CAPITOLO 29 - LIAM

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"Un dettaglio, anche il più insignificante, può cambiarci la vita in un attimo. Quando meno ce lo aspettiamo succede qualcosa che ci porta su un sentiero che non avevamo scelto e verso un futuro che non avremmo mai immaginato. Dove conduce quel sentiero? È il viaggio della vita, la ricerca di una luce; a volte però trovare la luce significa attraversare la più fitta oscurità."
( Nicholas Sparks )


Non la perderò.

Ho commesso un'infinità di errori nella mia vita, già a sei anni preferivo mettere gli sgambetti piuttosto che giocare in compagnia serenamente. A quindici preferivo illudere le ragazze piuttosto che essere chiaro e non farle affezionare. A sedici me ne sono fregato quando mio padre è andato via e non ho esitato a bloccare il suo numero quando ha tentato di chiamarmi più volte.
Ho fatto migliaia di errori con Victoria, che tenevo accanto solo perché le ero affezionato, senza però amarla.
Ho fatto migliaia di errori con Meredith, l'ho illusa e ripresa un'infinità di volte, ripromettendomi ogni volta che non l'avrei più ferita.
Ma niente mi ha mai spronato così tanto a voler essere migliore. Niente se non Julia Cieslak.
Julia è entrata nella mia vita senza preavviso. Non avevo assolutamente intenzione di innamorarmi e ho negato i miei sentimenti finché ho potuto. Ho combattuto contro la mia testa, e il mio cuore, ma ciò che provo per Julia ha vinto.
Ha vinto il suo sorriso, la sua spontaneità, il suo farmi ridere ed essere sereno. Ha vinto la sua incontrollata voglia di vivere, nonostante tutte le paure legate al passato.
Hanno vinto i suoi occhi, e l'oceano che si portano dentro.
E non mi importa cosa dovrò fare per riconquistarla, non mi importa se per affrontare il dolore dovrò spezzarmi in due. Lei lo ha fatto.
E' come ha detto Isabel.
Julia ha rischiato. Ha rischiato di spezzarsi solo per non perdermi. E non mi perderà.
Non la perderò.

Con la sigaretta tra le labbra cerco di raggiungere il dormitorio di riccioli d'oro in più in fretta possibile ma sono così in ansia che mi tremano addirittura le gambe.
Isabel è riuscita finalmente a farmi tornare alla realtà. La paura di affrontare quanto ho da affrontare, quanto ho evitato in questi anni, mi bloccava. Mi ero chiuso in un'insensibilità falsa. Mi ero convinto che fingere di non provare nulla mi avrebbe finalmente portato a non provare davvero nulla. Ad essere intoccabile.
La realtà è che a me tocca tutto.
Ma adesso sono pronto. Sono pronto ad ogni cosa. Anche a piangere per giorni, se questo servirà a farmi sentire meglio, se questo servirà ad alleviare il dolore e la rabbia per la perdita di mio padre.
Ero così impegnato a fingere che non mi importasse nulla senza rendermi conto che così facendo ho perso quasi tutti.
Non voglio perdere mia madre, la mia famiglia.
Non voglio perdere Isabel o Rob.
Soprattutto, non voglio perdere Julia.

Davanti alla sua porta ripasso mentalmente i discorsi che ho tentato, invano, di preparare in circa dieci minuti ma la realtà è che non ne è uscito nulla di produttivo e quel poco che aveva senso, l'ho dimenticato.
Sono sul punto di bussare quando la porta si spalanca.
Davanti a me Leila (sì, ora ho imparato il suo nome) in un abito stile Morticia, ma non saprei dirlo con certezza perché i capelli rossi sono ancora sciolti sulle spalle e non ha nessun trucco che possa dare un indizio. Quelli che sono chiari, sono i suoi occhi. Gli occhi più assatanati che io abbia mai visto e no, non è perché è entrata nella parte o perché tenta di far paura. E' solo la sua reazione alla mia vista.

"Posso... entrare?" tossicchio, perché sono in estremo imbarazzo sotto il suo sguardo accusatorio.

"No!" risponde secca. Ottimo, se questo è l'inizio non oso immaginare come sarà la fine. Spero sicuramente migliore, me lo auguro.

