CAPITOLO 28 - LIAM

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 "Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così."
( Stephen King )  



Sono una nave che è quasi affondata.
Sono alla deriva.
Sono nulla.

Spengo la terza sigaretta che fumo da quando aspetto Isabel fuori al suo dormitorio, esattamente a dieci minuti da quello di Julia.
Julia.
E' l'oceano in cui vorrei affondare.

La sua voce è così penetrante, così dolce, così triste...
Vorrei che tornasse a stare in silenzio solo per non provare lo stesso dolore provato poco fa, ascoltando la sua voce.
Mi distrugge.
Ma io sono più forte, Julia, io non provo più niente.
Io sono nulla.

"Che cosa hai combinato stavolta?" Isabel arriva con un ragazzo del secondo anno, del tutto fuori dalla sua portata. Non perché Isabel sia brutta, anzi, è fin troppo bella. E' lei ad essere fuori dalla sua portata.
E' vero che io ho un'autostima infinita, ma non è neanche per metà paragonabile a me.
Porta dei capelli scuri e mossi su un solo lato della testa, gli occhiali da sole (sì, esatto, gli occhiali da sole alle sette di sera, quando qui fa buio alle cinque) un paio di calzini a scacchi con un completo che neanche mio nonno da vivo.
No, Isabel, non ci siamo per niente.
Devo farle un discorsetto su come vanno scelti i ragazzi. E' vero che non può avere il meglio, ovvero me, ma quantomeno può puntare all'accettabile.

Tossicchio e porgo la mano "Liam" mi presento cortesemente. Eviterei, in occasioni normali, ma per Isabel stringerei la mano pure ad un tricheco.

"Aron" ottimo, ha pure un nome di un cane. Ridacchio nel modo più naturale possibile e provo con tutto me stesso a non sembrare spocchioso, ma è chiaro che l'esserlo fa parte di me perché Isabel mi guarda male e questo mi porta a stringermi nelle spalle perché non so proprio cosa fare se non ridere.

"Beh..." si rivolge verso il manichino "E' stato divertente ma ora devo aiutare un amico, sai com'è" fa spallucce.
Il pezzo di legno la guarda, non so come perché gli occhiali neri oscurano la vista, poi si avvicina piano.

"D'accordo. Spero ti sia divertita. Stasera ci sarai anche tu alla festa di Halloween?" Isabel mi osserva per poco, poi riporta lo sguardo su Aron.

"Mh non so... ci si vede nel caso, ciao." Sorride per cortesia, la stronza.
Aron chiude battenti e mi fa un cenno del capo.
Hai floppato alla grande fratello.

"Dimmi che indossa già il vestito per stasera..." sussurro guardandolo allontanarsi verso un porsche grigia. Ero così assolto nei miei pensieri che non l'avevo neanche vista arrivare in quella macchina.
Isabel mi siede accanto, su uno dei scalini all'entrata del suo dormitorio. Guarda nella direzione di Aron con un certo disgusto, poi scuote il capo.

"E' quello che gli ho chiesto. No, non ridere! Ho dovuto dire che scherzavo, che stava benissimo..." porta una mano al viso e continua a scuotere il capo "In mia difesa l'ho conosciuto ad una festa in cui era vestito solamente di nero. Non credevo che per un appuntamento avesse tutta questa fantasia e indossasse un completo per andare al parco." Sospira esaurita ed esausta. Ridacchio ma non le dico nulla, ha già imparato la lezione da sola.

"Ma non parliamo di questo disastro, piuttosto raccontami... com'è andata?" osservo per qualche secondo il viso della mia migliore amica. Ha dei lineamenti perfetti. La carnagione fantastica e delle labbra che farebbero sognare anche una donna.
Eppure perché ho preferito Julia a lei?
Scuoto il capo per scacciare via i pensieri che in un modo o nell'altro cercano di vincere sul mio nulla, poi le rispondo.

"Non è andata. Tentativo fallito. Un po' come il tuo appuntamento." Faccio spallucce e provo a cambiare discorso, la verità è che sono qui perché non saprei da chi altro andare. E' l'unica persona vera che io conosca, oltre Rob. Ma è anche l'unica con cui riesco a parlare davvero. Solo che, quando ci provo, non ci riesco.

