CAPITOLO 7 - JULIA

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  "Ciascuno di noi può offrire soltanto ciò che possiede."
( Paulo Coelho )


Gli sforzi fatti per non sentirmi sbagliata, per non sentirmi delusa, per non sentirmi sola, per sentirmi ancora viva, tutti inutili. Non riuscirò mai a stare tra le persone e mai lo vorrò se è questo ciò che significa "frequentare feste" e cazzate varie.

Ho messo da parte me stessa, stasera, per venire fin qui. Per provarci, per provare a studiare con qualcuno che non sia me stessa e invece mi sono ritrovata catapultata in una scena da film, tra ubriaconi e ragazze mezze nude con davvero poca, pochissima dignità. E sentirmi paragonata a loro... no. Non posso accettarlo. Non posso.
Lo so che non era intenzione di Liam, o almeno voglio credere nella sua buona fede, ma non potevo restare un secondo di più seduta tra quelle persone e non mi andava di restarmene in auto con lui mentre avrebbe, sicuramente, continuato a scusarsi. E poi... non mi andava di restare sola in auto con lui di notte per altre ragioni.

Non mi importa del vento e della pioggia che, probabilmente, a breve arriverà. Preferisco tornare a casa inzuppata d'acqua piuttosto che prosciugata dalla vergogna da qualcuno che neanche mi conosce. Con quale coraggio viene a giudicarmi? A dare per scontato che sia una delle sue puttanelle di turno? Come può aver insinuato che io possa essere così facile?
Mentre mi tormento la mente, vedo in lontananza il mio dormitorio e prego Dio che ci arrivi lì tutta asciutta.

Non parlando, con il tempo, ho imparato ad ascoltare ciò che mi circonda, chi mi circonda. Difficilmente mi si può cogliere di sorpresa, a meno che non sia io ad estraniarmi.
Ed è per questo motivo che ci metto due secondi netti ad avvertire il ronzio dell'auto che sta per accostare.
Il cuore batte forte, i ricordi supplicano di uscire, la mia carne brucia ancora, il respiro diventa corto e in me stessa fingo che tutto questo non ci sia.

"Sali" la voce chiara e al tempo stesso forte di Liam mi penetra nelle orecchie. E' un'ossessione.
Continuo a camminare come se accanto non ci fosse una macchina che si muove alla mia stessa velocità, mantenendo il mio passo e non superandomi mai.
"Julia, sta per diluviare, per piacere, lasciati accompagnare a casa. Non ti parlerò se preferisci così." La tentazione di restare qui fuori, al buio, da sola, c'è. Preferisco la paura del buio, dell'ignoto anziché di qualcosa che conosco alla perfezione. Preferisco sentirmi sola piuttosto di aver paura di chi mi è accanto. Eppure sento che di Liam posso fidarmi... non so per quale motivo, ma non ho paura di lui. O meglio, non ho paura di lui come potrei averne di altre persone.

Mi fermo di botto e con me anche Liam con la sua auto. La fisso per quella che mi sembra un'eternità e sebbene una parte di me mi stia urlando di aver paura, l'altra mi sta urlando di smetterla e sedermi in quella cazzo di auto. Soprattutto quella che avverte i tuoni in lontananza.
"Riccioli d'oro, sta iniziando a piovere e dopo tutta gocciolante non ti ci faccio sedere nella mia auto." Sobbalzo al suono della sua voce. I suoi occhi blu provano a dirmi "fidati" e spero che lui sia tanto bravo da capire che i miei tremano di paura.
Dopotutto sono solo sei o sette minuti di auto... mentre a piedi ne sarebbero almeno venti e sta iniziando a piovere.
Posso restare bloccata nelle mie paure oppure...
"Finalmente." Esclama quando, incontrollabilmente, apro lo sportello della sua auto.

Non mi succederà nulla. Non mi succederà nulla. Non mi succederà nulla.
Afferro in fretta la cintura quando parte di colpo e ad una velocità inammissibile. Avrei urlato, se ne avessi avuto il coraggio.

"Hai paura?" chiede divertito, ma è l'unico ad esserlo. Il mio sguardo prova a rivelargli ogni mia sensazione. E non voglio chiedermi il perché, perché so che non saprei darmi una risposta. L'unica cosa che so, è che vorrei tanto mi capisse anche solo così. Vorrei che imparasse a leggermi anche quando non scrivo, anche quando io stessa non sono in grado di farlo.
Vorrei che imparasse.

"D'accordo, d'accordo, rallento" ridacchia divertito. Quel sorriso... cavolo, quel sorriso farebbe impazzire anche una suora. Non so esattamente perché mi piace, ma mi piace. Tanto, tantissimo, e questo non dovrebbe essere così.
E poi, mi piace il suo sorriso e non lui, che sia chiaro.

