CAPITOLO 11 - JULIA

1.4K 44 0
                                    

"Pensala come una legge psicologica della fisica. Più hai paura di una cosa, più potere le dai."
( American Horror Story )


Ho scoperto che il panino del Mc donald's freddo non è poi così tanto buono. Ma non potevo resistere, dopo un pomeriggio passato sui libri volevo solo ingozzarmi di schifezze. L'idea geniale non è stata di certo quella di aspettare di arrivare in camera per mangiare il panino, ma va bene così.
Mi rifaccio con una busta piena di orsetti gommosi e sono sicura che il dispiacere andrà via. E no, non mi riferisco a quello del panino più freddo del freezer. Parlo del dispiacere nell'aver constato che non è apparenza, Liam è stronzo davvero. Non che mi importi più di tanto ma ieri ha esagerato. Non c'era nessun motivo per portarmi con sé e la sua pseudo fidanzata, maledetta me che ho accettato.
Insomma, ci stavamo stranamente divertendo a studiare assieme, a confrontarci e, di tanto in tanto parlare di musica. Non c'era bisogno di introdurre dell'altro e cambiare tutto. Non so neanche di cosa sto parlando.

"I sentimenti fanno schifo" Leila sbatte la porta per poi raggiungermi e sprofondare sul mio letto.
Leila ha una cotta tremenda per Matt, un amico di Liam – che coincidenza - e per un po' si sono frequentati, solo che lui non è il tipo da relazioni serie, credo... non ho capito un granché quando ieri sera è tornata in lacrime da una delle solite feste della confraternita, soltanto che è un grande stronzo.

Le sorrido e l'attiro a me abbracciandola. Non mi fa paura Leila. Non mi spaventa. E' una persona fragile, una persona d'amare. Una persona da non ferire. E io so bene come ci si sente ad essere feriti.

"Faceva davvero schifo quel panino vero? Te lo avevo detto." In effetti è vero, ha provato ad avvertirmi che non si sarebbe mantenuto caldo fino al dormitorio ma io ho voluto fare per forza di testa mia e... beh, il resto lo sapete già.

Prendo il blocchetto accanto al mio comodino, perché con Leila non mi da fastidio comunicare in questo modo e lei non me lo fa pesare. Come Liam. Ma Liam è uno stronzo, Leila no.

Le scrivo in piccolo: "Il panino era esattamente come i sentimenti. Fai un po' te." Lei afferra subito il blocchetto e scoppia a ridere.

"Era una vera merda, scommetto." Ridacchiamo entrambe fino a quando le risate diventano così assurde che iniziamo quasi a lacrimare, non sappiamo nessuno delle due il perché di tanto divertimento, ma per qualche strana ragione nessuna delle due riesce a smettere.
Le risate si attenuano dopo qualche minuto anche se ogni tanto parte la risatina incontrollata.
Alla fine abbiamo optato per un film horror e tante schifezze fino a quando i miei occhi non ne possono più e si chiudono. Molto dopo di quelli di Leila, ma se non altro non mi sveglierò due volte questa notte.


E invece mi sbagliavo. Perché dopo qualche ora, credo, sono di nuovo a fissare il soffitto. Ma non è solo colpa mia stavolta, a contribuire al tutto c'è il suono del cellulare che mi segnala il messaggio arrivato. Ho solo visto "Liam" ma non ho il coraggio di leggere cosa ci sia scritto. Mi mette così ansia questa situazione tra di noi...
Sobbalzo quando il cellulare prende a squillare. Non risponderò. Insomma, come posso rispondere? Faccio partire la segreteria e poi arrivo alla conclusione che forse il suo obiettivo era esattamente questo, lasciarmi un messaggio. Ma non ho voglia di ascoltare la sua voce o cosa ha da dirmi. Sì, ed è per questo che infatti adesso sto avviando il messaggio in segreteria. Quanto sono patetica.

"Julia, io... ho bisogno di parlarti. Posso passare da te? Rispondi, ti prego. C... e che cazzo sto parlan..." sì, finisce così. Con la classe che solo lui ha. So che si riferiva a qualcun altro ma che cazzo, davvero. Non gli rispondo.

"Chi era?" sobbalzo quando Leila si mette a sedere e mi fissa con i suoi occhioni neri come il buio che ci circonda, eccetto la luce della luna che riempie parte della stanza. O il rosso dei suoi capelli luminosi.
Non so come abbia fatto a sentire il cellulare dato che ha suonato per pochi secondi, ma mi rendo conto che da quando ho chiuso occhio è passata solo un'ora e sono solamente le 22:50, l'orario di punta alle feste che frequenta Leila e, soprattutto, Liam.
"Dai dimmelo" salta letteralmente dal suo letto al mio, le mostro il cellulare per farle leggere il nome.