"Davvero sentirla parlare non ti ha smosso neanche un po'?" la sua faccia è quasi indignata. Assume un'espressione da rimprovero, come se fosse d'obbligo emozionarsi nel sentire la voce di Julia Cieslak.
Ci sediamo sul porticato mentre rifletto attentamente le parole da utilizzare, ma in fin dei conti non ci sono parole che possano dimostrare un pensiero diverso. Una vale l'altra.

"No. Non mi ha smosso. Non mi smuoverà nulla, Izzy. Prima ve lo mettete in testa, prima lei mi dimenticherà. E no, non provarci." La interrompo ancor prima di parlare "Non dirmi che vuoi aiutarmi, che volete aiutarmi, perché non ne ho bisogno. D'accordo?" Isabel sorride. Chiaramente non è d'accordo con ciò che le ho appena detto, ma a me non importa. Non mi interessa di cosa pensino gli altri, io adesso sono questo.

"A chi pensi di prendere in giro? Credi che un viaggio ad Aspen ti faccia dimenticare che tuo padre è morto? Che frequentando altre ragazze ti faccia dimenticare che la persona che tu ami ti ha deluso? Non stai affrontando il dolore, ti ci stai crogiolando dentro! E NO!" mi zittisce alzandosi "Non provare a dirmi che lei non può darti consigli perché è stata zitta fin ora solo per non affrontare il dolore perché lo so. Lo so e lo sa perfettamente anche lei. Ma tu stai facendo lo stesso, Liam. Solo che come forma di silenzio hai scelto l'insensibilità. Ma prima o poi dovrai fare i conti con il tuo dolore, così come ha fatto Julia. Solo ed unicamente per te, per non perderti!"

Vorrei alzarmi e mettermi ad urlare.
Ma non lo farò. So esattamente cosa sta cercando di fare Isabel, sta provando a farmi cedere, sta provando a farmi cadere, ma io non cederò.
Io non cedo più.

Sospiro mentre la osservo impassibile, tenta di sembrare dura ma sappiamo entrambi che l'unico ad essere un vero duro, qui, sono io.
Mi scosto i capelli dal viso e guardo oltre le sue spalle e non perché non riesca a sostenere il suo sguardo, solamente per darle fastidio.

"Il viaggio ad Aspen mi è servito e no, tranquilla, non ho dimenticato che mio padre è morto. Tanto ci pensate voi due a ricordarmelo sempre! E NO! No. E ancora no. Non può darmi consigli. Non può essere lei a dirmi come affrontare il dolore se lei stessa non è stata in grado di affrontare il suo! E neanche la voglio ascoltare, non le credo più. D'accordo? E basta con questi consigli del cazzo, so esattamente cosa fare!" inizio a scaldarmi perché non sopporto che Isabel creda davvero che Julia possa avere una qualche buona ragione per il suo comportamento, perché non ne ha neanche una!
Mi alzo e la supero in due passi, fisso lo sguardo sul cielo e anche questo maledetto blu scuro mi ricorda i suoi occhi.

"Così non farai altro che soffrire di più quando un giorno ti deciderai ad affrontare tutto questo dolore che stai evitando. E ti maledirai quando capirai di aver perso Julia! Quando capirai di essere solo."

"BASTA!" le urlo. Voleva una reazione? Ora l'avrà. "Mi avete stufato. Tu e lei! Non ho bisogno di sapere come affrontare il MIO dolore! MIO, Isabel. Il MIO! E' il M I O dolore, non vostro! MIO! M-I-O! E decido io come e quando affrontarlo. IO!" provo a prendere fiato ma ormai incendierei l'intera America se avessi benzina sufficiente. " E smettila di difenderla." continuo "Non c'entra il silenzio. Lei è rimasta immobile quando l'ho accusata di non amarmi, questo va ben oltre il suo dolore e il suo silenzio. VA ben oltre!" scuoto il capo quando la vedo impassibile. Forse sarò stato duro, forse avrò esagerato, forse sarò esploso con la persona sbagliata, ma l'ha voluto lei.
Mi avvio verso la mia auto amareggiato e stufo di sentirmi dire cosa fare, come fare, quando fare. BASTA! Decido io quando affrontare il mio dolore. Decido io come farlo. Decido io chi voglio nella mia vita.
Decio io.

