mentii.
Ian mi guardó.
«Non sono affari miei vero?»
«Già..»
Amavo Ian quando non si immischiava troppo nella mia vita. Non eravamo fratelli, ma migliori amici, c'era sempre per me anche quando facevo di tutto per stargli lontano.
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Il pomeriggio trascorse troppo lentamente e nonostante feci dei compiti extra il tempo passò troppo lentamente.
Guardai l'orologio. 5.30
Mi buttai a pancia in giù sul letto.
Cosa mi stava succedendo? Forse mi ero presa una cotta pure io?
NO. Non potevo e specialmente non doveva essere Jack.
Chiusi gli occhi per un attimo, dovevo distrarmi. Ci riuscii così bene che mi addormentai.
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Qualcuno mi stava scuotendo il braccio. Aprì gli occhi e mi ritrovai di fronte mio fratello Ian.
«C'è Jack di sotto che ti aspetta.» Mi disse.
Il mio stomaco diventò di cemento. Probabilmente era giù con un mazzo di rose e mi aspettava, mentre io ero in piagiama.
Cacciai Ian dalla mia camera e aprì l'armadio. Cosa dovevo mettere? Come era vestito lui? Se aveva un mazzo di rose era sicuramemte elegante.
Scelsi un jeans bianco e un top nero. Meglio essere semplice che una pazza fuori di testa in certe occasioni. Velocemente mi pettinai, misi un filo di trucco e scesi giù.
Non c'erano nè i fiori, né un ragazzo vestito elegante.
Stavano giocando alla play e non si accorsero di me.
Mi schiarii la voce.
«Oh ecco la piccola» disse Jack alzandosi. Mio fratello lo imitó e ci guardó con aria sospettosa.
Jack era vestito semplice: jeans e maglietta bianca. E io che mi ero fatta i complessi!
«Andiamo?» mi chiese
«Andiamo» gli risposi.
«Jack io ti ammazzo, sappilo» disse Ian. Io gli sorrisi e uscii. C'era un pó di vento, dovevo sperare solo che non peggiorasse.
Salii in macchina e restammo in silenzio.
Non ce la facevo più.
«Dove andiamo?» Chiesi
«In un posto isolato» rassicurante.
«Oh certo!» Risi.
Caló il silenzio e con esso arrivó la situazione di imbarazzo perenne.
«Arrivati!» Esclamó.
Mi aiutó a scendere. Davanti a noi c'erà solo la campagna e in fondo, legati ad un albero c'erano due cavalli. Mi aveva portata a cavalcare! Il sole stava tramontando e rendeva il tutto magnificamente romantico.
Jack fece una cosa inaspettata: mi prese per mano e mi guidó in mezzo all'erba. Il mio cuore stava scoppiando.
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Sapevo andare a cavallo, per fortuna. Da piccola passavo le vacanze nella fattoria dei nonni, i quali mi avevano insegnato a cavalcare.
Jack mi guardó stupito quando mi vide salire con disinvoltura.
«Allora, andiamo?» Gli chiesi con un sorriso da ebete. Era bellissimo.
Salì anche lui e inizió la nostra passeggiata a cavallo.

«Perché ti sei trasferita nella nostra scuola? Ian non ha voluto dirmelo.»
Fu come una pugnalata al cuore. Mi irrigidii. La paura si impossessó di me, dovevo inventare una scusa.
«Non mi trovavo bene.» Mentii.
«Meglio per noi, abbiamo fatto un'ottima conquista, anche se molto irritante.»
Alzai gli occhi al cielo
«Sei tu quello che rompe» dissi
«Vedi? Stai iniziando dinuovo, neanche si puó scherzare.» Eccoci ancora al punto di partenza, sempre e solo a litigare!
«Vorrei darti un pugno»
«E io che ti amo!» Disse lui.
Non so per quale motivo, ma quella frase anche se era detta per scherzo mi aveva fatto uno strano effetto. Il battito era aumentato e mi sentivo la guance rosse. Stavo impazzendo.
Improvvisamente Jack passó al galoppo e lo seguii. Cavalcavo dietro di lui, mentre il sole era quasi scomparso e sembrava che noi lo stessimo inseguendo per non lasciarlo andare via.

All'improviso si fermó e scese da cavallo. Lo imitai e dopo aver lasciato i cavalli accanto ad una staccionata si sdraió a terra. Incroció le braccia dietro la testa e mi guardó.
«Perché mi hai portata qui?» Chiesi
«Non lo so, mi andava.»
Odiavo le risposte prive di significato.
Mi sdraiai accanto a lui.
«Perché?» Domandai ancora
«Stai diventando stressante.» Era irritato dalla mia testardaggine
«Io invece credo che stia diventando imbarazzante. Questo silenzio che si crea è imbaraazzante.»
Ecco, lo avevo detto.
«Invece dovresti apprezzarlo, il silenzio é la via di comunicazione migliore, puoi dire tutto o puoi dire niente. Invece le parole spesso sono inopportune e rompono il silenzio che è pura armonia. Dovresti imparare a parlare di meno Alice.» Terminó la frase con dolcezza e pronunció il mio nome scandendo bene ogni singola lettera.
Non seppi rispondere, non me lo aspettavo.
Rimasi sdraiata in silenzio, con un vuoto nello stomanco e mi pentii subito di tutto ció che avevo fatto.

Jack si alzó, si pulì le mani nei suoi jeans, prese il suo cavallo e mi lasció lì. Non avevo neanche il coraggio di seguirlo, quelle parole dette da lui avevano un certo peso che mi aveva ferita.
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Ian era profondamente irritato e quando seppe il motivo per cui Jack mi aveva lasciata lì, aveva accostato e chiamato Jack. Quella chiamatà fu un insieme di urla, imprecazioni e molto altro. Alla fine avevano litigato ed io mi sentivo ancora più in colpa, non solo per Ian, ma anche per Gemma e Lily.

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Fermi tutti!
Vi rubo solo pochi secondi con delle news sul prossimo capitolo!
Il motivo per cui Alice ha cambiato scuola non è dovuto solo a semplici motivi, ma sotto c'è molto di più. Avevo pensato di scrivere un 'capitolo-ricordo' illustrandovi un pó la sua vecchia vita. Che ne pensate? Vi piacerebbe? Fatemi sapere!
:)

Il lato segreto della felicità.      Where stories live. Discover now