Addio in un giorno di pioggia.

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                 I PARTE
                .................

DRINNN DRINN....

- Pronto papà? Dimmi..
Vuoi che vengo al Ristorante stasera?! Va bene, a più tardi.

Mio padre col fatto che di giorno riposa e la sera lavora fino a tardi, non lo vedo mai.
Sembrava entusiasta nel tono di voce, chissà cosa vorrà dirmi...

Mi distendo sul letto e apro la finestra, l'aria è tiepida e non mi disturba affatto. E penso...
Irie-kun ultimamente mi sembra cambiato, anche se è solo un pò e se penso a quello che è successo ieri, se non fosse stato per lui quell'uomo con la camicia macchiata, mi avrebbe lasciata senza soldi in tasca ingiustamente e se penso a quando ha afferrato la mia mano trascinandomi con sé, non posso ripensarci! Ma perché ricordare quelle emozioni mi lascia insoddisfatta, vorrei essere padrona del suo corpo e abbracciarlo quando né ho più voglia.
Sarà meglio che mi prepari se voglio capire cosa avrà di urgente da dirmi mio padre.
Scendo in cucina e sono sola, o almeno credo, un bicchiere d'acqua fresca forse mi farà rilassare, mi sento tesa e ho una strana sensazione, mah...

Risalgo le scale e torno al piano di sopra per prendere la borsa, la stanzetta di Irie-kun è socchiusa a metà e lui è lì sdraiato sul letto, sembra stia dormendo; è sul letto a petto nudo, il braccio destro appoggiato sulla fronte come per coprire la luce lieve del sole che ormai anche stasera sta per tramontare, l'altro braccio è invece comodamente adagiato sul suo ventre, i suoi jeans sono blu e questa vista è spettacolare, mentre la sua finestra aperta ondeggia per la corrente che entra, sta cominciando a rinfrescare l'aria. Mi protendo a chiuderla, è istintiva la cosa non ci rifletto, forse si arrabbierà persino per questo, faccio attenzione a non sfiorarlo con nessuna parte del mio corpo. Di colpo mi sento afferrare i polsi...

- Che stai facendo qui?

- Niente tranquillo, credevo che l'aria fresca potesse disturbarti, ti chiedo scusa.

Ora lasciami ti prego, Perché so che mi prendi in giro mentre i miei occhi vorrebbero tuffarsi nei tuoi, ma annegherebbero perché tu sei freddo, non mi ami e non capisci ciò che provo, mi lasceresti annegare piuttosto.

- Scusami ho un impegno con mio padre.

Lascia i polsi, e mi libera da questa presa, che Dio solo sa quanto invece vorrei restarci. Mi trema tutto dentro e fuori ogni suoi gesto anche il più dispettoso mi fa attaccare a lui. Non va bene...

- Papà di cosa vuoi parlare?

- kotoko beh, vedi ormai è più di un anno che stiamo con la famiglia Irie, ho deciso che sarebbe ora di ritornare a vivere noi due da soli. Non possiamo approfittare per sempre della loro gentilezza. Che né pensi?

- Che ne penso??

Cosa dovrei pensare?! Ora che mi stavo abituando, ora che stavo conoscendo il significato della parola famiglia, ora che Irie-kun mi ha detto che accettava la mia "diversità", ora che accettava me nella sua vita.
Sono senza parole e mentre a mio padre brillano gli occhi e sembra entusiasta, io ho una sensazione di morte al cuore.

Durante lo schok mio padre mi comunica che stasera tutta la famiglia Irie è invitata a cena al ristorante, per comunicare a tutti la notizia.

- Io vado a casa Irie papà, scusami ma non resto.

La casa Irie, che fino a oggi è stata per un tempo la mia anche di casa. Mi alzo fissando la punta dei miei piedi, con lo sguardo nel vuoto e un tristezza che adesso non riesco ad esternare, la ragione mi dice che è giusto andarsene, ma i miei sentimenti si sentono fragili, si oppongono, non riesco a spiegare a me stessa ciò che provo.
Come previsto in casa non c'è nessuno, questa volta davvero. Entro nella stanza, di Irie-kun, queste pareti non le rivedrò più, apro il suo armadio so che non dovrei, prendo la sua camicia e annuso fino a bruciare le narici il suo profumo, ecco che le lacrime invadono i miei occhi e si fanno strada sul mio viso. E prima di bagnare la camicia, la riposto nell'armadio, corro nella stanza che fino ad oggi ha accolto le mie emozioni. Esco i bagagli da sotto il letto e incomincio, mentre la devastazione m' inonda a sistemare la mia roba, lascio giusto qualche cosa fuori che dovrò indossare domani, il cielo è nuvoloso, cupo, come il mio stato d'animo.