"Sei uno vero stupido!" esordisce Isabel alle mie spalle. "Un grandissimo coglione!" continua "Come puoi essere così superficiale?" Mi raggiunge in due secondi e mi fissa indignata. "Julia ha combattuto le sue paure proprio per questo, Liam. Per non perderti! Ha preferito fare i conti con i ricordi e il suo dolore piuttosto che perdere l'unica persona che ama." Adesso la voce è alta, ma a me non spaventa. "Come fai ad essere così cieco? Come puoi essere così superficiale? Come puoi essere così orgoglioso? Credevi di non essere importante per nessuno quando ci sono persone che ti adorano! Tua madre e tuo fratello ti hanno pregato di tornare a casa con loro, e non credere che non abbia notato il tuo nome tatuato sul polso sinistro di tua madre."

"Smettila!" sibilo a denti stretti. Deve, altrimenti non riuscirò più ad essere così calmo.

"Addirittura la tua sorellastra ti ha chiesto di tornare a casa. E Rob? Ha pianto come un bambino e mi ha chiesto ogni giorno di te quando tu eri ad Aspen ed eri troppo impegnato per poter rispondere alle sue telefonate." Non le rispondo, mi volto solamente ed apro la portiera dall'auto. "E non voglio parlare di me, ma Julia... Julia ha preferito combattere con se stessa, ha preferito soffrire, piuttosto che perderti... perché tu ne valevi la pena! Per lei valevi la pena di quelle parole. Ha tentato per te e per nessun altro. E tu davvero pensi a quando non è riuscita a risponderti? A quando, fragile com'è, l'accusavi di tutto? Sei davvero così superficiale? Forse hai ragione, sai? Forse sei davvero insensibile, e mi dispiace per tutte quelle persone che credevano valessi la pena. Perché non ne vali!" la sua voce è triste, rassegnata.
Anche Isabel ha rinunciato a me.
Tutti rinunciano a me.
Tutti.

"Non lo pensi davvero" sussurro. Perché se così fosse ho perso l'ultima persona per me davvero importante che mi è rimasta. Non può credere che io non ne valga la pena... non può.
Guarda altrove, con l'espressione più seria che l'ho vista fin ora da quando la conosco e vorrei tanto sapere cosa pensa.

"Penso che oggi è un anno che Julia ha affrontato ciò che ha affrontato. Un anno dalla sua morte, se quei medici non le avessero salvato la vita." La osservo per qualche secondo, sconvolto dal fatto che Julia sia riuscita a raccontare tutto anche ad Isabel. Che abbia trovato la forza non solo di parlare con me e di aprirsi con me, ma di farlo anche con Isabel.
"E se lei fosse morta, adesso non saresti così innamorato e, soprattutto, non avresti incontrato la persona che ti ha cambiato la vita. Ma in questo giorno così difficile tu hai preferito, ancora una volta, lasciarla andare." Mi guarda indignata e questo mi spezza il cuore, così come la consapevolezza delle sue parole. "Ti sei mai chiesto come possa essere per lei guardarsi ogni giorno allo specchio e vedere i segni che le resteranno per sempre a ricordare quel giorno? Ti sei mai chiesto com'era, per lei, sentirsi dire ti amo e non riuscire a ricambiare a voce? Perché questo era il suo modo per non affrontare il dolore. Era il suo modo per restare ancora intera! Eppure lei ha preferito rischiare, ha preferito rischiare di spezzarsi solo per te!" scuote il capo "Ma tu questo non lo noti, non noti l'amore delle persone!"