"Con chi parli?" la voce di Julia riecheggia nella stanza. Non vedo dov'è, ma la sua voce basta per le cosiddette farfalle nello stomaco. Ma che dico, quali farfalle, ho uno stormo di uccelli che va su e giù nello stomaco!

Leila arriccia le labbra fissandomi quando Julia si avvicina alla porta.
Perfetta.
Anche in tuta, perfetta.
"Vado a farmi mettere questa parrucca da Brenda." Solo ora noto che ha tra le mani una parrucca nera, di una lunghezza inspiegabile. Sì, è sicuramente Morticia.
Le faccio un segno del capo come saluto quando mi passa davanti ma lei non ricambia, il massimo che riesce a fare è un'espressione di disgusto.

"Cosa vuoi?" Sentirla parlare è ancora molto strano ma la sua voce è esattamente come me l'aspettavo. Dolce. Come lei.
Non è però dolce il suo sguardo. Anzi, il suo sguardo è tutt'altro che dolce. Mi ero ripromesso di non ferirla più e l'ho fatto.
L'ho ferita, di nuovo.
Solo perché il mio orgoglio e le mie paure erano più grandi anche di me.

"Voglio solo parlare..." può sembrare che io stia facendo la "vittima", "il cane bastonato", e in effetti è così. Ma non lo faccio di proposito, sono solo estremamente in ansia e in colpa per quello che le ho fatto.
I suoi occhi non mi parlano più e non perché abbia iniziato a parlare con le parole, ma perché si rifiuta di farlo. Non vuole più comunicare con me. Neanche con un modo tutto nostro.

"Non ho nulla da dire e né voglia di ascoltare." Avverto la difficoltà che fa nel mettere insieme le parole e rendere le frasi fluide, ma avverto anche la freddezza messaci volutamente. O forse no. Ma devo tentare. Ci devo provare. Ce la devo fare.

"Ti prego Julia ascoltami" mi faccio spazio da solo e mi introduco nella sua camera. Questo sembra indignarla e non accenna a spostarsi dalla porta. "ti prego" le chiedo quasi disperato.

"Dovrei fare come hai fatto tu? Farti parlare e poi beffarmi di te? No, grazie. Io ho molta più classe e piuttosto preferisco non ascoltarti." Con gli occhi mi intima ad uscire fuori dalla stanza ma io, piuttosto, invece che uscire resto qui a costo di farmi buttare fuori a calci nel sedere dalla sicurezza.
Passo le mani tra i capelli in segno di disperazione e non di certo per farle pena, ma constatare il suo completo disinteressa fa male.

"Dammi due secondi, voglio solo parlarti e... e se non vorrai più rispondermi va bene, ma almeno ascolta cos'ho da dire" chiedo speranzoso. Julia annuisce seccata e si posiziona a braccia conserte dopo aver silenziosamente chiuso la porta.
"Ho sbagliato tutto. Lo so che te l'ho già detto, lo so che ti avevo promesso di non rifarlo ancora. So tutto..." la guardo con la speranza che possa intervenire ma si limita a fissarmi.
Prendo un respiro e ci riprovo. "Avevi ragione tu, non stavo affrontando il dolore. Tutte quelle cazzate che ho detto prima, non le penso. Non sono vere. Ad Aspen non sono stato con nessuno e non ho parlato con nessuno senza immaginarmi il tuo viso davanti. E no, il viaggio non mi è servito a nulla se non a farmi sentire più solo, che è quello di cui ho più paura in assoluto." Prendo fiato perché parlarne e ammettere tutto è estremamente difficile, ma a lei non sembra neanche importare. I suoi occhi blu sembrano essere altrove, non con me. "Sono sempre stato terrorizzato all'idea di non essere importante per nessuno a tal punto da impormi di credere che nessuno fosse importante per me. Tu non eri importante per me, Julia. Non eri importante perché l'amore che provo per te è disumano." Sospiro per la fatica del discorso. "Pensa alla cosa più grande dell'universo. Pensata? Ecco, è piccola rispetto all'amore che io provo per te. Tu non sei neanche paragonabile a quello che Giulietta è per Romeo. O l'amore che Ofelia ha per Amleto. Tu sei molto di più, tu sei tutto. E ti chiedo scusa se non l'ho capito prima, se il mio orgoglio e la mia testardaggine ti hanno fatta soffrire, se ti ho trattata male e se ti ho offesa... se... se è sembrato che a me non abbia importato il sentirti parlare. Perché, credimi, Julia, è il suono più bello al mondo. La mia melodia preferita. E non lo dico perché questo può portarmi da te, lo dico perché ti sento come non ho mai sentito nessuno. E non con l'udito ma col cuore. Ti amo Julia e so che mi ami anche tu, permettimi solo di dimostrartelo." Prendo aria nei polmoni perché credo di non aver mai fatto un discorso così difficile in vita mia.
Riccioli d'oro mi osserva, prova a scrutarmi a fondo, prova a capire se quello che dico è vero o sto semplicemente dicendo cazzate.
Non ha ancora capito quanto vale nella mia vita.
Sospira un paio di volte, senza mai incontrare il mio sguardo, senza mai cedere alla tentazione di correre tra le mie braccia. Ma so che lo vuole, lo so che mi ama ancora.
Non posso perderla.

