Un'altra volta

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Tornare a scuola fu straziante, ma purtroppo dovetti farlo.
Scesi dalla macchina di Ian con lo stomaco stretto in una morsa.
La tensione tra i nostri amici era evidente, tanto che ci ritrovammo in un piccolo gruppo, composto da me, Ian, Nick e Gemma.
Non sapevo dove fossero o con chi fossero e neanche mi importava, sapevo solo che non volevo vedere certe persone, almeno per oggi.
Riuscì ad evitare tutti benissimo e senza problemi proseguì così fino alla pausa pranzo.

"Potresti fare l'indifferente?" Mi chiese Nick sedendosi accanto a me in mensa.
"Non ci riesco"
"Almeno smettila di fissarli" non facevo altro che fissare il tavolo dove stava Jack insieme a Lily e Cole.
"Perché non viene a parlarmi?"
Lanciai la forchetta sul piatto
"Vuoi perdonarlo?" Rise masticando e alzando un sopracciglio.
"No, vorrei solo mandarlo a quel paese" mi giustificai "Anzi sai che ti dico? Mi sposto"
Presi il mio vassoio e mi misi accanto a lui, di conseguenza lui si spostò di fronte a me.
"Siamo ridicoli" prese un'altra forchettata "Siete una massa di orgogliosi. È evidente il fatto che vi piacete ma nessuno dei due si ostina a dire niente."
"Io non piaccio a lui, il problema è questo" abbassai lo sguardo.

Sfortunatamente la campanella suonò e dovetti lasciare Nick per andare a lezione di Chimica.
Mi sedetti accanto a Peter che era profondamente annoiato dalla lezione.
"Domani abbiamo gli allenamenti" mi disse a bassa voce, mentre la prof spiegava
"Ho paura" gli risposi
"Sta tranquilla, probabilmente starai in panchina " fece spallucce e tornò a guardare la prof "Non cercare di protestare troppo, sei nuova e il coach non ti conosce bene"
"Evans e Bane fuori dalla mia classe" disse la prof facendo zittire tutti
"Cosa?" Disse Peter
"Fuori, non fatemelo ripetere o sarò costretta a mettervi una nota"
Ci alzammo in silenzio e sotto lo sguardo soddisfatto di Criss uscimmo fuori.
Questa giornata non poteva andare peggio.
Ecco, probabilmente quando pensai quella frase la vita mi aveva presa sul serio. Jack camminava per il corridoio.
Venne verso di me e mi prese per mano, ma lo allontanai.
"Alice voglio solo parlarti" mi seguì
"Hai parlato fin troppo" tagliai corto ed accelerai il passo.
"Alice ascoltami" disse ormai correndo.
Per i corridoi non c'era nessuno e tra poco quando sarebbe suonata la campana non lo avrei più visto. Dovevo solamente resistere un altro po'.
Mi prese per un polso facendomi ruotare completamente verso di lui.
"Perché ti ostini a voler chiarire se poi ritorni da lei?" Lo guardai negli occhi per capire cosa volesse veramente da me
"Non ci sono andato a letto" proprio mentre stava per parlare la campana suonò e ne approfittai per liberarmi da quella stretta e correre verso la classe di chimica per recuperare le mie cose e andarmene da quell'inferno.

Fu difficile farsi strada tra le persone che spingevano e fu altrettanto difficile cercare di trattenere le lacrime.
Prima di arrivare in classe stavo già singhiozzando, ero arrabbiata anche con me stessa.
Presi subito le mie cose e sentì sbattere la porta.
Jack venne verso di me e mi guardò.
"Lasciami in pace" con tutta la forza che avevo gli diedi uno schiaffo che risuonó per tutta l'aula.