- Kotoko! Dove sei? Tesoro dove sei?

Asciugo le lacrime, respiro profondo, correggo la postura, ed esco,

- Signora Irie, s-sono qui!

Incrocio i suoi occhi, rossi e lucidi, ha pianto o sta per piangere... mi viene incontro quasi correndo, abbraciandomi forte al suo petto, così dolce il suo amore come il suo profumo, così protettivo il suo abbraccio e così terribile da lasciare. Il mal di testa comincia a farmi stare instabile, troppo dolore, troppa repressione.

Eccoci, la stanza è ormai vuota, porto via gli oggetti, i vestiti, e lascio il mio cuore.

- Kotoko siamo pronti!

- Va bene.

- Venite a trovarci, da oggi sistemeremo le nostre quattro cianfrusaglie, la casa è immobiliata, non è grande come questa ma è accogliente.

- Kotokooo. Mi mancherai, mi manchi già.

- Anche voi a me, signora Irie è stata una mamma per me, grazie per tutto e di tutto quello che ha fatto per me.

Certo che mi mancherete, certo che mi mancherà Irie-kun.

- Ciao a tutti, ciao Irie-kun....

- Addio.

Addio...speravo in in abbraccio? Questa freddezza è mezza consolazione.
Salgo sul taxi, la nuova casa è un pò distante, il cielo si apre e la pioggia comincia a scendere a catinelle. Mio padre continua allegramente a descrivere la casa, se è di questo che parla... perché i miei pensieri invadono anche l'udito, i rumori attorno a me sono solo il suono dei ricordi che rivivo per tenermeli più stretti.

- Arrivati! Su kotoko entra...

La casa è piccola, davvero piccola, ma due persone dovrebbero starci bene. È un unico piano, entro e c'è un piccolo soggiorno, una parete ad' arco la separa dalla minuscola cucina, un bagno, due stanze.

- Kotoko vado a lavorare piccola mia. Ti riabituerai, stai tranquilla.

Esco le lenzuola e faccio il mio letto, poi quello di mio padre. E ora? Sono sola, come non mai. Questa casa è piccola tanto quanto il mio cuore, mi sento sprofondare da un senso di tristezza e rabbia, il destino mi gioca ancora brutti scherzi, ma questa volta è stato brutale.

- Coooosa? Davvero hai cambiato casa?

- Come stai kotoko?

- Si ragazze, non sono felicissima ma prima o poi sarebbe successo.

Jinko e Satomi sono risorse inesauribili di domande, domande che non seguo, perché sono alla mensa e Irie-kun è distante pochi metri, sarà qui in giro no?! E almeno vederlo la mattina qui è qualcosa, ma non basta.

[- Hei è lei?
- è lei la ragazza di cui parlano...]

Ma lei chi? Di chi sparano questi ragazzi, mi sento osservata.

( kotoko ha finalmente lasciato la casa di Irie Naomi. )

- Kin-chan? Ma che stai facendo? E se Irie-kun lo vedesse?

- Veramente lo ha già visto mio pulcino adorato.

- Hei, ciao Irie-kun, si sente la mia mancanza?

Ma perché parlo tanto e rifletto poco? Che domanda è?!

- Non proprio, anzi sembra che le cose siano tornate alla normalità.

Ovvio, come non detto.. ma cosa speravo che mi dicesse... non ho neanche fame più, e vado dritta all'uscita lasciando lui alle spalle e assieme a lui le mie speranze. Anche se senza te è come vivere senza abbastanza ossigeno, devo sopravvivere. Piangi kotoko, ti fa bene piangere, mi dico per consolarmi ma sto male...

Bacio Malizioso ( Itazura Na Kiss)Where stories live. Discover now