"Finito?" chiede, annuisco speranzoso. "E' troppo tardi." Conclude. E' troppo tardi un cavolo. Non è troppo tardi. Non lo è. Sono qui, e lei è qui. Siamo insieme, questo vale. Noi valiamo la pena.
Apre la porta e mi fa segno di uscire ma non lo farò, non me ne andrò da qui senza sapere di avere almeno una minima chance di riconquistarla. Non cederò. Non mi arrenderò.
Cammino spedito verso di lei e questo la costringe ad arretrare e quasi spalmarsi contro la porta che, con un dito, chiudo.

"Non è troppo tardi, Julia, non lo è perché sono qui ad implorarti perdono. Sono qui ad ammettere tutte le mie colpe e se fino a qualche ora fa eri pronta a tornare da me, non può adesso essere scomparso tutto il tuo amore." I suoi occhi da vicino sono ancora più magnetici, ma ancora troppo lontani dai miei.
Li raggiungerò.

"Ti ho chiesto di dirmi che non mi amavi e sei riuscito a farlo guardandomi negli occhi. Ti avevo avvisato, Liam, che mi sarebbe bastato questo affinché io andassi per la mia strada e tu per la tua. E per iniziare, esci dalla mia camera." Prova a farsi spazio ma non glielo concedo, posiziono le braccia ai lati della sua testa, facendo comunque attenzione a non opprimerla e ricordarle cose che non deve assolutamente ricordare.

"Anche io ti ho chiesto di dirmi a parole l'amore che provavi per me e tu preferivi startene in silenzio. Era il tuo dolore a bloccarti. Anzi, la paura di affrontare il dolore ti costringeva al silenzio. La paura di affrontare il mio, di dolore, mi costringeva a respingere tutti." Mi avvicino ancora di più, così che il mio corpo quasi aderisca al suo. E lei non arretra e non perché non ne abbia possibilità, ma perché mi ama. So che mi ama. "Non siamo poi così diversi tu ed io." Le sussurro a qualche millimetro dalle labbra. "Permettimi di ripulirti da tutto il tuo dolore. Permettimi di renderti felice. Permettimi di amarti." Poggio la mia fronte alla sua mentre lei resta ferma, ma lo avverto che sta per cedere. Non può resistermi. Non può negare per sempre l'amore che ci unisce.

"Sai perché non lo siamo?" sussurra. I suoi occhi blu fanno fatica a reggere i miei, ma non sarò io quello a cedere. Scuoto il capo mentre avverto il mio respiro inevitabilmente cambiare. "Perché ti sto per sbattere fuori dalla mia stanza se non esci tu tra due secondi." Si svincola velocemente e apre la porta mentre con lo sguardo mi intima ad uscire, io invece resto sbigottito.
Non può fare sul serio. Non può mettere anche lei l'orgoglio davanti al nostro amore o non ne usciremo più.
Sbatto le palpebre incredulo per la sua fermezza, a momenti preferivo quando non parlava.

"Non puoi dire sul serio, non puoi chiudere tutto solo perché ti ho trattata male" ok, detta così forse suona male ma è vero. Non può farlo, non possiamo rovinare tutto. Non possiamo dividerci. Non dobbiamo dividerci.
Julia sbatte le palpebre più volte, come se stesse facendo fatica a trattenere le lacrime, non riesce più a sostenere il mio sguardo, ma si ostina a restare ferma davanti a quella cazzo di porta spalancata. E non mi importa se chi passa mi prenderà per stupido, ma sono disposto ad inginocchiarmi e urlarle quanto la amo se questo può servire a sistemare le cose.

