27- Katie

3.1K 140 39
                                    

<< Mamma! >> Le dico, ricambiando l'abbraccio e lei inizia a singhiozzare, incapace di parlare. << Mamma... dì qualcosa... >> Dalla sua reazione capisco che sa già tutto ed io mi sento in colpa. << Dì qualcosa, ti prego... Non piangere. >> Continuo, staccandomi dal suo abbraccio.

<< Amore... >> Sussurra. Porta la sua mano alla bocca, cercando di bloccare i suoi singhiozzi.
<< Perché sei tornata in anticipo? Io quì... ce la faccio da sola. >> Inizio a piangere anche io, ma cerco di trattenermi.
<< La dottoressa mi ha detto tutto. Perché non ci hai detto niente, Katie? Perché non hai detto niente alla tua mamma? >> Chiede, piagnucolando.
<< Perché ti conosco mamma, hai sofferto troppo la partenza di anni fa e non volevo che soffrissi ancora, che ti fosse più difficile lascirmi qui. Io... non voglio che nessuno soffra per me... Capisci? >> La consolo, richiamando tutta la forza che ho dentro di me.

<< Katie, ma tu sei la mia bambina! Hai capito? La mia bambina e hai bisogno di me! >> Mi stringe ancora una volta e sbotto a piangere più forte di prima. Mi lascio andare, trovando conforto e amore tra le sue braccia. << Stringimi forte, mamma! >>
<< Amore, amore... adesso ci sono io quì con te! >> Esclama, abbracciandomi ancora più stretta.

<< No, se vuoi aiutarmi davvero devi lasciarmi andare... devi andare via da quì, devi tornare da papà... >>
<< Ma che dici! >>

Mi allontano nuovamente da lei. Voglio stare sola, con lei al mio fianco sarei immersa nella mia amarezza, nella colpa di essere malata. Perché quando vedi soffrire qualcuno a cui tieni tanto a causa tua... è solo tua la colpa!
<< Devi tornare da papà... vedrai che quì... si risolverà tutto! >> Le dico, mentendo.
<< Io non ti lascio adesso, non ti lascio! Vieni qui! >> Tenta di riabbracciarmi, ma mi scanso.
<< Io così non ce la faccio!! >> Piango e vado via, sbattendo la porta di casa.

E' una sensazione strana sentirsi malati: c'è chi nega, c'è chi lotta, chi si rassegna, chi vuole gli amici e la famiglia vicino e poi c'è chi non vuole vedere nessuno perché quando ti vedi con gli occhi delle persone che ami... è quello il momento della verità. Perché se qualcuno che ti vuole bene ti guarda disperato e piange per te allora sì che ti crolla il mondo addosso!

Vorrei andare a casa di Landon, ma mi rendo conto che quando ho più bisogno di lui mi manca... Ma lui non è quì con me. So che è tardi, ma l'unico porto sicuro è proprio lì: all'ospedale, dal mio Leo e dal signor Antonio.

Cammino velocemente con ancora le lacrime agli occhi e raggiungo subito la mia seconda famiglia.

<< Katie, tutto bene? >> Chiede un'infermiera non appena entro all'ospedale. Non rispondo neanche e tiro dritta, verso la stanza di Leo.

Il signor Antonio sta dormendo, ma il piccolo Leo è ancora sveglio. Me ne accorgo non appena apro la porta che alza la sua piccola testolina e mi sorride. << Katie, che ci fai qui a quest'ora? >> Sussurra, come un adulto. E proprio quel suo faccino tenero mi tira immediatamente su.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi sdraio sul letto insieme a Leo.

Lo abbraccio stretto stretto. << Come stai? >> Sussurro, per non svegliare il signor Antonio.
<< Insomma... La dottoressa dice che ho sempre la febbre. >>
<< Guarirai, come sempre, Leone! >>

Mi sorride e mi dà un bacio, appoggiando la sua testa su di me. << Hai litigato con Landon? Perché sei quì e non a dormire a casa? >>
Mi sento di raccontargli tutto: Leo capirebbe. << E' successo un casino oggi, gioia. Mia mamma ha scoperto della mia malattia e... non mi va di stare con lei. Mi mette tristezza. >> Spiego il tutto con poche e semplici parole. Ma il vero motivo è più complesso: sono io che sto male, sono io che ho lasciato Landon, sono io che ho bisogno di conforto e per una volta vorrei non consolare!

Mi addormento con il mio piccolo Leone e dormo così serenamente che per poche ore mi scordo di tutti i problemi che mi circondano.

********

La mattina giunge velocemente e vengo svegliata dal tocco del nonno di Leo.
Apro gli occhi. << Oddio, scusami, devo essermi addormentata! >> Mi alzo immediatamente dal letto, guardando Leo dormire ancora.
<< Non ti ho proprio sentita entrare. Ma quando sei arrivata? Che ci fai quì? >> Chiede, curioso.
<< Storia lunga. >> Rispondo, abbassando la testa e facendo ricadere di nuovo tutti i miei problemi sulle mie spalle.
<< Abbiamo una lunga mattinata. >> Risponde il signor Antonio.

