CAPITOLO 8 - LIAM

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"E' troppo facile essere dei mostri. Proviamo a essere umani."
( Penny Dreadful )


            Odio fare colazione al sole, ma Isabel ha insistito. "Dobbiamo approfittarne ora che c'è ancora una buona temperatura. Poi lo rimpiangerai" ha sostenuto la ragazza. Ed io mi sono lasciato convincere. Non so come, ma questa ragazza riesce a convincermi a fare qualsiasi cosa.

Sorseggio il mio caffè lungo mentre Izzy è intenta ad addentare un pancake più grande della sua faccia.

"Credi che sia ancora arrabbiata per la cosa detta da Candice?" non termino neanche la frase che Isabel getta gli occhi al cielo, come se ne fosse esasperata.

"La smetti di parlare di lei? Perché ti importa così tanto?" ammicca, ma non mi frega. Non le dirò ciò che vuole sentirsi dire.
Non mi piace Julia. Certo, la trovo una gran figa ma basta. Non provo interesse per lei. Mi dispiace solo che sia stata trattata in quel modo...

Mi muovo a disagio sulla sedia, perché questi discorsi sanno sempre come innervosirmi. "Non ne parlo sempre" abbasso gli occhiali dalla fronte e li poggio sul naso riprendendo a sorseggiare il mio caffè.

"E' la terza domanda che mi fai su di lei da stamattina. Per non contare quelle di ieri." Ridacchia e poi riprende "Oggi è domenica, se ti senti così in colpa invitale a prendere un gelato. Da amici eh, ovvio" accentua le ultime parole prendendomi visibilmente in giro. Certo che siamo solo amici. Solo ed unicamente amici...

"Come?" non so neanche io perché glielo sto chiedendo. Mi sento un gran imbecille. Non potevo scoparmi Isabel e prendermi una sbandata per lei? Non che l'abbia presa per Julia, ma non riesco a togliermi dalla mente la sua espressione e il fatto che sia rimasta così offesa. Non riesco a togliermi dalla mente quegli occhi blu come il cielo e quelle labbra rosse come... come ancora non lo so. Non riesco a togliermi dalla mente lei. E sta diventando un'ossessione. Un'ossessione nel voler capire perché cavolo ha deciso di non parlare, perché cavolo è così e perché cavolo è così... bella.
"Cazzo" mi strattono i capelli perché sento che a breve impazzirò.

Isabel ridacchia e afferra il mio cellullare.
"Cosa stai facendo?" chiedo allarmato.
Digita qualcosa velocemente e poi lo riposa soddisfatta sul tavolino.

"Le ho chiesto di incontrarvi oggi per un caffè. Non ringraziarmi."

"Isabel!" provo ad essere arrabbiato ma... in realtà non lo sono. Lo avrei fatto se non mi sentissi così incatenato. Cosa cavolo voglio? Perché? Perché?
Isabel continua a ridersela mentre, improvvisamente, mi si illumina il cellulare.
E m  sento così fottutamente stupido a sentirmi in ansia anche solo per questo.

Un solo "Ok". La sua risposta è solo un "ok", senza puntino finale, punto esclamativo, una cazzo di virgola. Uno smile del cazzo. Solo un "ok". Cazzo, capisco che non parla ma almeno a scrivere potrebbe sprecarsi di più.
Noto che Isabel le ha scritto anche l'ora, quindi avrò tempo per metabolizzare cosa cazzo sto combinando.

"Cos'ha risposto?" squittisce

"Ok" e i nostri sguardi dicono tutto.

****
Sono fuori l'auto ad aspettare Julia e la cosa assurda è che non dovrei essere qui, adesso. Non con quasi venti minuti di anticipo. Sto iniziando a spaventarmi, cosa cazzo mi sta capitando? Non posso aspettare una tizia che neanche mi parla, anzi, non parla per niente, per circa mezz'ora perché, certo, metticelo in conto il dieci minuti di ritardo di ogni ragazza. Se è Meredith anche mezz'ora.
Meredith. Sempre lei. Io diventerò pazzo. Anzi, lo sono già. E' ufficiale. Io sono pazzo.
Basta Meredith. Cazzo. Basta Meredith.
Devo fumare.
Mi accendo una sigaretta con l'intenzione di bruciarmi i polmoni nel minor tempo possibile. Ho bisogno anche di bere, ma dubito che riccioli d'oro sia tipo da birra, o vodka. O whisky.

IF YOU WANT ME, COME GET ME.Where stories live. Discover now