"Devi uscire, Liam, o sul serio mi metto ad urlare."

"Julia, ti pre..."

"ESCI. SUBITO!" urla ancor prima che io termini la frase.
L'ho persa. L'ho delusa, ferita. Non ci sono stato in uno dei momenti per lei più importanti. Non ci sono stato. Ero troppo impegnato a fingere che non mi importasse nulla.
La guardo distrutto e non mi importa se posso sembrarle patetico, io non posso perderla. Non posso. Mi rifiuto.
Adesso che ho capito dov'è che ho sbagliato, adesso che ho capito cosa devo cambiare, adesso che ho capito che devo affrontare le cose e non evitarle, adesso che ho capito che non posso fare a meno di lei... mi rifiuto di fare a meno di lei.

"Ti sto scongiurando, Julia. Ti sto scongiurando, cazzo!" qualche lacrima sbuca dai miei occhi ma a me non importa, non tratterò più nulla.

"Tu mi stai scongiurando?" chiude spontaneamente la porta e i suoi occhi diventano una fessura stretta. Ridacchia ma è chiaro che non è divertita. "Ed io cos'ho fatto fino a qualche ora fa, Liam? Cosa?" alza la voce ma è ancora troppo bassa rispetto ad una voce normale. "Ti ho implorato, scongiurato, affinché tu mi ascoltassi. Mi sono umiliata per te davanti ai tuoi amici. E lo avrei fatto altre mille volte. Ma non si tratta di questo, Liam. Sei riuscito a dirmi che non provi nulla. Questo dice tutto."

Alcune lacrime iniziano a bagnarle il viso, piange. Piange e questo mi spezza il cuore. Mi ero ripromesso che mai e poi mai l'avrei ferita ancora, eppure eccomi qui a pagare le mie colpe, quelle di averla spezzata in due.
Non era il tornare a parlare che rischiava di spezzarla, il pericolo più grande sono sempre stato io.
Mi avvicino e con un movimento del tutto spontaneo lei arretra, ma io non mi arrendo e mi avvicino ancora.

"Ti chiedo scusa, ti chiederò scusa da adesso fino alla fine dei nostri giorni ma... ti prego, perdonami. Ti amo." La guardo negli occhi provando a farle sentire tutto ciò che io provo per lei. Provando a farle capire che non sono solo parole, che lo sento davvero. Che la sento davvero.

"Mi hai ferita" sospira tra le lacrime "Di nuovo. E non dico di aver fatto tutto bene, ma dire di non amarmi è troppo addirittura per te!" spiega indignata. Come darle torto? Ma non capisce che questo era il mio modo per non soffrire.
Annuisco perché ha ragione, perché è verissimo e ne sono consapevole.

"Fingere di non provare nulla mi illudeva di star bene. Credevo che fingere indifferenza assoluta per tutto mi potesse far sentire meglio ma non appena ho realizzato che ti avevo persa... mi si è spezzato il cuore. Più di quanto non lo fosse. Stavo semplicemente provando a non sentire dolore..." non mi importa se sto ancora piangendo e che lei possa trovarmi patetico, non mi importa di nulla. Voglio solo che torni tutto com'era.
Julia mi osserva e asciuga qualche lacrima, adesso sembra più calma ma la sua ostilità è percepibile.

"Cos'è che non volevi sentire?" chiede dubbiosa.

"Mi sentivo come se tutti non capissero che non ho bisogno di essere "coccolato" o della loro pietà. Mio padre è morto, ma non sono stupido.
Mi sentivo come se nessuno capisse che ho la testa che mi scoppia e che l'unica cosa che vorrei e che ci fosse qualcuno accanto che non mi ricordasse costantemente mio padre. Che mi stesse vicino anche se non dico nulla, anche se non urlo, né piango. Qualcuno che mi guardasse e capisse che non c'è un cazzo che va bene perché sono così paranoico da aver paura anche di dire come mi sento" La guardo negli occhi e finalmente sembrano rispondere ai miei, sembrano dire "Continua, ti prego." E questo è meglio di qualunque altra parola.
"E io mi sento davvero male, Julia.
E' tutto qui, non volevo sentire la paura di essere solo. Non volevo più sentimi come se non fossi importante per nessuno.
Non volevo più aver paura di perderti e di aver perso mio padre. E so che tu volevi restare, so che volevi ascoltarmi anche se da dire non avevo nulla... ma ho avuto paure ed ho sbagliato tutto, ancora una volta. E ancora una volta ti sto supplicando di darmi un'altra opportunità."
Porta la sua mano sinistra sulla mia guancia e questo mi scioglie il cuore. E' ancora qui con me. E' ancora con me.