Ci incamminiamo avanti ed indietro lungo i corridoi dell'ospedale e gli racconto di come Landon è andato via da casa mia dopo gli allenamenti, del nostro grave litigio e della sorpresa che mi ha fatto mia mamma piombandomi a casa. Parlare con lui mi ha fatta sentire meglio e mi rendo conto di aver lasciato una povera donna, da sola, a casa, dopo aver scoperto che la sua unica figlia è malata.

Prendo un lungo respiro e riicomincio una nuova giornata. << Credo che io debba tornare a casa... >> Dico, abbracciando il signor Antonio.
<< Oh, lo credo anche io, Katie. Sii forte! Io e Leo ti aspettiamo quì! >> Mi stringe e mi accarezza la schiena.
<< Grazie di tutto, non saprei come fare senza voi due! >> Esclamo e mi incammino verso casa.

Quando arrivo nel mio appartamento vi è come una molla che mi spinge a guardare in lontananza la palestra di Muay Thai. Chissà se Landon si starà allenando. È un giorno che non lo vedo e già mi manca da impazzire. Ma ha fatto una scelta... Non ci sono rimedi.

Apro la porta di casa e vedo mia mamma che mi prepara la colazione.
<< Katie! >> Dice, con un sorriso. << Sto preparando un po' di pane col burro, lo vuoi? >> Annuisco. Sembra diversa, più ottimista.
<< Mi dispiace per ieri sera eh... cioè...sai non ho capito perché ci hai mentito, cioè... >>
<< Mamma non ricominciare adesso, però eh! >> Dico, scocciata.
<< No no, io volevo solo dire che... >>
<< Lo so quello che vuoi dire! >> Rispondo.

Mi porge il pane imburrato ed io lo appoggio sulla mensola accanto alla tv. << Era più facile parlare quando eri piccola, eh: ti infilavi nel lettone e dicevi tutto quello che ti passava per la testa. >> Guarda la sua colazione e poi il suo sguardo ricade su di me, sedendosi accanto. << Mangia dai, ti fa bene... >>
<< Mamma... se ho mentito è perché mi stai addosso. Perché mi sei sempre stata tanto addosso. Solo quando sei partita sei riuscita a staccarti un po' da me, difficilmente, ma ci sei riuscita... >> Si rialza e torna verso la cucina.
<< Non lo faccio più, promesso, non lo faccio più. >> Tira su il naso, cercando di non piangere. <<Lo so, non dovrei piangere... da domani smetto, promesso! >> Non riesce a stare ferma, ritorna verso di me. << Io ho fatto tutto per te perché tu fossi felice. >>
<< Mamma... io lo so questo. E' che io voglio smettere di vederti piangere. Ci tenevo a dirti mamma che... >>
<< Sai Katie, non è facile volerti bene, non è facile capirti e allora io... >> Continua, agitata.
<< Mamma, devi farmi parlare. Ti stavo dicendo che... mi sei mancata! Tanto. Ti ho pensata ogni giorno, anche a papà ovviamente e quante volte avrei voluto chiamarvi... è che vorrei che mi trattaste da grande. Perché se mi volete veramente bene dovete solo lasciarmi vivere, lasciarmi sbagliare e imparare dai miei errori. >> La abbraccio e le dò un bacio immenso sulla guancia.
<< Hai ragione, Katie, hai ragione. >> Dice, più tranquilla.

Trascorriamo la mattinata a cucinare, a fare dolci, a parlare del più e del meno. Le racconto di Leo, di come mi sento bene quanto in ospedale sto con lui, con suo nonno...
<< Leo sarebbe il tuo ragazzo? >> Chiede, insultandomi un po' scherzosamente.
Rido a crepapelle. << No, mamma. Leo è un bambino di cinque anni! E' un paziente dell'ospedale, l'ho conosciuto lì. >> Rispondo continuando a divertirmi.
<< No... credo fosse quel ragazzo biondo... Allora lui come si chiama? >>
<< Si chiama... >> Mi fermo un attimo a pensare: l'ultima volta in cui i miei genitori sono venuti quì in Italia io non frequentavo Landon, allora...

<< Ma tu come fai a conoscere Landon? >>

-----------------
Beh, credo che in questo capitolo ci sia un altro argomento toccante: l'impatto dei genitori con la malattia. E' proprio vero: quando un parente ti piange e si rattrista proprio davanti a te, malato, non fa altro che peggiorare le cose.
E allora... come mai la mamma di Katie ha cambiato umore? Che sarà successo? :)

Ho vissuto davveroWhere stories live. Discover now