"Liam?" mi guarda curiosa. Non le ho raccontato nulla perché, cosa c'è da raccontare? Studiamo solo assieme.
Improvvisamente la sento urlare squittante. "Aspetta, quel Liam? Liam Martin? Sei seria? Cazzo, ragazza, non parli ma prendi le prede migliori." Scoppiamo entrambe a ridere. Sarà difficile spiegarle tutto, quindi mi limito solamente a scriverle due righe sotto il suo sguardo attento:

"Siamo solo compagni di studio. Seguiamo lo stesso corso di chimica e siamo in coppia assieme, tutto qui."


Fissa per qualche secondo mordendosi il labbro inferiore e poi mi guarda accigliata. "Sul serio? Questo è il meglio che sai fare? Scommetto che ti ha chiamato per chiederti la formula del tuo cuore." Scoppio a ridere perché ha uno sguardo sconvolto ma la voce seria. Ecco perché non mi disturba stare in sua compagnia, perché non prova mai a mettermi a disagio anche se prova a chiedermi qualcosa.

Scattiamo entrambe con lo sguardo alla porta quando sentiamo bussare.
Cazzo cazzo cazzo. Cazzo! Non può essere qui, sarà sicuramente alla festa e alla porta qualcuno che si è perso. Ne sono certa! Non verrebbe mai fin qui, per me, poi.

"Julia." La sua voce è udibile appena, ma il mio corpo l'avverte così vicina. Tutto il mio corpo avverte il suo dall'altra parte della porta.

"No. Non posso crederci. Se è lui giuro che urlo!" ridacchia Leila. "A te l'onore." Indica col capo la porta ed io le faccio un'occhiataccia. Non posso crederci.
Mi alzo e mi dirigo a passo lento verso la porta. Vorrei far durare questo momento il più a lungo possibile ma, purtroppo, dopo sette passi e qualche risata di Leila, mi ritrovo già qui.

Faccio un lungo respiro e mi tolgo il dente. Spalanco la porta e la luce mi acceca tanto da dover stringere gli occhi.
Liam mi sta di fronte, anche se in realtà fatica a restare fermo e sposta il peso del corpo da una gamba all'altra per poi imitare il mio sguardo, non ne capisco il motivo, ma lo fa.

"Julia" sospira.
Vorrei chiedergli cosa ci fa qui, ma non ho nulla a disposizione così sorrido e gli indico la via per l'uscita e provo a chiudere la porte.

"No aspetta." Mantiene la porta e questo mi fa assalire dall'ansia. "Ho bisogno di parlarti. Posso parlarti? Certo che posso, e non dirmi che sono ubriaco perché ti ho inviato un messaggio che, sono certo, on hai letto. Così ho provato a chiamarti solo che tu, però, hai preferito non rispondere. E ho capito che eri sveglia perché hai fatto scattare subito la segreteria." Prende un respiro dato che ha detto tutto d'un fiato e poi riprende "Una persona ubriaca non potrebbe mai fare un ragionamento simile. Forse brilla... ma non importa. Devo parlarti."

Vorrei ridere ma mi fingo ancora ostinata, cosa che in realtà sono. Incrocio le braccia e lo fisso e faccio un cenno col capo come per dire "ok, continua." E questo sembra farlo rilassare perché sospira sollevato e sfodera uno dei suoi sorrisi sexy e cazzo, mi maledico solo per il fatto di riuscire a riconoscere quelli sexy dagli altri.

"Ho passato metà serata a pensarci e dovevo dirtelo. Mi dispiace essere stato duro con te, l'altro giorno. Ok? Ma non puoi arrabbiarti se volevo semplicemente fare una cosa per te e per lei." Sospira e inizia a gesticolare "Non ha senso, lo capisci? Volevo solo aiutare e tu ti sei incazzata senza un vero motivo."

Lo fisso per qualche secondo ma il suo sguardo mi fa capire che non ha intenzione di continuare. Porta le mani al petto e le incrocia, questo non presagisce nulla di buono.

Gli faccio segno di aspettare e mi dirigo in camera e solo adesso mi ricordo di Leila che mi fissa emozionata.

"Siete meglio di un film" sussurra, io la guardo male e mi dirigo di nuovo alla porta dove Liam mi aspetta impaziente.

Scrivo veloce poggiandomi sul muro accanto alla porta. Glielo porgo e lui legge in fretta, ad alta voce.