"E adesso cosa senti? Adesso che non fingi." Chiede, molto più dolce.

"Adesso so che tu ci sei, anche se hai commesso un errore... che anche la mia famiglia, Rob... ci siete tutti. E che non devo più aver paura di provare dei sentimenti e che se andrà male pazienza, almeno ci avrò provato. Ma con te è diverso. Con te non voglio solo provarci, con te voglio riuscirci. Con te voglio vivere, Julia. Voglio vivere la vita che un anno fa ti stava scivolando via. Voglio vivere la nostra vita assieme. Tu, ed io. Basta. Niente più dubbi... niente più paure. Smetti di aver paura tu. Smetti di farti domande tu. Smetti di pensare. Vivimi. Vivimi e permettimi di entrare, di nuovo." sussurro "Me lo hai detto tu prima, che se ti avessi voluta... dovevo venire a prenderti. Ed io sono qui per te. Oggi, e sempre."

Si fionda su di me. Letteralmente. Si butta tra le mie braccia avvinghiandosi al collo e il profumo della sua pelle mi invade tutto.
La stringo più forte che posso, meglio che posso. La stringo come non ho mai stretto nessuno in vita mia.
"Non lasciarmi mai" sussurra con la voce spezzata dal pianto.

"MAI!" sottolineo con chiarezza, occhi negli occhi. "MAI PIU'." Avvicino le mie labbra alle sue e scoprire che erano già lì, ad aspettarmi mezze schiuse, mi conferma ancora una volta che il nostro amore vince su tutto. Che non importa le avversità che la vita ci porterà lungo il nostro cammino, noi ce la faremo.
Dobbiamo farcela.
Non mi sono mai sentito così a casa come adesso che c'è lei tra le mie braccia, adesso che la bacio e il suo odore mi inebria il naso, la mente, e il cuore.
"Mi sei mancata così tanto" mormoro sulle sue labbra. E tutto è riduttivo. Non basta dire che mi mancava, io stavo letteralmente morendo senza di lei. Ero nulla.
Le mie mani risalgono lungo la sua schiena, la attiro più che posso al mio corpo e anche così sembriamo incastrarci perfettamente come un puzzle.
Percorro con la mano sinistra tutto il perimetro della schiena, la circonferenza dei seni, il battito del cuore... con la destra stringo la sua mano e con la mente imprimo quest'attimo nei miei ricordi.

"L'unica cosa che riusciva a farmi dormire la notte era immaginarti accanto a me.." sorrido con qualche lacrima che riga ancora il mio viso. "Di giorno fingevo di non provare nulla e di notte ripassavo mentalmente i nostri momenti assieme." Poggio la mia fronte sulla sua e lascio ancora che le mie mani vaghino per il suo corpo perfetto, lascio che le mie mani assaporino ogni centimetro di puro paradiso.

"Adesso sono qui" sussurra "Sono qui e ti amo follemente" sussurra ancora mentre una lacrima le cornicia il viso. Sentirle dire queste parole è quasi meglio del baciarla.
La sua voce è tutto quello che chiedevo dalla vita. Avevo bisogno di sentirla, avevo bisogno di decidere quale fosse il mio suono preferito. E adesso ce l'ho.
La sua voce è melodia pura. E' tutto quello che c'è di bello al mondo.
Tutto quello che si può desiderare.

"Anche io, Julia" la bacio ancora "infinitamente".

Ho commesso un'infinità di errori nella mia vita, e so che ne commetterò tanti altri, che ferirò qualcuno a me caro. So che niente è certo, che un giorno ci siamo, l'altro siamo in una bara.
Che a volte le persone sbagliano e questo non puoi prevederlo, quasi niente.
Ho commesso un'infinità di errori e ancora ad oggi fatico a capire cos'è giusto... Ma una cosa è certa: non proverò mai più a perderla.

IF YOU WANT ME, COME GET ME.Where stories live. Discover now