41. Il processo

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Durante l'udienza preliminare l'imputato fu dichiarato colpevole di sequestro premeditato di minore senza scopo di estorsione, con l'aggravante di aver sottoposto la vittima a un intervento chirurgico non autorizzato, invasivo, potenzialmente pericoloso e non eseguito in conformità delle procedure standard, pur se in adeguate condizioni sanitarie. Uniche attenuanti: assenza, per la vittima, di conseguenze psico-fisiche a lungo termine, consegna volontaria alle autorità e atteggiamento collaborativo da parte dell'imputato.

Le carte furono messe interamente in tavola. Testimoniò parte del personale ospedaliero, testimoniarono i genitori della vittima col livore che montava negli occhi; e l'imputato fu interrogato dal Procuratore Distrettuale, che infine chiese e ottenne il rinvio a giudizio in data da definire.

"Un nulla di fatto, insomma", pensò Michael dopo aver letto l'ennesimo articolo che parlava della vicenda. Neanche osava immaginare quanto sarebbe andata per le lunghe, e sapeva bene che ogni giorno che passava era un giorno in più di carcere, che Edward spendeva lì solo per lui, senza che potessero vedersi, senza incontrarsi... cambiando entrambi, lontani l'uno dall'altro.

Perché, ammesso che prima o poi avessero conquistato un momento di pace, pensava di poter ritrovare lo stesso ragazzo che conosceva? Quell'esperienza non lo avrebbe forse cambiato nel profondo, non avrebbe ucciso l'Edward che lui tanto amava?

Poteva rimproverarlo quanto voleva, il dottor Sullivan, ma non riusciva proprio a non riflettere su quanto sarebbe stato meglio se l'avesse davvero fatta finita prima, sempre con un piede a penzoloni sul dirupo senza mai cadere.

Non era forse da lungo tempo che la morte gli faceva la corte? In quante occasioni aveva rischiato di morire, da quando si conoscevano? Ormai neanche le contava più, eppure Edward l'aveva impedito ogni volta, e anche adesso... buttando all'aria tutto!

"Non sarebbe stato meglio farsene una ragione, mettersi l'anima in pace? Che ti rimane, ora? Hai solo un lungo futuro di vuoto assoluto! Questa non è vita..."

E a lui, costretto nella propria che era costata la libertà alla persona che amava, non rimaneva che onorarla, averne riguardo e trattarla come meglio poteva, visto che adesso quella vita valeva oro. Perciò sì, cercava di guarire e sopportare i fastidi che sapeva lo avrebbero aiutato a farlo. Dicevano che la GvHD, o "sindrome da attecchimento", come lui preferiva chiamarla anziché con quei paroloni da medici, fosse normale e anzi necessaria, e beh, era quello che lui stava avendo, con un'irritazione cutanea che il prednisone placava a malapena e lo faceva innervosire ancora di più.

Era segno che il suo sistema immunitario e i globuli bianchi sani si stavano riproducendo, così dicevano, infatti ormai nemmeno la nausea era più un problema. La stomatite se ne stava andando e lui riusciva di nuovo ad assumere liquidi per bocca, cosa che fino a pochi giorni fa sembrava un miraggio. La sera prima, addirittura il succo di frutta! E quella mattina il latte, di cui neanche ricordava più il sapore.

Più trascorrevano i giorni e più riacquistava energia. Veniva trattato in guanti bianchi e il minimo che potesse fare era mostrarsi riconoscente e sereno, ma dentro di sé provava un'agitazione continua. Tentava di scrivere a Edward, perché avrebbe voluto dirgli tante cose, ma proprio lui che era sempre riuscito ad avere dimestichezza con le parole questa volta non sapeva da dove cominciare, perché qualunque sentimento avesse provato a esprimere, sulla carta sarebbe sembrato bidimensionale e banalizzato. Avrebbe rischiato di far esplodere le emozioni che gli ribollivano nel cuore e avrebbe finito per rattristarlo, o per ferirlo, e se il suo contributo al loro rapporto doveva essere di tale natura, era veramente meglio evitarlo.

L'unica cosa che lo faceva stare calmo e non pensare al verdetto del processo era concentrarsi su altri mondi e su delle vite che non fossero la propria, che non voleva guardare in faccia. Vite lontane, immerse nel passato, vite sempre nuove. Solo quel lavoro di fantasia riusciva a tenergli la mente occupata, a dargli un qualunque scopo quando altri scopi non avrebbe avuto, e così scrisse, ecco, quello che gli veniva da scrivere.

Il dottoreWhere stories live. Discover now