"Avresti dovuto chiedermi se mi andasse di farmi nuove amiche." Sbuffa e ridacchia.

"Ti ho chiesto se ti andava di venire con noi e hai accettato, non ti ho costretta." Sul suo volto compare un sorriso compiaciuto. Maledizione, dovevo trovare altro da dire. Sa di aver ragione e con quel suo sorrisetto me lo dimostra chiaramente, ma io non do segni di cedimento.
Mi limito ad alzare gli occhi al cielo e questo lo fa ridacchiare.

"Non ammetterai mai di aver sbagliato ma va bene se accetti un'uscita domani pomeriggio." Lo guardo, probabilmente lo fisso, e probabilmente ho la bocca spalancata. So che non è un appuntamento ma fa comunque effetto.
"Il gelato lo prendiamo prima, stavolta." Ridacchia e questo fa sorridere anche me. E non so cosa accade perché, un momento prima sto sorridendo accanto alla porta, il momento dopo Liam mi attira a sé, e mi ritrovo tra le sue braccia. Il gesto è veloce e imprevisto, ma così dolce e no, io non ho intenzione di staccarmi.
Il suo respiro è calmo, ma il suo cuore batte all'impazzata. Lo so perché il mio orecchio sinistro è praticamente schiacciato sul suo petto e non riesco a non sentirmi così bene. E non ho paura, non ci riesco. Vorrei poter aver paura e respingerlo ma la realtà è che mi sento così viva, qui, tra le sue braccia.

"Non te ne pentirai" sussurra sui miei capelli, ed io sono così sicura che abbia ragione che annuisco e sorrido. Non può vedermi, ma sorrido. Perché tutto questo, anche se per lui non significherà nulla, per me significa vincere contro Cole e all'unica cosa che mi abbia mai donato: la paura di vivere.
 E vorrei così tanto aver la forza di ringraziarlo, la forza di dire "Non ne ho dubbi", ma la mia voce non riesce a sbloccarsi ed anche se lo facesse, non riuscirebbe a pronunciare quelle parole.
Per lui sarà una cosa da niente, che solitamente fa con tutte, e per quanto so che sia sbagliato, che lo faccia solo per gentilezza... non riesco a non sentire il battito del suo cuore in perfetta sincronia con il mio. La sua mano destra tra i miei capelli e l'altra sulla parte alta della schiena. Attento, come sempre, a non turbarmi. E forse lo farà con tutte, ma adesso, qui, mi piace pensare che questo lo riservi solo a me.

Sentiamo un tonfo e una grandissima imprecazione, degna di Leila.
Mi stacco dall'abbraccio, scossa quanto lui.

"Tutto ok, sto bene. Forse la tua lampada un po' meno però..." Liam ridacchia.

"Beh, ti lascio alla tua lampada rotta e alla tua amica maldestra. Passo domani alle 16:00." Mi fissa per qualche secondo, esita ma poi si avvicina per baciarmi una guancia. "Buonanotte" sussurra e questo mi manda letteralmente fuori di testa.
"Notte" mimo con le labbra.

Si sporge con il capo nella stanza, "Ciao" urla a Leila facendole un segno della mano.
Direi che Leila stia quasi per svenire. Ridacchia imbarazzata.
"Ciao" mormora tra un sorrisino e l'altro.
Mi sorride e poi si avvia verso l'uscita con la sua camminata a metà tra "spacco tutto" e "vi regalo tutte le rose che volete, donne". Vorrei poter dire che tutto questo non mi abbia fatto piacere eppure non ci riesco. Non riesco a pensare ad un solo motivo per cui dovrei aver paura di Liam. Certo, è un dongiovanni, ma d'altronde noi siamo solo amici e questo non deve certo importami, no?

Raggiungo il letto di fretta e provo ad evitare le domande di Leila, perché non saprei cosa risponderle perché, per farlo, dovrei per prima rispondere a me stessa e adesso non sono pronta. Non sono pronta e non ho voglia di rispondere ai milioni di quesiti che ho in testa.
Il mio cellulare vibra e so già di chi sarà il messaggio.

"Liam:
Spero che la lampada non sia completamente distrutta e che tu sia pronta per domani, perché io non vedo l'ora. Sono sicuro che ti piacerà.
Buonanotte riccioli d'oro."

E no, anche se avrei mille ragioni per cui dovrei temere qualsiasi azione compiuta da Liam, non riesco a pensarne neanche una al momento.
E so che non è un appuntamento ma, cazzo, ha tutta l'aria di esserlo.    

IF YOU WANT ME, COME GET ME.Where stories live. Discover now