I miei occhi sono proiettati nei suoi, l'unica cosa a tenermi ancora in piedi.
Sono diventato davvero così insensibile? Così superficiale? Sono davvero così orgoglioso da non voler guardare in faccia la realtà? Sono così orgoglioso da non mettere da parte tutto e dare una possibilità all'unica persona che amerò al mondo? Da non starle accanto in questo giorno così difficile? Gli occhi iniziano a bruciare, ed io conosco bene questa sensazione.
Sono stanco di essere forte.
Stanco di fingere.
Stanco di preferire un menzogna che racconto a me stesso piuttosto che perdonare chi amo. Piuttosto che...

"Scusa." Sussurro mentre una lacrima mi solca la gote. Ma ormai non la toccano più le mie lacrime. E' Impassibile, così come lo sono stato io difronte alla persona che amo con tutto me stesso.

"L'unico a cui devi chiedere scusa è a te stesso, per esserti vietato amore e affetto fino ad oggi."

"Non voglio più soffrire" sussurro poggiandomi con le mani sull'auto e la testa sul braccio destro. "Sono stanco di soffrire. Sono stanco di perdere le persone che amo."

"Tutti soffriamo, ma non per questo dobbiamo smettere di credere nel buono. Non per questo dobbiamo imporci di essere insensibili. E infatti è proprio qui che subentra la famiglia, è qui che subentrano gli amici... e l'amore."

La consapevolezza delle sue parole mi spezza il cuore. Come ho fatto ed essere così cieco fin ora? Come ho fatto a far vincere le mie paure sul dolore? Io, che ho sempre lottato?
"Ho rovinato tutto" sussurro. Vorrei smettere di piangere, soprattutto nel cortile di un dormitorio femminile, davanti alla mia migliore amica... all'unica persona che ho permesso di entrare davvero nel mio mondo. Anzi, l'unica che non ha avuto paura di entrarci da sola, senza che io glielo chiedessi, senza che io facessi nulla.
Poggia delicata il suo corpo al mio, le mani in vita e la testa sulla mia schiena. Le mani vanno su e giù, arrivano al cuore e poi riscendono, in un movimento ripetitivo e rilassante.

"Sei ancora in tempo, Liam. Cambia tutto quello che non ti piace. Io starò sempre qui al tuo fianco" la voce un po' commosso mi penetra nelle orecchie. Ecco la mia Izzy. Ecco la mia migliore amica.
"Sarà complicato ma combatti, Liam. Combatti il dolore!" vorrei aver capito prima l'importanza di Julia.
Vorrei aver avuto prima questa conversazione con Isabel.
Non credevo di essere così cieco.
Non capivo quanto mio padre, pur non essendoci più, controllasse ancora la mia vita.
Non abbiamo avuto un bel passato e questo non posso cancellarlo, non posso cancellare le lotte infinite per poter entrare nelle sue grazie, per poterlo vedere almeno una volta l'anno. Così come non posso cancellare ciò che ha fatto pur di non pagare i suoi errori... ma posso andare avanti. Posso perdonare. Posso... posso vivere la mia vita con il suo ricordo, ma perdonando.
Posso vivere la mia vita con Julia e ammettere che tutti abbiamo paura, anche io.
Posso sistemare tutto... posso farcela.
Se Isabel è con me, posso farcela.

"Non lasciarmi mai." Le sussurro afferrandola e stringendola tra le mie braccia. Minuscola com'è quasi scompare nel nostro abbraccio, ma posso avvertire tutto il bene che ci accomuna. Tutto l'affetto che riesce a darmi e tutto quello che lei merita.

"Sono qui per te." Deposita un piccolo bacio sul cuore e questo mi spiazza ancor di più. Non merito tutto questo affetto, tutta questa bontà, ma... ma se Isabel pensa che ne valga la pena, allora dovrò iniziare a valerne la pena.
Dovrò iniziare ad essere migliore.
A chiamare mia madre, mio fratello, la mia sorellastra e forse anche mia nonna! Dovrò imparare a confidarmi con Rob anche su queste cose, non devo più aver paura del dolore perché posso affrontarlo. Posso affrontare tutto.

Devo affrontare il mio dolore.
La morte di mio padre.
Accettare che posso perdere, accettare che non tutti resteranno nella mia vita... accettare che le cose cambiano.

Ma questo lo farò dopo, adesso vado a riprendermi riccioli d'oro!


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