Rimase lì fermo e senza dire niente.
"Ora puoi parlare" dissi lanciando le mie cose sul banco che a causa dell'urto caddero a terra.
Mi avvicinai alla cattedra e mi ci sedetti sopra.
"Ho rivisto Criss è vero" disse toccandosi la guancia e venendo verso di me "Stava iniziando a dire che quando stavamo insieme avevamo fatto certe cose, non vere, così volevo farla stare zitta"
Adesso che ce lo avevo di fronte non riuscivo più a guardarlo negli occhi.
"Sono andato a casa sua ma lei come al solito aveva frainteso tutto e quando le parlai iniziò a fare la vittima, incolpandomi di tutto"
Iniziai a pensare di aver fatto una scenata per cretinate
"Me ne sono andato e mi ha seguito fino in macchina e si è scusata per tutto il tempo dicendomi che le manco e cose così. Poi siamo arrivati al parco e le ho detto che doveva andarsene"
Ricordavo benissimo quel giorno: lei che scendeva dalla sua auto arrabbiata e soddisfatta allo stesso tempo.
"Perché?" Chiesi
"Non è importante.."
"Lo è!" Alzai la voce.
"Sono interessato ad un'altra" quelle parole furono una pugnalata al cuore
"Va avanti" dissi
"L'indomani mi ha mandato un messagio, dicendomi di raggiungerla perché doveva dirmi delle cose"
"E tu lo hai fatto come al solito" risi amaramente poggiando le mani sulla superficie dell cattedra. Prima di continuare fece un respiro per calmarsi
"Mi ha aperto la porta ed era vestita in un.. certo modo" tentò di spiegarsi "Così me ne sono andato più incazzato di prima" il mio cuore fece un respiro di sollievo "Adesso andiamo a quel giorno" disse
"Rientravo dalla palestra ed ero stanco, così pensavo di essere solo a casa. Sono salito in camera mia e l'ho trovata nella camera di Lily, l'aveva fatta entrare lei e poi era uscita" ecco Lily la mia brava amica, era diventata una stronza anche lei .
Lo guardai negli occhi con tutto l'odio che avevo, se lo meritava
"Mi ha detto che lei è l'unica che posso volere e che in realtà sono solo confuso, così c'ha provato" si mise le mani in testa "Io c'ho provato a resistere e ci sono quasi riuscito Alice" chiusi gli occhi per trattenere le lacrime
"Così abbiamo fatto delle cose.."
"Non voglio sapere cosa avete fatto" dissi guardandolo dinuovo
"Mi dispiace Alice" disse con voce spezzata "Me ne sono pentito davvero tanto credimi. Quello schiaffo penso di essermelo meritato.."
Non fece in tempo a finire che gliene diedi un altro e scesi pronta ad andarmene. Mi fece voltare verso di lui
"Non andartene ti prego"
"Sai che non sono capace di farlo, mi passerà"
"Non voglio essere dimenticato" mi sollevò il mento con una mano e mi asciugó le lacrime.
"Io lo sono sempre" lo guardai negli occhi
"Non lo sarai più" mi afferrò il viso con due mani "Sei la cosa più bella che mi sia mai successa"
"Perché torni sempre indietro a chiedere scusa? Non sei stufo di me? Mi arrabbio sempre, non sono mai contenta e.."
"Lo sai perché" sorrise.

La porta si aprì e il coach stava baciando la professoressa Quest, la professoressa di diritto. Mi voltai restando a bocca aperta insieme a Jack.
"O mio Dio" disse lei vedendoci
"Ragazzi cosa fate a scuola a quest'ora? E perché piangi Bane?" Chiese il coach
"Noi ce ne stavamo andando" dissi prendendo le mie cose e afferrando Jack per un braccio che era rimasto lì a fissarli.
"Arrivederci" dissi tirandolo via.

Scoppiamo a ridere per il corridoio.
"Dovevi vedere la tua faccia" gli dissi
"Io non mi siederó mai più su un banco" disse traumatizzato
"Ma il coach non è sposato?" Risi
"Divorziato e quella matta è zitella, la coppia dell'anno" mi guardò alzando un sopracciglio "Sai cosa significa?"
"Cosa?"
"Ho un certo potere sulle mie mani" disse soddisfatto
"Non ci provare neanche" lo spinsi
"Sennò cosa mi fai" mi prese facendomi girare in aria
"Tanto male" dissi mentre mi metteva giù e mi teneva stretta a se
"Aspetto solo questo" rise

Il lato segreto della felicità.      Where stories live. Discover now