"A cosa stai pensando? Tra un po' ti saltano le sopracciglia per quanto sei accigliata" continua a ridacchiare e, anche se mi prende in giro, questa battuta fa ridere anche me. Ma ovviamente cambio subito espressione. Devo imparare a controllare le mie reazioni, direi.
Prendo la mia carta dalla borsa e scrivo qualcosa che non so se capirà in che modo leggerla, ma ci provo lo stesso.
Gli porgo il foglio un po' stropicciato e lui china il capo quasi come in una reverenza, lo tiene in una mano mentre con l'altra mantiene la guida e spero di non provocare incidenti per questa cazzata.

Legge attentamente:
"Non avevi detto che non avremmo parlato?" ancora una volta ridacchia e almeno questo l'ha capito, ha capito in che tono leggere e soprattutto che sto scherzando. E' difficile far capire agli altri cos'hai in testa, cosa vuoi dire, come vuoi dirlo, cosa vuoi intendere, a cosa vuoi alludere, a cosa ti riferisci... ma lui riesce a capirmi al primo colpo.

"Sai il fatto tuo, riccioli d'oro" scuote il capo pensieroso ma se li tiene per sé, i pensieri, non me li rivela. Ritorna in silenzio com'è giusto che sia con chi si vieta delle parole, con chi si impone il silenzio. Con chi del silenzio ne fa la propria casa, la propria vita.
Con chi è troppo codardo per parlare.

"Eccoci arrivati. Ma..." sospira visibilmente imbarazzato e questo mi fa sorridere "Volevo scusarmi. Credimi, non potevo sapere che lei pot..." lo interrompo con la mano e scrivo sullo spazio vuoto della carta. Mentre scrivo, ovviamente, Liam mi affianca leggendo contemporaneamente ad alta voce ciò che dico.

"Non sei tu a doverti scusare se lei è una stronza. Non preoccuparti, sto bene. A presto." Termina un po' amareggiato, quasi come se gli avessi detto che è lui quello stronzo. Certo, lo penso, ma per adesso si è comportato bene nei miei confronti e non posso insultarlo sulla base di speculazioni. Quindi aspetto pazientemente che faccia un passo falso così da potergli dire cosa penso. Perché sì, ha il sorriso più bello che abbia visto, ma è anche il coglione di turno che ci prova con tutte. Non so che rapporti abbia con quella ragazza, Isabel, ma di sicuro non sono solo amici. Quindi, perché fare il carino con me? Lo sanno tutti che di solito i ragazzi non sono in cerca di amiche donne, a meno che queste non la diano senza impegno.

"Ok. Ti scrivo io quando vederci." Stropiccia il foglio e lo appallottola. Gli sembrerà stupido, forse non capirà mai il perché, non lo capirà mai nessuno.
Annuisco e mi volto per uscire ma il suo tocco delicato e per niente prepotente, mi sfiora. Sussulto, ma non ho paura. Con lui... non ho paura, non come dovrei averne, non come ne ho avuta.
"Mi dispiace che lei ti abbia ferito. Non avrei lasciato che venissi se avessi saputo che lo avrebbe fatto..." vorrei non credergli, vorrei trovarlo raccapricciante, uno stronzo senza ritegno anche con me, come con le altre. Ma la sua voce è così vera, è così sincera... che non posso non dargli il beneficio del dubbio. E quegli occhi... quegli occhi così blu e così chiari, così simili ai miei mi fanno credere che forse mi possono leggere, che forse possono capire, che forse... forse non dovrei neanche pensarci.
Non rispondo, perché non potrei comunque, annuisco e mi volto per andar via. Perché è questo quello che faccio: vado via dalle persone. Avrei dovuto impararlo prima, avrei dovuto capire prima quando doverlo fare, avrei voluto saper leggere i segnali, capire che non era amore se faceva male, che non era amore se non riuscivo a respirare, a vivere. Avrei dovuto imparare allora come si va via dalle persone.

Il vento fresco non mi da per niente fastidio sul viso pallido ma caldo, anzi, mi fa tirare un sospiro di sollievo. Mi fa sentire libera. Quello che voglio: sentirmi libera, sentirmi viva. E non permetterò mai a nessuno di portarmi via questo, non permetterò mai più a nessuno di farmi sentire come se non valessi nulla, come se meritassi quello che ero costretta ad avere. Non permetterò mai più a nessuno di opprimermi, soffocarmi, rovinarmi.
Non permetterò mai più a nessuno di togliermi la vita.

Ho deciso che vivrò per me stessa e così sarà per sempre.
Apprezzo le parole di Liam ma questo è stato solo una gentilezza momentanea, domani ritornerà stronzo com'è. Domani inventerà un'altra scusa e mi ingannerà nuovamente trovando delle scuse per "conoscerci". Domani tornerà il Liam che tutti conoscono. Ed io non ne ho bisogno.
Niente false amicizie. Niente amore. Niente distrazioni.
Solo me stessa.
Solo me.  

IF YOU WANT ME, COME GET ME.Where stories live. Discover now