32. Proposta di matrimonio

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"Ci andrei a scuola, per capire che cosa diavolo ho in corpo!"

Era almeno la millesima volta che Michael se lo chiedeva, quella settimana, ma non riusciva a ricordare con precisione quando si fossero presentate le prime avvisaglie di quel malessere, tanto era stato in pena per la faccenda di Robert e per quello che era successo poi. Per Edward, cui aveva dato l'ennesima magagna da gestire; per quella pulce nell'orecchio che non voleva più abbandonarlo da quando si era infiltrata nel suo malandato cervello facendogli pensare a quanto sarebbe stato bello, a quanto la loro vita sarebbe stata adornata da un manto dorato, a come tutti i tasselli sarebbero stati al loro posto, se solo... se solo...

Sarebbe stato tanto bello, quasi al punto da sembrare spaventoso, da fargli temere che avesse inizio, per paura che dovesse finire. Era l'unico pensiero con cui si svegliava la mattina. Quello, e il dolore ai muscoli e alle ossa che si irradiava in tutto il corpo, più o meno intensamente a seconda dei giorni, e di cui cominciava sinceramente a essere stufo.

Non voleva far preoccupare ulteriormente Edward, proprio adesso che si era tranquillizzato sapendo che non lo avrebbe trovato di nuovo mezzo morto al ritorno dal lavoro. Tollerava persino di lasciarlo solo senza bisogno di altre improbabili babysitter! Ma l'emicrania e le vertigini facevano parte del pacchetto influenzale di quell'anno, perciò non vi dava importanza più di tanto. Il raffreddore si era attenuato; la febbre andava e veniva, tuttavia non era mai salita oltre i trentotto, permettendogli di alzarsi, cucinare, leggere, concludere qualche faccenda domestica, con una certa macilenza.

Ma non se la sentiva di mettere piede fuori casa, e men che meno gli sarebbe riuscito di mandare avanti la vita di prima, qualora non avesse promesso a Edward di finirla anche con quella. La verità era che non aveva la forza di muovere un passo, e c'erano giorni in cui per riuscire ad alzarsi dal letto aveva bisogno di una pasticca di ibuprofene ancor prima di riempirsi lo stomaco con la colazione, ingoiandola dopo che Edward aveva lasciato la stanza. Se usciva, era solo per andare un attimo in farmacia a procurarsi la scorta di quei blandi antidolorifici vendibili senza ricetta.

Qualche volta era arrivato addirittura a mettersi in faccia un fard opaco per non far accorgere il suo amico dell'incarnato cereo che gli regnava sul volto, e se anche Edward sapeva che in quei giorni non si sentiva al massimo della forma, non poteva immaginare che nelle ore in cui erano lontani più di una volta lui era stato sul punto di perdere i sensi.

Era successo una sera mentre si trovava sopra i fornelli e ne attribuì la colpa al calore accumulatosi nell'ambiente: per fortuna riuscì a individuare gli indizi in tempo e a raggiungere una sedia prima che le gambe smettessero di sorreggerlo. Poi si riprese, dopo qualche minuto di vista offuscata e in cui si era sentito mancare l'aria, come da copione. Non fu per niente una bella esperienza.

Troppo spesso sentiva quella debolezza atroce che gli faceva sudare la fronte come se avesse avuto la pressione a zero e gli dava la nausea e la respirazione accelerata. A forza di frequentare dei medici ormai aveva capito che quei sintomi andavano ricondotti a un'unica causa ed era certo che si trattasse di semplice anemia, benché avesse persino migliorato la propria dieta, a tal pro.

«Forse è una carenza di vitamine», aveva ipotizzato un farmacista cui aveva descritto le proprie condizioni, il quale gli aveva poi consigliato di assumere degli integratori e di farsi vedere da un dottore. Ironico, visto che ce l'aveva in casa ed era l'ultima persona con cui voleva mostrarsi in cattiva forma.

Edward sapeva che non stava bene perché lo vedeva stanco, ma non sospettava gli svenimenti e dolori articolari così intensi, anche perché il suo turno più breve in ospedale durava come minimo otto ore, con tanto di servizi notturni e straordinari, e alla fine il tempo che trascorrevano insieme si riduceva giusto alla metà di quello cui si erano abituati negli ultimi mesi.

Il dottoreWhere stories live. Discover now